Sono ben 34 le pagine che il mensile inglese Decanter dedica al vino italiano nell’ultimo numero in edicola. Vari gli spunti di approfondimento proposti:
si parte da quelli che vengono definiti “the most exciting wine
styles” (individuandone dieci, ciascuno con un “sottostante” di tre
etichette) ma si analizza anche la percezione che l’America ha dei nostri vini, fino ad arrivare a profili aziendali dettagliati. Nello “special issue” dedicato all’Italia, Richard Baudains, uno dei wine editor della rivista, delinea quelle che sono le strade che sta percorrendo l’Italia enologica. Si parte dal fascino crescente dei bianchi ottenuti dalle tantissime varietà autoctone (Native Whites). Varietà che ormai, grazie a vinificazioni sapienti, sono capaci di dare
complessità olfattive, palati di nerbo ed equilibrio per via di belle
acidità. Vini, insomma, che non hanno paura di competere con le uve internazionali come Chardonnay e Sauvignon. L’esempio è confermato da vini come l’Orvieto Classico Superiore, il Soave o il Verdicchio di Matelica. Sul fronte “rossista” Decanter parla dei grandi vini considerati simbolo dell’enologia italiana di qualità, come il Brunello di Montalcino 2006, il Barolo 2004 o il Taurasi 2007. E non mancano, of course, le bollicine.
Bollicine che si orientano sempre di più verso la produzione del rosé (Pink Fizz), frutto o del classico vitigno Pinot Nero o di numerosi autoctoni del Sud Italia come l’Aglianico o il Frappato. Altro stile “excinting” è quello dei vini da meditazione. Prendete il Marsala. Mentre fino a qualche anno fa era dato per morto, ora si assiste a una vera e propria rinascita del vino siciliano. Altra categoria analizzata da Baudains sono i vini il cui alcol
è al di sotto dei 14°. Categoria discutibile, non tanto per i vini citati – ottimo il Lambrusco di Sorbara Vigna del Cristo di Cavicchioli o l’Alto Adige Santa Maddalena di Gojer – quanto per il mix di prodotti diversissimi tra di loro e accomunati solo dall’alcol, tra l’altro prendendo in considerazione una soglia di gradazione abbastanza alta. Conclusione in controtendenza. Il Recioto della Valpolicella, prestigioso e sontuoso vino del Veronese ha subìto una contrazione di produzione significativa e c’è il rischio di una riduzione ulteriore che potrebbe portarlo alla scomparsa totale. Un vero
peccato – secondo l’autore – visto il prestigio di uno dei vini rossi dolci più importanti d’Italia. Nella seconda parte dello Speciale Italia, Kerin O’Keefe indaga sul perché dell’amore crescente degli americani verso l’Italia, non solo per il vino, ma anche per cucina e stile di vita.
In effetti se si guardano i dati che riguardano l’export dei vini italiani in Usa, nei primi sei mesi del 2010, pare proprio che si possa che parlare di vero amore: 10,5 % in più sullo stesso periodo del 2009, per un valore di 521 milioni di dollari, pari a un +11,6 %. Dati che confermano che il vino italiano è al primo posto in Usa.
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