Maurizio Peroni

LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !

sabato 11 giugno 2011

CONTROLLI ANCHE SUGLI IGT

Il problema della certificazione delle 118 Igt italiane (dall’Allerona dell’Umbria al Weinberg Dolomiti dell’Alto Adige), una quota non indifdferente della produzione vinicola (una decina di milioni di ettolitri, il 27% delle Denominazioni) sta diventando un “magma”, una massa inestricabile di interessi (privati e pubblici) e di questioni (politiche, contabili, burocratiche) da cui diventa ogni giorno più difficile venir
fuori con una soluzione condivisa dal Mipaaf e da tutti gli attori della filiera. “E’ un magma” dice il presidente dell’Unione Italiana Vini, Lucio Mastroberardino, che sul tema della certificazione sta conducendo una battaglia all’insegna della trasparenza e della condivisione delle procedure di controllo ora gestite dagli “enti certificatori” (con il legittimo
proposito di far sentire la voce della produzione e di ridurre, in qualche modo, il peso dei costi in un momento in cui i margini della filiera cominciano a ridursi. “E’ un magma” dice uno dei più alti dirigenti di
ValorItalia, il più grande “ente terzo” di certificazione (75% del mercato, 12 milioni di euro di fatturato) controllato da Federdoc (al 50%) e da Csqa.
Perchè è un magma? Perchè a due anni di distanza dall’entrata in vigore delle
regole comunitarie dell’Ocm Vino (che di fatto equiparano le Igt alle Doc e alle Docg che hanno, invece, contabilità ipertrasparenti), nessuno oggi è in grado di dire con certezza quante bottiglie di Igt si producono. “Eppure sarebbe semplice” spiega il presidente di ValorItalia e di Federdoc,
Ricci Curbastro “basterebbe confrontare il carico, cioè vigneti e produzione, con il numero delle bottiglie”. Probabilmente non è così semplice se sulla questione certificazione delle Igt da una settimana i vertici della burocrazia enologica del Mipaaf e la filiera non riescono a “trovare la quadra” per usare un’espressione entrata nel linguaggio della politica. La quadra, cioè il compromesso possibile su chi debba fare i controlli, con quali procedure, e chi debba pagarli. Nella scorsa riunione scorso sono emerse due posizioni: chiedere al Mipaaf di continuare a fare i controlli fino al 2013 e limitarli agli imbottigliatori (escludendo o riducendo al minino quelli su viticoltori e vinificatori). Ma con quali risorse? Nel frattempo, nel mercato della certificazione il clima si surriscalda: Federdoc ha impugnato in sede Ue il parere dell’Antitrust che considera il sistema dei controlli “ lesivo della concorrenza”.

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