Buone notizie
per il mercato del vino italiano all’estero, arrivano dai buyer dei più
importanti mercati di riferimento per l’Italia enoica. Infatti, nonostante gli
scenari mutati in alcuni Paesi, le vendite vanno molto bene. Questo, anche in
Francia, grazie al nostro ottimo rapporto qualità – prezzo; ma le risposte
migliori si sono avute dai partner storici, Germania, Usa e Regno Unito, mentre
l’India si dimostra ancora ostica e la Russia paga la peggior svalutazione del
rublo degli ultimi anni. Così come il Brasile che ha dazi altissimi mentre la
Cina continua, seppur lentamente, a crescere. Sostanzialmente, anche l’UIV
(Unione Italiana Vini), ha le stesse impressioni e ringrazia i mercati europei
che premiano il vino italiano. L’export italiano, infatti ha chiuso il 2014 in
leggera crescita, decisamente sotto le aspettative, ma comunque in positivo, a
5,1 miliardi di euro con 20,2 milioni di
ettolitri. Merito soprattutto delle bollicine, che toccano il nuovo record
storico, a quota 840 milioni di euro. Se l’imbottigliato rimane stabile, è lo
sfuso a pagare, con un calo in valore del 17%, dovuto all’exploit della Spagna.
Quello che cambia, però, è la composizione del panorama dei nostri partner commerciali,
che si fa un po’ più complessa, ma dalla quale emerge un dato su tutti:
l’Europa è ancora la macroarea di riferimento per il vino italiano. Per quote,
la metà del valore generato dal nostro export si fa in Unione Europea, anche se
il peso è diminuito negli ultimi 15 anni: -5%, quota che è passata interamente all’extra
Ue, che nel frattempo è arrivata all’11% del totale. Gli altri partner, invece,
vedono il Nord America (Usa e Canada) stabile, attorno al 30%, e l’Asia ferma
al 6-7%, di cui solo il 2% relativo a Cina e Hong Kong che, dal 2000, hanno
guadagnato solo 2 punti, restando marginali sull’andamento delle nostre
esportazioni.