I
consumi di vino in Italia continuano a rallentare e, nel 2020, si pensa che il calo
toccherà il -6,1% sul 2012, per
un livello complessivo di 21,2 milioni di ettolitri. Solo un quarto di secolo fa
l’Italia rappresentava il secondo
consumatore di vino al mondo, dopo la Francia con oltre 36,6 milioni di
ettolitri. Oggi, con i suoi
22,6 milioni di ettolitri, il Belpaese ha ceduto il secondo posto agli Stati
Uniti con 29 milioni di hl
ed è incalzata sia dalla Germania 20 milioni di hl che dalla
Cina 17,8 milioni di hl, destinata, nei
prossimi 5 anni, a sorpassare sia l’Italia che la Germania. Nel 2012 le
vendite di vino nella gdo sono diminuite,
in volume, del 3,6% sul 2011, ed il primo trimestre 2013 evidenzia un ulteriore
calo del 7,5% sullo
stesso periodo del 2012. Ma il quadro per il futuro, se possibile, è ancora più
cupo: con
l’invecchiamento
generale della popolazione italiana, una maggior attenzione alla salute, e un
minor consumo
di alcol legato anche all’incremento dell’immigrazione di popoli
che, per motivi religiosi, non consumano
vino. Per questo si crede che speranze
positive sono invece legate alla crescita
dell’Africa, una comparsa, almeno finora, nel grande palco dei consumi
enoici, pronta, però, a recitare
un ruolo di protagonista tra i partner del vino italiano. Nel 2012, le
importazioni di vino italiano
del Continente Nero hanno avuto una
crescita del 7% sul 2011
e addirittura del 445% sul 2002. Certo, i livelli assoluti sono ancora bassi, ma quella
che deve essere monitorata è la
crescita della classe media africana, visto che in molti scommettono su uno
sviluppo rilevante del numero
di famiglie africane agiate, ricordando che già oggi la classe media (sopra i
20.000 dollari di reddito
annuo) nel Continente è già più numerosa che in India. Per ora, i consumi
totali di vino nel continente
sono pari a 7 milioni di ettolitri, di cui la metà nel solo Sud Africa.