Maurizio Peroni

LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !

lunedì 20 giugno 2011

LA CINA PUNTA SUL BUSINESS DEL VINO

Il rapporto tra il vino e la Cina si fa sempre più intenso. E sempre più internazionale. A pochi giorni dal via di Vinexpo, la Camera di Commercio di Bordeaux dà notizia di un accordo con la città cinese di Dalian, vicino a Pechino, 7 milioni di abitanti e 36 di turisti ogni anno, che potrebbe valere un mercato da 1 miliardo di euro. L’accordo prevede non solo l’organizzazione di un “Festival Internazionale del Vino”, già fissato per luglio 2012, ma anche, nello stesso anno, la realizzazione di un “Village des Vins de Bordeaux”, che vedrebbe impegnati la Camera di Commercio francese e la Dalian Haichang Group,l’amministrazione della città cinese e l’Ufficio del Turismo di Dalian uniti per la promozione e l’allargamento del mercato del Bordeaux in primis, e del vino in generale, in Cina, che è già la prima destinazione straniera del grande rosso di Francia, con 33,5 milioni di bottiglie per 375 milioni di dollari nel 2010. Ma la Cina, che ha già comprato diverse cantine di lusso proprio in Francia, sta allargando il tiro fuori dai propri confini e non solo pensando al vino di altissima gamma: un consorzio di investitori
cinesi avrebbe comprato la Paritua Vineyards, realtà specializzata nella produzione di vini di fascia “premium” in Nuova Zelanda, con 60 ettari di vigneto. Insomma, pare proprio che istituzioni e investitori privati della Cina siano sicuri del potenziale che il mercato cinese e asiatico in generale
possano esprimere per il business del vino nei prossimi anni. Anche perché i numeri del passato recente non sembrano lasciare dubbi: in Cina, dove già sono vitati 390.000 ettari di terreno (previsti in crescita del 77% nei prossimi anni), il consumo di vino, dal 2005 al 2009 è raddoppiato, sfiorando il miliardo di bottiglie. E alla Cina guarda anche l’Italia, con un +145% nel 2010 sul 2009, ma con una quota di mercato “straniero” ancora al 6% contro il 46% dei francesi. Ma la domanda è: i cinesi arriveranno a comprare aziende anche in Italia? E se lo faranno, come reagirà il Belpaese enoico?

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