Maurizio Peroni

LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !

venerdì 26 ottobre 2012

PILLOLE DI STORIA: I CONSERVANTI DEL VINO USATI DA GRECI E ROMANI

Lo sviluppo delle tecniche analitiche relative all’amplificazione del DNA su materiali raccolti nelle numerose anfore conservate nei musei della Grecia, ha portato a nuove scoperte sui materiali che erano oggetto di commercio a partire dal V fino al III secolo a.C. da parte di una equipe greco-svedese. I residui trovati all’interno delle anfore, valutati con le tecniche dell’analisi del DNA antico, hanno rivelato che non solo vino ed olio erano trasportati dai commercianti greci in molte località del Mediterraneo -fatto questo ben conosciuto - ma anche altri prodotti alimentari come noci, fave,piante della famiglia del ginger,etc. Di particolare interesse il rinvenimento di tracce di piante come l’origano, la menta, il timo, rosmarino e salvia assieme alla resina di terebinto, di pino e di ginepro. A che cosa servivano? La presenza dei resti di queste piante assieme a quelli del vino ha significati diversi: potrebbe spiegare il riuso dell’anfora da vino per trasportare altri prodotti, oppure l’impiego delle resine per rendere le anfore impermeabili e per migliorare la conservabilità del vino durante il trasporto oppure, e questo è un’informazione nuova, per aromatizzare il vino, essendo le piante di rosmarino, timo, menta,etc ricche di antiossidanti e sostanze antibatteriche e quindi capaci di potenziare l’effetto delle resine di terebinto e pino. A questo punto mi sorge spontanea una domanda:nel 2012 dove il sistema biologico è già trapassato e morto e siamo proiettati nel biodinamico??!!???, ci sarà qualche produttore (visto che alcuni sentori di queste spezie già li troviamo spontaneamente all'olfatto di alcune tipologie di vino) che fa un uso parsimonioso di queste sostanze naturali senza ricorrere a tannini, ascorbico e metabisolfito?

sabato 20 ottobre 2012

GUIDA VINI D'ITALIA 2013 GAMBERO ROSSO

La più titolata guida VINI D'ITALIA 2013,annuncia i suoi vincitori: ROSSO DELL'ANNO: SASSICAIA 2009 BIANCO DELL'ANNO: FCO Sauvignon ZUC DI VOLPE 2011 di VOLPE PASINI BOLLICINE DELL'ANNO / TRENTO DOC AQUILA REALE RISERVA 2005 di Cesarini Sforza gruppo LA-VIS da uve Chardonay VINO DOLCE DELL'ANNO / CHAMBAVE MUSCAT FLETRI 2010 di La Vrille di Verrayes CANTINA DELL'ANNO / SELLA&MOSCA del GRUPPO CAMPARI CANTINA EMERGENTE: “Un'azienda giovane fatta da giovani”.La descrive così, con poche parole,Federico Terenzi, 34enne ad che,assieme al padre Florio, sua madre Giuseppina e ai fratelli Balbino (36 anni) e Francesca Romana (27 anni),conduce l'omonima cantina che il Gambero Rosso premia come "Emergente dell'anno”. VITICOLTORE DELL'ANNO:LIBRANDI, l'eroe della calabria che dal 1993 sperimentava in campo i vitigni autoctoni di Magliocco, Alvino e di Pecorello. RAPPORTO QUALITA'/PREZZO: dall'azienda CANTELA, fondata negli anni '50, che gestisce oggi 200 ettari di vigneto per un fatturato di 5 milioni di euro, e che produce questo vino il SALICE SALENTINO(base Negroamaro) fin primi anni '80, oggi venduto al canale HORECA a 4,5 euro. VITIVINICOLTURA SOSTENIBILE: CASTELLO MONTE VIBIANO 700 ha, tra cui 45 di vigneto e 55 di uliveto,un fatturato di 1,5 milioni di euro e una produzione di 150mila bottiglie, è la prima azienda al mondo ad aver ottenuto la certificazione della società norvegese DNV (Det Norske Veritas) secondo la norma internazionale ISO 16064 per l'abbattimento di gas serra.Pannelli solari per 250Kw, uso di fertilizzanti a basso impatto ecologico, trattori a biodiesel, stazione di ricarica elettrica e incremento della flora boschiva per una riduzione di emissione di CO2.

