Maurizio Peroni

LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !

venerdì 30 luglio 2010

IL SISTEMA DISTRIBUTIVO AMERICANO



Essere presenti in molti mercati internazionali del vino significa certamente possedere la soluzione principale al problema di vuotare la propria cantina. Meno chiaro è invece comprendere quale siano le voci che fanno lievitare il prezzo di una bottiglia, anche in modo considerevole, appena questa varca i propri confini nazionali. A chiarire in modo per certi aspetti inatteso, queste dinamiche ci ha pensato la camera di commercio spagnola a New York, prendendo in esame forse il mercato più importante: gli Stati Uniti. Dall’analisi dell’ente spagnolo emerge la catena dei costi che porta una bottiglia di vino venduta dal produttore a 6 dollari, ad arrivare a costare al dettaglio 17,44 dollari e al ristorante addirittura 29 dollari. L’indagine evidenzia in modo decisamente chiaro il fatto che è il sistema distributivo americano che determina in maniera preponderante il rincaro della bottiglia in America. Infatti, i costi sostenuti per il trasporto sono irrisori, e pesano sul costo unitario a bottiglia solo per mezzo dollaro. Così come i costi sostenuti per tasse e/o dazi che incidono ugualmente in modo molto contenuto: 0,3 dollari. Passando alla voce importatore, l’analisi spagnola evidenzia
che il suo ricarico è pari a 2 dollari a bottiglia (il 30%) e che il distributore “obbligato” negli Usa,ricarica ancora altri 2,7 dollari. Infine, il dettagliante o il ristoratore, che rischiando maggiormente di non piazzare la bottiglia e trattando quantità più basse, ricaricano rispettivamente del 50% e del 150%. Questa è la lunga filiera del mercato americano che limitano le vendite delle moltissime varietà autoctone presenti nel Belpaese.

WINESTILLSOLDOUT.COM



Vi segnalo un interessante sito dall’America, dove in fatto di idee da applicare ad
internet se ne sono viste davvero di tutti i colori: WinesTillSoldOut.com, che tradotto letteralmente significa "vini fino all’esaurimento delle scorte".Si tratta di un'enoteca on-line che vende a prezzi dal 30 al 70% in meno dei negozi reali e degli altri venditori su internet. Il meccanismo è semplice:ogni mezzanotte viene messo in vendita un solo vino,che rimane on-line fino a esaurimento scorte. Ogni
giorno, possono essere messi in vendita al massimo 3 vini e in alcuni casi ci sono anche “maratone”, vendite di 48-120 tipi di vini differenti in un solo giorno. Peccato che si trovi in america, magari potrebbe essere una buona occasione per aprire una buona bottiglia di vino ad un prezzo ragionevole.

martedì 27 luglio 2010

LE BOLLICINE ITALIANE ALLA CONQUISTA DEL MONDO



Proprio ieri parlavamo delle difficoltà dei cugini francesi con i loro champagne; oggi la notizia positiva che le nostre bollicine tricolore continuano a conquistare il cuore degli enoappassionati del mondo: nella prima metà del 2010 si conferma il trend positivo dell’esportazione degli spumanti italiani, con un aumento del 18% in volume e del 4% in valore assoluto. Ad essere onesti però, c'è da dire che il nostro “portafoglio clienti” è di 78 Paesi, contro i 190 destinatari dell’export francese. L’Italia però ha una ricchezza di tipologie e territori che nessun altro Paese possiede. Un patrimonio di differenze da salvaguardare e su cui puntare. I dati dei
mercati dimostrano che c’è ancora moltissimo spazio per crescere; basta cercare nuovi Paesi consumatori. Dall’Asti al Prosecco, dalla Franciacorta al
Trentodoc, la via da seguire si conferma quella di puntare sulle tipicità locali; qualcosa in tal senso si sta muovendo visto che in questi ultimi anni, anche nella nostra zona del piceno si iniziano a spumantizzare le varietà autoctone, tipo la passerina o il pecorino. La parte del leone, nell’export però, è ancora nelle mani dell' Asti Docg e Prosecco Doc, con oltre il 60% di bottiglie vendute.
Dato preoccupante, per me, è la differenza così marcata tra volumi esportati e valore, sinonimo di un calo dei prezzi all’origine che si ripercuote sul valore al consumo nei mercati mondiali: ad oggi, ad un prezzo medio all’origine di 3,40 euro per bottiglia, fa riscontro un valore medio al consumo di 6,80 euro, vale a dire
un calo del 5% sul 2009.

