Maurizio Peroni

LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !

mercoledì 27 aprile 2011

CANADA VINO BATTE BIRRA

I canadesi si muovono in controtendenza per quanto riguarda il consumo di alcolici che ha totalizzato nel 2010 l’equivalente di 14,4 miliardi di euro con un aumento del 2,8% rispetto all’anno precedente. Lo rivelano i dati di Statistics Canada. Con vendite a 6,7 miliardi di euro la birra ha registrato un incremento del 3,8% e rimane la bevanda alcolica preferita. Tuttavia, con un consumo pro capite di 83,6 litri nel 2010 (contro 85,6 litri nel 2000), la quota di mercato della birra è scesa negli ultimi dieci anni dal 52% al 46% perdendo
terreno a vantaggio del vino che dal 23% nel 2000 è passato al 29% nel 2010. Restando sul consumo pro capite di vino il 2010 ha segnato 16,2 litri.I canadesi preferiscono il rosso al bianco con una percentuale del 68%.

mercoledì 20 aprile 2011

DECANTER: ITALIA AMORE DI...VINO

Sono ben 34 le pagine che il mensile inglese Decanter dedica al vino italiano nell’ultimo numero in edicola. Vari gli spunti di approfondimento proposti:
si parte da quelli che vengono definiti “the most exciting wine
styles” (individuandone dieci, ciascuno con un “sottostante” di tre
etichette) ma si analizza anche la percezione che l’America ha dei nostri vini, fino ad arrivare a profili aziendali dettagliati. Nello “special issue” dedicato all’Italia, Richard Baudains, uno dei wine editor della rivista, delinea quelle che sono le strade che sta percorrendo l’Italia enologica. Si parte dal fascino crescente dei bianchi ottenuti dalle tantissime varietà autoctone (Native Whites). Varietà che ormai, grazie a vinificazioni sapienti, sono capaci di dare
complessità olfattive, palati di nerbo ed equilibrio per via di belle
acidità. Vini, insomma, che non hanno paura di competere con le uve internazionali come Chardonnay e Sauvignon. L’esempio è confermato da vini come l’Orvieto Classico Superiore, il Soave o il Verdicchio di Matelica. Sul fronte “rossista” Decanter parla dei grandi vini considerati simbolo dell’enologia italiana di qualità, come il Brunello di Montalcino 2006, il Barolo 2004 o il Taurasi 2007. E non mancano, of course, le bollicine.
Bollicine che si orientano sempre di più verso la produzione del rosé (Pink Fizz), frutto o del classico vitigno Pinot Nero o di numerosi autoctoni del Sud Italia come l’Aglianico o il Frappato. Altro stile “excinting” è quello dei vini da meditazione. Prendete il Marsala. Mentre fino a qualche anno fa era dato per morto, ora si assiste a una vera e propria rinascita del vino siciliano. Altra categoria analizzata da Baudains sono i vini il cui alcol
è al di sotto dei 14°. Categoria discutibile, non tanto per i vini citati – ottimo il Lambrusco di Sorbara Vigna del Cristo di Cavicchioli o l’Alto Adige Santa Maddalena di Gojer – quanto per il mix di prodotti diversissimi tra di loro e accomunati solo dall’alcol, tra l’altro prendendo in considerazione una soglia di gradazione abbastanza alta. Conclusione in controtendenza. Il Recioto della Valpolicella, prestigioso e sontuoso vino del Veronese ha subìto una contrazione di produzione significativa e c’è il rischio di una riduzione ulteriore che potrebbe portarlo alla scomparsa totale. Un vero
peccato – secondo l’autore – visto il prestigio di uno dei vini rossi dolci più importanti d’Italia. Nella seconda parte dello Speciale Italia, Kerin O’Keefe indaga sul perché dell’amore crescente degli americani verso l’Italia, non solo per il vino, ma anche per cucina e stile di vita.
In effetti se si guardano i dati che riguardano l’export dei vini italiani in Usa, nei primi sei mesi del 2010, pare proprio che si possa che parlare di vero amore: 10,5 % in più sullo stesso periodo del 2009, per un valore di 521 milioni di dollari, pari a un +11,6 %. Dati che confermano che il vino italiano è al primo posto in Usa.

