Maurizio Peroni

LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !

venerdì 27 maggio 2011

LAMBRUSCO: IL RE DEI VINI ITALIANI NEL MONDO

Un milione di ettolitri l’anno tra Doc e Igt per un giro d’affari mondiale di 3,7 m i l i a r d i d i e u ro: in queste due cifre si riassume il fenomeno Lambrusco, vero e proprio passaporto dell’enologia emiliana all’estero (quasi metà della produzione è destinata all’export), da mesi al centro di una feroce polemica tra produttori locali e grandi aziende imbottigliatrici a cui i Consorzi di tutela di Modena e Reggio Emilia, con l’appoggio della Regione, vogliono
i porre l’obbligo di imbottigliare in Emilia Romagna come prevede, del re sto, l ’Ocm Vino. Ma torniamo all ’ e x p o r t .
Grandi bevitori di Lambrusco sono Usa, Brasile e Russia , ma una crescita
interessante si sta verificando anche in Cina. Senza dimenticare l’Europa che ne consuma ogni anno milioni di bottiglie, soprattutto in Germania e in Gran Bretagna. Come ci ricorda proprio oggi Mondo Lambrusco,
evento promosso da Enoteca Regionale dell ’Emilia Romagna in collaborazione
con il Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi e con il Consorzio Marchi Storici dei vini Reggiani. Mondo Lambrusco si chiama così perchè coinvolge davvero il mondo intero dell’enogastronomia attraverso i cuochi italiani del network itchefs-gvci, Gruppo Virtual Cuochi Italiani. Quest ’oggi , in particolare,grazie al collegamento dal Ristorante San Domenico di Imola, a partire dalle 17 ci si collegherà con Cina, Emirati
Arabi, Russia, Brasile, Usa per chiudere con la Germania. E si andrà avanti così fino a domenica 29 maggio. Mondo Lambrusco serve anche a far conoscere ai consumatori il Lambrusco “autentico” anche se la lotta al “tarocco” passa per i Consorzi di Tutela di Modena, Reggio Emilia e Mantova, che hanno registrato un marchio collettivo internazionale che copre il rosso italiano in otto Paesi del mondo.

sabato 7 maggio 2011

IL MERCATO GIAPPONESE DEL POST-TERREMOTO

Traino di un intero continente per decenni, il Giappone negli anni è diventato un mercato fondamentale per le esportazioni del comparto agroalimentare italiano che, nel 2010, hanno raggiunto un valore di 536 milioni di euro, in aumento del 2% sul 2009. Ma oggi, dopo il devastante sisma-tsunami che ha colpito il Paese del Sol Levante dell’11 marzo, l’intero export italiano è a rischio. L’allarme è stato lanciato dalla Coldiretti, proprio il giorno prima dell’incontro tecnico che il Ministero degli Affari
Esteri ha organizzato alla Farnesina con l’Ambasciata italiana a Tokyo, per discutere della migliore strategia per ampliare le esportazioni del vino italiano.
L’Italia del vino, nel mercato giapponese è cresciuta meno del previsto negli ultimi anni, ed oggi, con gli effetti del terremoto che si sommano alle difficoltà di una crisi economica globale che il mondo occidentale stenta a lasciarsi alle spalle, bisogna necessariamente pensare ad una nuova strategia. Con la riduzione del potere d’acquisto del fruitore giapponese, infatti, il concorrente principale non è più la Francia, ma il Cile, che offre prodotti meno costosi. Ma i problemi non finiscono qui: il Ministero degli Affari Esteri fa notare come manchi una strategia condivisa sul “brand Italia”, e come il posizionamento del vino italiano sul mercato giapponese sia ben poco focalizzato. In altre parole, la solita incapacità di fare sistema di un mondo produttivo particolarmente frammentato. Ci sono poi problemi strutturali, più che strategici, primo fra tutti come incrementare le vendite di vino nella grande distribuzione: ad oggi la penetrazione nei super mercati nipponici è del 24%, mentre nel caso dei ristoranti e dei
grossisti si arriva ad un più rassicurante 49%.