lunedì 26 luglio 2010

LA CRISI DELLE BOLLICINE IN FRANCIA



Non è bastata la tantissima pubblicità gratuita che ha avuto lo Champagne, dopo il
ritrovamento delle bottiglie ultracentenarie ancora bevibili, “conservate” sul fondo del Mar Baltico per rimanere immune ai colpi della crisi economica; e la Francia enologica si spacca in due. A Bordeaux parte un piano per ridurre drasticamente il numero degli chateaux che producono a basso costo “Bordeaux base”. Infatti arriveranno sostegni finanziari e contributi vari per incentivare l’estirpazione e disincentivare i vignaioli più scadenti, mentre, allo stesso tempo, la produzione di vino nelle aree più redditizie di Bordeaux sarà aumentata. In Borgogna, invece, sarà l'opposto: l’Inao (Institut National des Appellations d’Origine) vuole creare due nuove Appellation, “Côteaux Bourguignons”, che si posiziona appena sotto alla Aoc Bourgogne, e “Côteaux Bourguignons”, che si pone tra le denominazioni della Côtes de Nuit e della Côtes de Beaune, per dare un maggiore impulso alle vendite dei vini low-cost della zona. Una
diversità strategica che segnerà la produzione dei galletti transalpini, anch’essi provati da una crisi senza precedenti.

domenica 25 luglio 2010

PILLOLE DI STORIA: IL SIMPOSIO GRECO


Bere vino per i Greci era anche un rito collettivo, sensibili come erano alla dimensione comunitaria del vivere. L'occasione per farlo era il SIMPOSIO, organizzato di solito per un matrimonio, per una festa familiare o per una ricorrenza religiosa. Gli invitati, almeno fino al IV secolo, dovevano essere rigorosamente tra tre e nove, che era poi il numero delle Grazie e delle Muse: assente la donna (almeno fino al periodo ellenistico). Il padrone di casa assegnava i posti agli invitati a seconda dell'importanza - la disposizione doveva essere tale in modo che tutti potessero vedersi e parlarsi - mentre del servizio si occupavano alcuni giovani che miscelavano il vino con l'acqua, lo attingevano e lo versavano. Consumato il pasto, come ci racconta anche Platone, una coppa di vino non annacquato veniva passata in cerchio perché ogni commensale potesse berne un sorso e brindare. Scrive il filosofo nel Convito: "… Socrate si sedette e quando ebbe finito di mangiare insieme ad altri fece libagioni. Poi cantarono tutti in onore del dio, compirono gli altri riti e si misero a bere". A questo "brindisi" ne seguivano altri, secondo un rituale che prevedeva il lavaggio delle mani e l'utilizzo di profumi e corone di fiori sul capo, di mirto o di edera (pianta sacra a Dioniso, con cui si adornavano anche le coppe). Del vino, versato fuori dalle coppe, era offerto anche a Zeus Olimpio, agli "spiriti degli eroi" e a Zeus Salvatore. Bere significava circondarsi di un'atmosfera magica: il vino era esso stesso divinità. E chi brindava assieme creava una comunità, anche se in epoca romana questo elemento rituale e sacrale tenderà progressivamente a diventare sempre più sfumato. E il banchetto si trasformerà in un evento borghese.

mercoledì 21 luglio 2010

ETILOMETRO BLOCCA-MOTORE

Sarà la solita "americanata"? Dal 15 agosto a New York chi è stato pizzicato già una volta a guidare in stato di ebbrezza, dovrà a proprie spese, istallare sulla propria auto un etilometro che impedisce l’accensione del motore se si è bevuto. L'idea è commentata positivamente anche dall’Italia, con Lino Stoppani, presidente Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi)che afferma: " è già da anni che stiamo sostenendo la validità e l’efficacia di questi dispositivi, e ci siamo rivolti anche ai
nostri referenti a Bruxelles. Però avremmo più forza con il sostegno dei nostri Ministri e politici”. Come dire : diamo da bere a tutti tanto poi dormono in macchina!