venerdì 19 ottobre 2012

IL MIGLIOR VINO ITALIANO

Il miglior vino italiano è il TREBBIANO D'ABRUZZO 2007 di VALENTINI; a dirlo la “Best Italian Wine Awards - I 50 migliori vini d’Italia”, classifica ideata da Luca Gardini, sommelier campione del mondo nel 2010, e da Andrea Grignaffini, critico enogastronomico e creative director della rivista “Spirito diVino”, in giuria insieme agli italiani Daniele Cernilli, Enzo Vizzari, curatore dalla guida de “l’Espresso”, Raoul Salama enologo e giornalista della Reveu du vin de France, e il britannico Tim Atkin, master of wine e wine writer di “The Economist” e “The Observer". Segue classifica completa: 1 Valentini Trebbiano d’Abruzzo 2007 2 Mascarello Giuseppe e Figlio Barolo Riserva Monprivato Cà d’ Morissio 2004 3 Tenuta San Guido Bolgheri Sassicaia 2009 4 Conterno Giacomo Barolo Riserva Monfortino 2004 5 Quintarelli Giuseppe Amarone della Valpolicella Classico 2003 6 Giacosa Bruno Barolo Le Rocche del Falletto 2007 7 Mastroberardino Radici Taurasi Riserva 2005 8 Marco De Bartoli Vecchio Samperi Ventennale s.a. 9 Ferrari Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2001 10 Casanova di Neri Brunello di Montalcino Cerretalto 2006 11 Montevertine Le Pergole Torte 2008 12 Elio Grasso Barolo Gavarini Vigna Chiniera 2008 13 Travaglini Gattinara Riserva 2006 14 Dal Forno Romano Amarone della Valpolicella di Monte Lodoletta 2006 15 Fattoria Zerbina Albana Di Romagna Passito Scaccomatto 2008 16 Lis Neris Tal Lùc 2008 17 Palari Rosso del Soprano 2008 18 Cavallotto Barolo Bricco Boschis 2008 19 Zidarich Carso Vitovska 2009 20 Poggio di Sotto Brunello di Montalcino Riserva 2006 21 Massolino Barolo Riserva Vigna Rionda 2005 22 Rizzi Barbaresco Pajorè 2008 23 Produttori del Barbaresco Barbaresco Riserva Ovello 2007 24 Biondi Santi Tenuta Greppo Brunello di Montalcino Riserva 2006 25 Miani C.O.F. Sauvignon Saurint 2010 26 Case Basse Brunello di Montalcino Riserva 2005 27 Pietracupa Greco di Tufo 2010 28 Voerzio Roberto Barolo La Serra 2008 29 Castello Banfi Brunello di Montalcino Riserva Poggio all’Oro 2006 30 Ca’ del Bosco Cuvée Annamaria Clementi Rosé 2004 31 Tenute Sella Lessona Omaggio a Quintino Sella 2006 32 Villa Bucci Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva 2007 33 Monte Rossa Cabochon Rosé Riserva 2005 34 Ar.Pe.Pe. Valtellina Superiore Sassella Rocce Rosse 2001 35 Podere Il Carnasciale Il Caberlot 2008 36 Barone Ricasoli Chianti Classico Castello di Brolio Colledilà 2008 37 Vodopivec Vitovska 2007 38 Il Pollenza Il Pollenza 2008 39 La Fiorita Brunello di Montalcino Riserva 2006 40 Rinaldi Giuseppe Barolo Cannubi San Lorenzo-Ravera 2008 41 Garofoli Verdicchio dei C. di Jesi Gioacchino Garofoli 2006 42 Polvanera Primitivo di Gioia del Colle 17 2009 43 Tenuta dell’Ornellaia Masseto 2008 44 Montevetrano Montevetrano 2010 45 Borgo del Tiglio Collio Bianco Ronco della Chiesa 2010 46 Bellavista Franciacorta Gran Cuvée Pas Operé 2006 47 Le Macchiole Messorio 2009 48 Antinori Solaia 2009 49 Marisa Cuomo Furore Bianco Fiorduva 2010 50 Fino Gianfranco Primitivo di Manduria ES 2010

giovedì 18 ottobre 2012

RECESSIONI VENDITE E ART. 62

Il mese di ottobre sarà ricordato come il mese delle recessioni vendite a causa dell'art.62. A tal proposito ecco il parere espresso da un grande produttore di Montalcino."Lo sapete che il 24 ottobre prossimo scatta l'art.62 del decreto liberalizzazioni,quello che impone la forma scritta dei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari e tempi certi di pagamento, 30 e 60 giorni?".Sì, lo sappiamo e sappiamo anche che il Consiglio di Stato ha dato parere favorevole su un provvedimento cui il ministro Catania si è impegnato al massimo, scontrandosi duramente con la lobby della Gdo privata e cooperativa. "Belle parole. Ma lo sapete qual è l'effetto concreto di questo art.62 che ci avvicina all'Europa, come dice il ministro?" No, non lo sappiamo. Che succede? Succede che, dovendo pagare il mio vino a 60 giorni, la Gdo che prima pagava a 120 giorni mi ha chiesto uno sconto ulteriore, se no cambia fornitore. Mentre i ristoranti che mi pagavano, è vero, a 180 giorni quando andava bene, hanno ridotto drasticamente gli ordini. In media due-tre cartoni quando l'ordine in passato non era mai inferiore a dieci". Pensavo che queste opinioni fossero riservate ai produttori piceni e quindi mi fa riflettere sulle capacità manageriali dei viticoltori italiani. Per rispondere al produttore: ma se nessuno dal 24 ottobre sarà disponibile a fornire vino a chi non rispetterà i nuovi termini di pagamento, non sarà forse meglio per tutti? Ed in questo caso il prezzo sarà fatto dal vino,dalla sua qualità, dal mercato e non più dalla Gdo e dai rivenditori.

