In Sud Africa, settimo produttore al mondo di vino, alcune cantine violano i diritti dei lavoratori agricoli. Ecco l’accusa del rapporto “Ripe with Abuse: Human Rights Conditions in South Africa’s Fruit & Wine Industries” dell’organizzazione “Human Rights Watch”. Le accuse? Da operai costretti a vivere in porcilaie, spesso senza avere accesso ai servizi igienici o acqua potabile, esposti a pesticidi tossici e
a cui viene negato l’accesso a dispositivi di sicurezza. Ma la Wines of South Africa, organizzazione che promuove i vini del Paese che, pur condannando la violazione di diritti umani, sostiene che il rapporto sia prevenuto, e che possa avere un’influenza negativa sull’economia dell’enologia sudafricana e non solo, temendo boicottaggi da cui sarebbero danneggiati anche i produttori onesti. Un caso, comunque, che ripropone interrogativi ai quali si pensa poco quando si parla di vino nel mondo.
Maurizio Peroni
LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !
venerdì 28 ottobre 2011
IL VINO GLOBALE
Se il mondo dell’enologia punta forte sulla riscoperta dei vini da vitigni autoctoni in purezza, gli appassionati non sembrano essere così “integralisti” in questo senso. Almeno secondo il sondaggio della rivista Decanter, che ha chiesto ai lettori se i coltivatori facciano bene ad impiantare varietà diverse da quelle autoctone. Lo spunto viene dalla notizia di alcuni vigneron del sud della Francia, che hanno deciso di puntare sul Sangiovese, varietà tanto cara alla viticultura del Centro Italia. Gli inglesi sembrano avere le idee chiarissime su questa “globalizzazione” in vigna: quasi la metà di loro (il 48%) crede che una percentuale di vitigni internazionali sia del tutto accettabile, a patto che non vada ad influire sul carattere di un
terroir; il 38% di loro, invece, ritiene sì che non ci sia niente di meglio dei vitigni autoctoni, ma pensa che sia giusto che i vignaioli coltivino ciò che vogliono, mentre solo il 14% ritiene che il Sangiovese coltivato in qualsiasi Regione che non sia la Toscana sia un vero e proprio abominio. Insomma, una piccola percentuale di vitigni internazionali in un vigneto non può scalfire l’unicità di un territorio.
Un concetto questo che dovrà valere anche per il vino? A preoccuparsene dovranno essere sopratutto i piccoli vignaioli.
terroir; il 38% di loro, invece, ritiene sì che non ci sia niente di meglio dei vitigni autoctoni, ma pensa che sia giusto che i vignaioli coltivino ciò che vogliono, mentre solo il 14% ritiene che il Sangiovese coltivato in qualsiasi Regione che non sia la Toscana sia un vero e proprio abominio. Insomma, una piccola percentuale di vitigni internazionali in un vigneto non può scalfire l’unicità di un territorio.
Un concetto questo che dovrà valere anche per il vino? A preoccuparsene dovranno essere sopratutto i piccoli vignaioli.
sabato 1 ottobre 2011
I MAGNIFICI 10 DEL GAMBERO
ECCO I RICONOSCIMENTI SPECIALI ASSEGNATI DAL GAMBERO ROSSO:
Il Rosso dell'anno
Carignano del Sulcis Sup.
Arruga '07 - Sardus Pater
Il Bianco dell'anno
Verdicchio dei Castelli
di Jesi Sup. V.V. '09
Umani Ronchi
Le Bollicine dell'anno
Franciacorta Extra Brut 05
Ferghettina
Il Dolce dell'anno
Cristina V.T. '08 - Roeno
La Cantina dell'anno
Tasca d'Almerita
Miglior rapporto qualità/prezzo
Lambrusco di Sorbara
Lecllisse '10
Gianfranco Paltrinieri
Il Viticoltore dell'anno
Sergio Mottura
Giuseppe Russo
La Cantina emergente
Mattia Barzaghi
La viticoltura sostenibile
Alois Lageder
Il Rosso dell'anno
Carignano del Sulcis Sup.