lunedì 19 luglio 2010

LO CHAMPAGNE PIU' ANTICO

Lo Champagne più antico e ancora bevibile della storia sono le 30 bottiglie di Veuve Clicquot del 1780 scoperte in un relitto nel Mar Baltico.I sub: “Ne abbiamo bevuta una... fantastica!”. Forse era un dono del re di Francia Luigi XVI allo zar di Russia Pietro il Grande. L’enologa Cromwell-Morgan lo ha assaggiato ed ecco il suo giudizio: “colore oro ambrato, profumo molto intenso, note di tabacco, uva e frutti bianchi, rovere e idromele”. Si dovrà decidere ora a chi appartiene il “tesoro” (50.000 euro a bottiglia).

domenica 18 luglio 2010

PILLOLE DI STORIA : IL VINO DEGLI ANTICHI E IL RUOLO DELLE DONNE


Il vino degli antichi era molto più simile ad uno sciroppo di uva, sia pur a volte liquoroso, che a quello che noi oggi beviamo. Non a caso veniva sempre servito con acqua, che doveva essere prevalente. Bere il solo vino, oltre al rischio di potersi ubriacare, era visto come un'usanza barbara o sacrilega. E al vino talvolta si aggiungevano miele e resine, che lo rendevano più stabile e più adatto alla conservazione e al trasporto. Così fecero anche gli Etruschi, che al vino nei simposi e nei banchetti accompagnavano frutta, noci, mandorle, pasticcini, formaggi, miele ed altri stuzzichini. Tra i Greci e tra i Romani la donna non veniva ammessa alla mensa del marito e a Roma la suocera aveva il diritto di sentire se l'alito della nuora sapeva di vino. La donna che consumava vino veniva assimilata ad una adultera: solo nell'età imperiale le fu concesso di bere il vinum passum, cioè il vino passito, e in genere i vini dolci. La donna etrusca, invece, era sempre presente ai banchetti, sdraiata sul triclinio assieme al marito.

venerdì 16 luglio 2010

I RIMEDI SCACCIA CRISI



La fantasia non ha limiti! E contro la crisi vengono fuori idee che soli pochi anni fa potevano sembrare assurde.
In Inghilterra, non è raro di questi tempi vedere le persone andare al ristorante con una bottiglia di vino in mano. Merito del “Byo Wine Club”, ovvero dei fedelissimi del “Bring your own wine”, il nuovo credo dei fedeli di Bacco, il cui primo comandamento è: portati da casa la tua bottiglia al ristorante. Soprattutto per risparmiare. Una via di consumo non del tutto nuova in Italia, ma che sembra spopolare in questa estate tra gli appassionati britannici, tanto che sono già oltre 100 i ristoranti della City, anche stellati Michelin, che accettano di buon grado l’idea, e fanno pagare ai clienti eno-muniti soltanto il servizio della loro bottiglia. Ma questa nuova moda è soltanto una spia delle evoluzioni del consumo del vino, al quale, nonostante la crisi, la gente rinuncia sempre mal volentieri, e per conciliare esigenze di gusto e portafoglio, allora, si aguzza l’ingegno. E così, se il
vino al bicchiere è ormai un must in ristoranti, wine bar ed enoteca dei due Paesi storici e più tradizionalisti del vino, come Italia e Francia, dove ha avuto il merito di sdoganare anche al grande pubblico etichette spesso inaccessibili ai più per il costo elevato dell’intera bottiglia, al grido di “l’unione fa la forza”, è sempre più in voga anche il “bottle sharing”, ovvero la consuetudine di dividere
una grande bottiglia tra più tavoli con commensali che spesso non si conoscono, dove a fare da “collante” è la sensibilità del ristoratore che conosce i gusti e i caratteri dei suoi clienti. E regge anche un altro grande classico del consumo alternativo: le mezze bottiglie, ideali per una cena a due, su cui hanno puntato anche grandi nomi dell’enologia italiana. E per chi vuole stappare qualche bottiglia
d’eccezione tra le mura di casa, la via migliore sono i Gas, i gruppi di acquisto di persone che unite dalla passione per il vino acquistano insieme quantità maggiori di bottiglie per spuntare un prezzo migliore, spesso andando direttamente dal produttore. Insomma, sono tanti i modi per non farsi mai mancare un buon bicchiere di vino.