sabato 13 ottobre 2012

ABUSIVISMO AGRICOLO

Immaginate un gigantesco vigneto di oltre 24mila ettari considerando una resa per ettaro media di un centinaio di quintali, produce qualcosa come 200milioni di bottiglie,una percentuale non indifferente della produzione nazionale. Fin qui niente di strano, se non che questo vigneto è tutto, completamente e forse irrimediabilmente, abusivo. Infatti e' accaduto che negli ultimi dieci anni, per responsabilità diretta delle Regioni (che non hanno controllato), migliaia e migliaia di produttori hanno impiantato vigneti senza pagare i cosiddetti "diritti di impianto" (o di reimpianto) come prevedono norme e regolamenti comunitari. La Commissione,a partire dal 2008 ha fatto le sue verifiche, ha interloquito con Regioni, Mipaaf e Agea, ha messo in fila i dati e ha scoperto il "buco nero" dei 24mila ettari di vigneto che non dovrebbero esserci, che dovrebbero essere espiantati e che, comunque, debbono pagare una sanzione di 98,8 milioni di euro. Per la verità, quando la Commissione,un paio di anni fa, ha aperto il dossier Italia e ha cominciato a istruire la pratica, la sanzione era più che doppia,208 milioni di euro, considerando una superficie "abusiva" più ampia e, soprattutto, un valore dei diritti più alto. Poi la trattativa, condotta con determinazione dagli uomini Agea, unita alla disponibilità del nuovo direttore della DgAgri, lo spagnolo José Silva Rodriguez (che non poteva certo dimenticare che la Spagna ha anch'essa uno stock di vigneti irregolari)ha permesso di ridurre la sanzione da 208 a 98,9 milioni di euro (pari a circa 4mila euro/ha).Ora si tratta di pagare con il consueto meccanismo della compensazione dei conti che consiste nella riduzione dei trasferimenti dei fondi della Pac da Bruxelles ai singoli Paesi. In altri termini, l'Italia dovrà restituire o compensare 98,9 milioni di euro con un danno non indifferente per gli equilibri economici della filiera. "Molti produttori onesti " spiegano all'Agea "riceveranno meno contributi per colpa dei loro colleghi che hanno piantato vigneti senza denunciarli agli Ispettorati Agrari, senza presentare le dichiarazioni di espianto e di reimpianto".Ma soprattutto per colpa delle Regioni, che avrebbero dovuto controllare e non l'hanno fatto. Anzi, hanno regolarizzato,a fronte di un modestissimo pagamento di qualche centinaio di euro, migliaia di ettari senza diritti. Lo ha fatto, in maniera, diciamo, esagerata la Regione Puglia (sotto le due presidenze Fitto e Vendola) che ha "sanato" 25mila ettari di vigneto, quasi tutti nel Foggiano, la zona dei vini da tavola e ora delle Igt Daunia e Puglia, che la Commissione ha cancellato considerandone 19mila "abusivi" e comminando una sanzione di 72 milioni di euro. "La Puglia" confidano all'Agea " avrebbe voluto, pensi un po',allegare al dossier destinato all'Europa dichiarazioni di conformità costruite ex post, per evitare le difformità più palesi con i rilievi aerofotogrammetrici".Particolare, questo confermato dagli uffici dell'Assessorato all'Agricoltura della Regione Sicilia che ha,secondo Bruxelles, 2.800 ettari di vigneto irregolare e deve, quindi, pagare 11 milioni di sanzione: "Noi non siamo come la Puglia che ha presentato le autocertificazioni. Noi siamo in grado di dimostrare che i nuovi vigneti sono stati impiantati dove c'erano i vecchi. E abbiamo fatto pagare 380 euro/ha a chi si era dimenticato di presentare la documentazione di reimpianto". Dimenticanze, errori,negligenze. Ma alla fine qualcuno pagherà? Le solite cose all'italiana!