Arruga '07 - Sardus Pater
Il Bianco dell'anno
Verdicchio dei Castelli
di Jesi Sup. V.V. '09
Umani Ronchi
Le Bollicine dell'anno
Franciacorta Extra Brut 05
Ferghettina
Il Dolce dell'anno
Cristina V.T. '08 - Roeno
La Cantina dell'anno
Tasca d'Almerita
Miglior rapporto qualità/prezzo
Lambrusco di Sorbara
Lecllisse '10
Gianfranco Paltrinieri
Il Viticoltore dell'anno
Sergio Mottura
Giuseppe Russo
La Cantina emergente
Mattia Barzaghi
La viticoltura sostenibile
Alois Lageder
TRE BICCHIERI NELLE MARCHE
Le Marche hanno sempre più una vocazione bianchista e il Verdicchio dei Castelli di Jesi fa la parte del leone.Oramai anche i più critici si sono arresi al fatto che ci si trova davanti a una delle più intressanti varietà a bacca bianca, come sembrerebbe voler dire il premio di miglior bianco dell’anno al Vecchie Vigne di Umani Ronchi. Non c’è stile che predomini sugli altri: c’è chi predilige un registro freschissimo (Tavignano e Monteschiavo) o più potente (Marotti Campi), chi la finezza a tutti i costi (Garofoli, Sartarelli) senza ricorrere all’uso del legno. E chi preferisce affidarsi a barrique e tonneau (Santa Barbara e La Distesa) raggiungendo per altre vie pari eleganza. Non bastasse, la regione può vantare un territorio di grande vocazione: Matelica. Verdicchio raffinatissimi, longevi, innervati di profonda sapidità che negli anni si tramuta invariabilmente in mineralità. Oltre ai già conosciuti nomi di Belisario e La Monacesca, Bisci e Borgo Paglianetto raggiungono valutazioni altissime. Per contro sembra cedere la vocazione rossista: il montepulciano - vitigno cardine - coltivato dal Conero al più vasto areale piceno è difficile in quanto tardivo, difficile da guidare alla giusta maturazione e incline alla riduzione, ossia a quelle velature olfattive che accentuano il suo aspetto rustico. I risultati sono nasi spesso surmaturi, talora abbinati a un’esuberanza alcolica trabordante o eccessivamente marcati dal legno. Non è un caso che i rossi che riescono a ottenere i Tre Bicchieri hanno personalità (Oasi degli Angeli e Aurora). E' in forte crescita la qualità media dei bianchi a base di Pecorino, con San Savino protagonista esclusivo della denominazione. Il pesarese conferma la buona tendenza di crescita e Valturio non è più sola nel testimoniare che anche lì, con le dovute attenzioni, si può perseguire un ideale di alta qualità. Ecco l'elenco completo dei vini premiati:
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Sup. Misco 2010 - Tavignano
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Sup. Pallio di San Floriano 2010 - Monte Schiavo
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Sup. Balciana 2009 – Sartarelli
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Sup. Casal di Serra Vigne Vecchie 2009 - Umani Ronchi
Verdicchio di Matelica Mirum Ris. 2009 – La Monacesca
Verdicchio di Matelica Vertis 2009 – Borgo Paglianetto
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Sup. Gli Eremi 2009 – La Distesa
Verdicchio di Matelica Vign. Fogliano 2008 – Bisci
Verdicchio di Matelica Cambrugiano Ris. 2008 – Belisario
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Salmariano Ris. 2008 – Marotti Campi
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Gioacchino Garofoli Ris. 2006 – Garofoli
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Stefano Antonucci Ris. 2009 - Santa Barbara
Barricadiero 2009 – Aurora
Kurni 2009 – Oasi degli Angeli
Valturio 2009 - Valturio
Rosso Piceno Sup. Roggio del Filare 2008 – Velenosi
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Vigna Novali Ris. 2008
Terre Cortesi Moncaro
Offida Pecorino Ciprea 2010 – San Savino
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Sup. Misco 2010 - Tavignano
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Sup. Pallio di San Floriano 2010 - Monte Schiavo
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Sup. Balciana 2009 – Sartarelli
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Sup. Casal di Serra Vigne Vecchie 2009 - Umani Ronchi
Verdicchio di Matelica Mirum Ris. 2009 – La Monacesca
Verdicchio di Matelica Vertis 2009 – Borgo Paglianetto
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Sup. Gli Eremi 2009 – La Distesa
Verdicchio di Matelica Vign. Fogliano 2008 – Bisci
Verdicchio di Matelica Cambrugiano Ris. 2008 – Belisario
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Salmariano Ris. 2008 – Marotti Campi
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Gioacchino Garofoli Ris. 2006 – Garofoli