lunedì 12 luglio 2010

CAV. GUIDO COCCI GRIFONI


Si sono svolti oggi i funerali del Cav. Guido Cocci Grifoni, che con passione e lungimiranza, è stato il primo protagonista nel recupero del vitigno Pecorino, che rischiava di andare perduto. La sua nomina di Cavaliere del Lavoro da parte del Presidente della Repubblica per aver dedicato la sua vita e la sua impresa alla valorizzazione della vitivinicoltura nazionale e di quella picena in particolare.
Le nostre condoglianze alla famiglia Cocci Grifoni.

LA BOLLICINA TIRA SEMPRE DI PIU'

Non importa che sia spumante, birra o acqua,la bollicina tira sempre di più!
Dal perlage di un grande spumante, alla “schiumosità” di una bella birra, passando per l’effervescenza di un fresco bicchiere d’acqua, poco importa: le bollicine sono il “must” per chi mangia fuori casa. Ecco il trend dell’indagine di Assobirra, a cui proprio ieri facevo riferimento nel precedente post. L’acqua frizzante è la bevanda
più bevuta nei ristoranti, con un +93% nel 2009 sul 2008. Tra gli alcolici crescono sia la birra che i vini mossi, ma sono sempre più apprezzate anche le cole. A testimonianza che la bollicina tira, c’è anche il tracollo dell’acqua liscia: -21% per quella naturale in bottiglia, e addirittura -55% per quella del rubinetto.
A COSA E' DOVUTO CIO'?
Secondo il giornalista Carlo Cambi, "la ristorazione ha un ricarico troppo alto sul costo della bottiglia,tale da produrre sul consumatore come una forma di rigetto. È
forse questa la ragione più profonda del sorpasso della birra sul vino al ristorante, o comunque della perdita di terreno del nettare di Bacco, in generale. Poi c’è un dato generazionale: non abbiamo più trasmesso alle nuove generazioni il valore del vino come compagno del cibo. E la birra è ovviamente molto più facile da consumare. Il che non significa che non abbia un grande valore, ma la storia ci ha insegnato che per gli egizi la “cervogia”, cioè la birra, era la bevanda del popolo, e il vino quella riservata ai sacerdoti. Sta decadendo la qualità complessiva della ristorazione”. COME DARGLI TORTO ?

domenica 11 luglio 2010

OTTO ETICHETTE, UN PECORINO


Sono queste le etichette scelte da Bruno Vespa per il suo editoriale sul mensile CAPITAL di Giugno, inerente al vitigno Pecorino. Di seguito ve lo ripropongo interamente, facendovi notare alcune lacune nel redazionale. Quando ho inviato la campionatura di vino ho anche allegato tutta la documentazione scientifica derivante da anni di sperimentazione su questo vitigno che i Poderi Capecci San Savino hanno fatto insieme con l'Ente di Sviluppo della Regione Marche.Quindi come si legge nell'articolo è vero che la riscoperta è dovuta all'Azienda Cocci Grifoni, sarà anche vero che la prima etichetta è di Cataldi Madonna, ma è altrettanto vero che San Savino è l'unica azienda ad avere documentazione tecnica derivante da anni di sperimentazione in campagna e in cantina con processi di micro-vinificazione. Perchè tali dati non hanno valenza redazionale? Non sarà per orgoglio abruzzese? E il pluralismo di conduttore di Porta a Porta? Lascio a voi lettori il vostro giudizio personale dopo la lettura dell'articolo:


MI VEDO PORTARE una forma di formaggio Pecorino e una brocca di vino torbido e dal colore accentuato». Era il 1972 e Donato Albiani, allievo di un corso dell'Associazione italiana sommelier, invitò il suo maestro,Teodoro Bugari, nel proprio ristorante a Loro Piceno, in provincia di Macerata. Albiani disse che quel vino era «lu Pecurì», frutto di vigne un po' frustrate che crescevano lì intorno. Il vino, ormai, il nome ce l'aveva e col nome si tirava dietro anche duemila anni di storia, visto che è nato prima di Cristo. Si trattava ora di farne un prodotto decente.
Ci pensò Guido Gocci Grifoni, vignaiuolo di Ripatransone (Ascoli Piceno), che cominciò a lavorarci nei primi anni 80 portando il vitigno a conquistare nel 2001 la Doc, Offida dal nome di un paese di 5mila abitanti arroccato sulle colline in provincia di Ascoli. Ma per la prima volta, nel '96, il nome Pecorino fu stampato su un'etichetta in Abruzzo da Luigi Cataldi Madon¬na di Ofena, in provincia dell'Aquila. Abbiamo così due Pecorino, il marchigiano e l'abruzzese, che si fanno una gagliarda concorrenza visto che questo vino è diventato di gran moda.
Con tutto il rispetto per l'oste Albiani e per il suo maestro Bugari, da aquilano che ha nel ricordo lo strepitoso formaggio Pecorino di Pizzoli non mi sarebbe mai saltato in mente di abbinarvi un bianco, essendo quel formaggio sposo ideale di grandi rossi. È pur vero, tuttavia, che il carattere spigoloso e talvolta perfino intelligentemente provocatorio di questo vino bianco ben si addice al suo nome. E veniamo alle etichette. Trasferendo anche in questo campo il celebrato pluralismo politico di Porta a porta, ne ho scelte otto, quattro marchigiani e quattro abruzzesi.
Tra le prime, l'onore delle armi va a Gocci Grifoni per le ragioni che abbiamo già esposto. Una recente selezione verticale spintasi fìno all'inizio degli anni 90 avrebbe rivelato sorprendenti capacità di tenuta del Pecorino. Da appassionato di bianchi invecchiati, avrei curiosità di assaggiarli visto che l'annata 2008, pur nel prezzo inferiore ai 10 euro, non rende pienamente onore al prestigio della casa. Assai più intrigante l'annata 2009. Il Villa Angela di Velenosi (13 euro) ha un eccellente rapporto tra qualità e prezzo perche può essere tranquillamente servito in cene impegnative. Appena una tacca sotto il Pecorino 2008 dei Poderi Capecci San Savino: tonico e accattivante a soli 9 euro. Di Le Caniette ho assaggiato due annate: il 2007 (Io sono Gaia non sono Lucrezia) ha il profu¬mo seducente di una scampagnata, il 2003 col suo colore caldissimo e il sapore coinvolgente appena sull'orlo della discesa è stato apprezzato anche dal mio modesto hamburger. Tra gli abruzzesi, debbo fare ammenda con Cataldi Madonna. È vero: l'annata 2007, pur gradita a tante persone più autorevoli di me, non mi aveva convinto. Diversa e migliore, il mio giudizio, l'annata 2008 (25 euro): sapida, scontrosa, ma con forti capacità seduttive. Marcello Zaccagnini, in crescita costante ormai da molti anni, affianca alla piacevolezza dell'annata 2009 del suo Pecorino Yamada (11-13 euro in enoteca), la solidità di un ottimo bianco da tutto pasto per tutto l'anno. Laura e Mimmo Pasetti hanno avuto successo all'ultimo Vinitaly con il loro Pecorino 2008 (12 euro). Se il Pecorino è un vino di carattere, questo ce l'ha tutto. Rude, ma con classe. Ineccepibile il Pecorino 2009 dei fratelli Di Properzio (LaValentina, 12 euro): pieno e pastoso, è un bel bianco per piatti consistenti. Non mi piacciono gli stereotipi, ma davvero il Pecorino riassume il vecchio detto sul carattere degli abruzzesi: forte e gentile.

LA BIRRA AFFINA IN BARRIQUES COME IL VINO


Adesso che in Italia il consumo della birra ha superato quello del vino (soprattutto nei week-end da un target di popolazione che va dai 19 ai 44 anni ), birra e vino sono sempre più vicini anche nei processi di lavorazione: dal blog del “guru” della birra artigianale del Belpaese, Teo Musso, si legge che ha chiesto ai più grandi produttori di vino italiano le loro botti usate, per affinare le sue nuove creazioni, la chiara Lunae e la rossa Terrae, che per un anno riposeranno nella Cantina Baladin. Aspetteremo per assaggiarne i risultati !