sabato 16 aprile 2011

MACCHINA AGRICOLA: ENOCONTROL


E' arrivata la vendemmiatrice intelligente. Si tratta di una macchina fortemente innovativa realizzata da New Holland Agricoltura (gruppo Fiat
Industrial), leader nel settore delle macchine agricole (3,2 miliardi di fatturato) e sviluppata in collaborazione con Marchesi Antinori. Si chiama EnoControl ed è stata presentata a Verona, al salone Enolitech, l’area tecnologica del Vinitaly. Non è una vendemmiatrice come quelle attualmente in circolazione. “Grazie ad un sistema GPS, EnoControl è capace di scegliere i grappoli in base alla qualità (come vigoria, acidità, zucchero; n.d.r) - spiega, Marco Vai, responsabile Italia del settore Vigneto di New Holland - e di smistare le uve in due tramogge secondo le indicazioni che vengono preimpostate dal produttore”. Il risultato? Si possono ottenere contemporaneamente due vendemmie differenziate per qualità dei grappoli”.
Già premiata per il sistema innovativo al salone francese Sitevi, la nuova vendemmiatrice ha degli sperimentatori d’eccezione: gli stessi Antinori che l’hanno già usata per la vendemmia 2010 nelle proprie tenute. Ma per trovarla sul mercato bisognerà attendere ancora qualche mese. Prezzo di listino: 240mila euro

venerdì 15 aprile 2011

IL MERCATO USA

Un mercato in ripresa lenta ma costante, dove ci sono 6 milioni di nuovi potenziali consumatori ogni anno, e dove i consumi possono crescere ancora molto, visto i 9 litri procapite attuali. Le cose sono migliorate da 2 anni, i trend sono positivi, ma il consumatore Usa ancora è poco sofisticato, la cultura del cibo e del vino, fuori dalle grandi città, si sta formando ora. Ma cosa bevono gli americani? Vola il Prosecco che, per 25 anni, è stato un prodotto di nicchia. Il Pinot Grigio resta l’unico vero concorrente dello Chardonnay nei bianchi fermi. E c’è grande interesse per gli autoctoni italiani, soprattutto del Sud, e anche per vini di Toscana e Veneto. Anche perché il consumatore meno preparato si affeziona a prodotti che capisce. Come il Ripasso, per esempio, perché, con parole semplici, si capisce che parte di quel prodotto viene da uve appassite
o da un ripasso sulle fecce, e si associa facilmente quella sensazione di
surmaturo al processo produttivo. Ovvero, quando ci sono storie che il pubblico può capire facilmente.....

giovedì 14 aprile 2011

VINITALY 2011

Ottimismo per l’economia, una rivoluzione “rosa” alla guida delle cantine italiane, e una sempre maggiore vocazione all’internazionalità. Ecco Vinitaly visto da Costantino Cipolla, ordinario di Sociologia all’Università di Bologna e attento osservatore del mondo del vino. “Dopo un po’ di anni per la prima volta ho sentito un po’ di ottimismo da parte di tutti, produttori, istituzioni e pubblico. E la presenza di stranieri cresce a vista d’occhio”. Fondamentale, vista la sempre più stretta dipendenza dall’export per il vino italiano. “Significativa la presenza di donne alla guida delle imprese, che sostituiscono le generazioni che si fanno da parte al timone delle cantine. E poi una cosa va detta: dal punto di vista estetico Vinitaly è la fiera più bella che c’è in giro”. E fin qui le note positive. “Quello che mi è dispiaciuto è non aver notato, da parte della Fiera, grandi messaggi sul
bere responsabile. E servirebbe anche maggiore attenzione nel controllo di chi esagera, più vigilanza.Comunque, quello che si vede, anche “fisicamente”, senza statistiche, è che Vinitaly continua a crescere. E il cambio di date, dalla domenica al mercoledì (non più dal venerdì al lunedì, ndr) è difficile da leggere, ma la decisione di specializzare la Fiera di più sul business è una scelta importante”. Ma
Vinitaly è anche un momento per riflettere sul vino nella società di oggi. E proprio di queste ore è la richiesta del Codacons di inserire nelle bottiglie degli alcolici, e anche del vino, messaggi come sui pacchetti di sigarette sulla pericolosità del consumo, non già dell’abuso, per la salute. Cosa ne pensa,visto che è anche sociologo della salute? “Il vino e l’alcol sono complementi del cibo, non possono essere considerati di per sé dannosi, come una droga. Certo, soprattutto nel mondo giovanile, ce n’è anche un uso “drogastico”, ma che prescinde dalla sostanza. Ora, si potrebbero mettere delle frasi come “bevi responsabilmente”, ma non “bere uccide” come sulle sigarette, perché non è così, anzi ...”.