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Stefano Antonucci Ris. 2009 - Santa Barbara
Barricadiero 2009 – Aurora
Kurni 2009 – Oasi degli Angeli
Valturio 2009 - Valturio
Rosso Piceno Sup. Roggio del Filare 2008 – Velenosi
Verdicchio Castelli di Jesi Cl. Vigna Novali Ris. 2008
Terre Cortesi Moncaro
Offida Pecorino Ciprea 2010 – San Savino
mercoledì 21 settembre 2011
LA VENDEMMIA 2011
“Le uve quest’anno hanno subito una sorta di concentrazione artificiale dovuta all’anomala e intensa ondata di calore dopo ferragosto. Con i livelli di alcol che sono cresciuti, in qualche caso, in modo preoccupante e di conseguenza basse acidità. Qualitativamente potremmo avere delle produzioni ottime o scadenti, anche nello stesso vigneto”. Parola di Leonardo Valenti, agronomo e consulente di tante tra le più importanti cantine del Belpaese che, con le varietà bianche ormai in cantina e i rossi nel vivo della raccolta, traccia il quadro di una vendemmia molto complicata. Come confermato anche da alcuni fra gli enologi più importanti d’Italia che raccontano di una vendemmia complicata, specialmente nel centro-nord, con una maturazione accelerata drasticamente dal caldo torrido d’Agosto”, mentre al sud i tempi di maturazione sono stati più graduali. Una vendemmia, comunque, poco adatta al “fai da te” e dove l’apporto di un enologo è quasi imprescindibile. Calo quantitativo generalizzato (anche perchè le uve peseranno di meno per la loro concentrazione) e anticipo delle operazioni di raccolta in quasi tutta Italia, anche di 20 giorni sul 2010, e superiore a quello della precoce vendemmia 2007. Qualità buona ma non ottima e situazione complessiva decisamente a “macchia di leopardo”. Con le pratiche agronomiche, come sempre importantissime, ma nel 2011 “contro intuitive”, come per esempio la tassativa non scopertura dei grappoli dalle foglie e la paziente doppia vendemmia per eliminare dalla pianta i grappoli ormai appassiti e favorire lo sviluppo di quelli meno stressati dal caldo. Un periodo di vendemmia molto stretto, per giunta, in cui per riuscire a “salvare” qualche varietà, se ne è svantaggiata magari qualche altra.
lunedì 19 settembre 2011
IL TERROIR
Per definizione il terroir è uno spazio viticolo che produce un vino di qualità, unico per la tipicità, irripetibile, sensorialmente identificabile, chimicamente differenziabile per aromi, polifenoli specifici, elementi rari ecc.
Quando si pensa al terroir spesso si crede che esso non cambi, ma questo complesso basilare della produzione, e fonte della qualità vitivinicola, ha subito cambiamenti epocali negli ultimi decenni. Si pensi al trasferimento della viticoltura dalla tradizionale Europa al Nuovo Mondo, ai Paesi tropicali, la discesa dalla montagna alla collina e alla pianura. La tecnica colturale è fortemente cambiata, nei sistemi di potatura, di concimazione, di irrigazione, di vendemmia ecc. Ma soprattutto si è verificata la riduzione della piattaforma varietale mondiale: oggi su 10.000 vitigni esistenti se ne coltivano 200 internazionali e 300 autoctoni, questi ultimi su superfici ridotte. Di conseguenza nel mondo prevalgono i vini varietali e quelli di terroir sono ormai meno del 10%. La globalizzazione ha interessato anche l’enologia, contribuendo, assieme alla viticoltura, alla produzione di vini uniformi in tutto il mondo, per la perdita dei terreni antichi, della biodiversità e delle tecniche tradizionali.Da tutto questo ho ripreso e riporto le impressioni di Mario Fregoni, che si è posto il problema di come salvare i vini di terroir.
"Ciò significa, anzitutto, comprendere come si costruisce la tipicità anche di fronte all’evoluzione del terroir e saper valutare l’impatto del trasferimento delle innovazioni in un terroir. Questi obiettivi si possono realizzare caratterizzando i vini tipici di terroir e definendo con precisione le pratiche viticole ed enologiche correlate alla tipicità. L’indagine si può realizzare su scala parcellare, aziendale o di zona. La strategia spaziale e temporale comprende: le verifiche a breve termine (circa 10 anni), per lo studio dell’impatto delle modifiche del terroir sulla tipicità dei vini; le indagini di medio termine (10-30 anni), tendenti a simulare itinerari tecnici che portino a una nuova tipicità; le ricerche a lungo termine (oltre i 30 anni), che hanno lo scopo di modellizzare gli adattamenti e di combinare i diversi approcci sperimentati sul potenziale produttivo, al fine di proporre gli scenari di adattamento dei territori e dei mercati di consumo.
I fattori innovativi del terroir sono diversi, complessi e continui nel tempo, ma è possibile progettare anche nuove tipicità che siano sempre frutto dell’azione complessiva del legame con il terroir e non solo il risultato della tecnologia applicabile in ogni angolo del mondo, che determina l’uniformità dei vini e la disaffezione dei consumatori nei confronti dei pochi territori che ancora perseverano nel credo storico secondo cui il vino è figlio del terroir."
Quando si pensa al terroir spesso si crede che esso non cambi, ma questo complesso basilare della produzione, e fonte della qualità vitivinicola, ha subito cambiamenti epocali negli ultimi decenni. Si pensi al trasferimento della viticoltura dalla tradizionale Europa al Nuovo Mondo, ai Paesi tropicali, la discesa dalla montagna alla collina e alla pianura. La tecnica colturale è fortemente cambiata, nei sistemi di potatura, di concimazione, di irrigazione, di vendemmia ecc. Ma soprattutto si è verificata la riduzione della piattaforma varietale mondiale: oggi su 10.000 vitigni esistenti se ne coltivano 200 internazionali e 300 autoctoni, questi ultimi su superfici ridotte. Di conseguenza nel mondo prevalgono i vini varietali e quelli di terroir sono ormai meno del 10%. La globalizzazione ha interessato anche l’enologia, contribuendo, assieme alla viticoltura, alla produzione di vini uniformi in tutto il mondo, per la perdita dei terreni antichi, della biodiversità e delle tecniche tradizionali.Da tutto questo ho ripreso e riporto le impressioni di Mario Fregoni, che si è posto il problema di come salvare i vini di terroir.
"Ciò significa, anzitutto, comprendere come si costruisce la tipicità anche di fronte all’evoluzione del terroir e saper valutare l’impatto del trasferimento delle innovazioni in un terroir. Questi obiettivi si possono realizzare caratterizzando i vini tipici di terroir e definendo con precisione le pratiche viticole ed enologiche correlate alla tipicità. L’indagine si può realizzare su scala parcellare, aziendale o di zona. La strategia spaziale e temporale comprende: le verifiche a breve termine (circa 10 anni), per lo studio dell’impatto delle modifiche del terroir sulla tipicità dei vini; le indagini di medio termine (10-30 anni), tendenti a simulare itinerari tecnici che portino a una nuova tipicità; le ricerche a lungo termine (oltre i 30 anni), che hanno lo scopo di modellizzare gli adattamenti e di combinare i diversi approcci sperimentati sul potenziale produttivo, al fine di proporre gli scenari di adattamento dei territori e dei mercati di consumo.
I fattori innovativi del terroir sono diversi, complessi e continui nel tempo, ma è possibile progettare anche nuove tipicità che siano sempre frutto dell’azione complessiva del legame con il terroir e non solo il risultato della tecnologia applicabile in ogni angolo del mondo, che determina l’uniformità dei vini e la disaffezione dei consumatori nei confronti dei pochi territori che ancora perseverano nel credo storico secondo cui il vino è figlio del terroir."
IL PASTICCIO "WHITE ZINFANDEL"

Vedendolo nella foto, difficile pensare che questo vino sia un bianco,nonostante si chiami “White Zinfandel”. Nei mercati dove è distribuito, soprattutto Usa e Uk, questa dicitura è accettata per definire lo Zinfandel in versione rosè, ed è utilizzata da player importanti, come Gallo e Diageo. Ma l’Ispettorato repressione frodi italiano ne ha sequestrate 362.000 bottiglie a marchio Blossom Hill nello stabilimento di Alba di Diageo Operations Italy, divisione del colosso inglese del wine & spirits, che in Italia viene solo imbottigliato, per poi essere esportato. “L’operazione riguarda una grande partita di vino denominato “White Zinfandel”, in realtà un vino rosato. L’indicazione induce in errore il consumatore oltre che sul colore, anche sulla provenienza del prodotto da un vitigno inesistente”. Così recita il comunicato delle Politiche Agricole. Ma dallo stabilimento, che muove ogni anno 12 milioni di casse, di cui 1 solo di “White Zinfandel”, precisano che “il vitigno Zinfandel non solo esiste, ma è uno dei più noti degli Stati Uniti”, e attendono chiarimenti dal Ministero. Il solito pasticcio all'italiana!!!!
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