sabato 2 aprile 2011

VINO DA TAVOLA E VINO DA FAVOLA

Come Cenerentola, gli eno-appassionati italiani si dividono tra “vino da tavola” e “vino da favola”: disposti a spendere poco per le bottiglie destinate al consumo quotidiano, che acquistano direttamente dal produttore o al supermercato, si rivolgono invece in enoteca per le bottiglie riservate alle occasioni speciali, per le quali pagano un prezzo decisamente più alto. Ben il 71% degli amanti del buon bere opera infatti un netto distinguo nel proprio stile di consumo, separando il vino da bere tutti i giorni da
quello da stappare in ricorrenze particolari, come cene con amici, ricorrenze e compleanni. E se il “vino da tavola” si acquista prevalentemente al supermercato (24%) e dal produttore (28%), per il “vino da favola” ci si rivolge soprattutto in enoteca (39%). Ecco i risultati del sondaggio realizzato da WineNews e Vinitaly . Le scelte di acquisto e consumo del vino
in Italia appaiono sempre più polarizzate: il 71% degli eno-appassionati distingue nettamente le bottiglie da bere tutti i giorni da quelle destinate agli eventi speciali, a fronte di un 29% che invece sceglie il vino da stappare in base a scelte personali e soggettive. La variabile è principalmente il prezzo: per il vino da bere tutti i giorni il 43% degli eno-appassionati è disposto a spendere da 5 a 10 euro, il 27% fino a 5 euro, il 19% da 10 a 15 euro. Solo il 4% è disponibile a spendere da 15 a 20 euro, il 3% da 20 a 25 euro, il 3% da 25 a 30 euro e l’1% oltre 30 euro. Decisamente più elevato il prezzo che gli amanti del buon bere sono disposti a spendere per una bottiglia per una ricorrenza particolare: il 20% è pronto a pagare oltre 50 euro, il 18% da 20 a 25 euro, il 17% da 15 a 20 euro, il 14% da 30 a 40 euro, l’11% da 25 a 30 euro, il 10% da 10 a 15 euro, l’8% da 40 a 50 euro, mentre solo il 2% da 5 a 10 euro. Il 74% considera equo il prezzo pagato per il vino quotidiano, con un 26% che lo ritiene troppo elevato. Per il vino “speciale” la percentuale si abbassa: il 61% giudica il prezzo equo, il 39% eccessivo.

LE NEWS SUL VINO

Un ritorno agli scenari positivi del vino spazzati via dalla crisi degli ultimi anni? Difficile, ma non impossibile. Anche perché dopo un 2010 in recupero sul 2009, con fatturati cresciuti dell’8% e l’export a +14%, anche il 2011 sarà positivo. Lo dicono 3 cantine su 4, con un 15% che si sbilancia anche sul “molto positivo”, e un 10% che, invece, prevede un calo. È il sentiment del vino italiano registrato con un’inchiesta di WineNews e Vinitaly fra le 50 aziende più
rappresentative del made in Italy in bottiglia per storia, immagine e volume d’affari. Un panel di aziende che, insieme, vale 1,8 miliardi di euro di fatturato. A tirare è stato, e sarà, l’export che, nel 2010, è cresciuto per il 90% delle cantine, con una forbice che va dal 3% al 50%. E Vinitaly, appuntamento di riferimento del vino a livello mondiale (7-11 aprile; www.vinitaly.com) sarà un banco di prova importante per vedere se le “previsioni” sono azzeccate, così come se sono fondati o meno i principali timori dei produttori, legati
principalmente alle incognite economiche globali (46%), al calo dei consumi in Italia, e poi alla concorrenza degli altri Paesi produttori e alla perdita di competitività sui mercati internazionali.