I Paesi che bevono più litri di alcol puro pro-capite in un anno sono quelli dell’Est Europa, grandi consumatori di superalcolici. A dirlo è l’annuale Rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che “incorona”, prima nazione fra tutte, la Moldova con 18,22 litri a testa. L’Italia si piazza, invece, al posto n. 37 con 10,68. A fare la differenza, come detto è il gran consumo di alcolici ad alta gradazione, ma se si guarda la graduatoria di consumo pro-capite annuo di alcol puro assunto dal vino la cosa cambia: primo di questa classifica è il Lussemburgo con 8,16 litri, seguito da Francia 8,14 e Portogallo 6,65.L' Italia è quarta con 6,38 litri. Se invece parliamo di food, anche quì le cose sono cambiate da 50 anni a questa parte. A riassumere questi mutamenti ci ha pensato l’autorevole “The Economist”, stilando una classifica su dati Fao, della disponibilità di calorie al giorno per abitante. In testa c’è l’Australia, con 3.800 calorie, a +19% sul 1959. In Italia il picco si è toccato nel 1999, con 3.709 calorie al giorno, scese a 3.627 nel 2009. Da notare, a livello “macro”, la diminuzione delle risorse alimentari nei Paesi dell’Est Europeo dopo il crollo dell’Unione Sovietica, e il boom della Cina, passata da 1.426 a 3.036 calorie .
Maurizio Peroni
LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !
domenica 19 gennaio 2014
WINE & FOOD
I Paesi che bevono più litri di alcol puro pro-capite in un anno sono quelli dell’Est Europa, grandi consumatori di superalcolici. A dirlo è l’annuale Rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che “incorona”, prima nazione fra tutte, la Moldova con 18,22 litri a testa. L’Italia si piazza, invece, al posto n. 37 con 10,68. A fare la differenza, come detto è il gran consumo di alcolici ad alta gradazione, ma se si guarda la graduatoria di consumo pro-capite annuo di alcol puro assunto dal vino la cosa cambia: primo di questa classifica è il Lussemburgo con 8,16 litri, seguito da Francia 8,14 e Portogallo 6,65.L' Italia è quarta con 6,38 litri. Se invece parliamo di food, anche quì le cose sono cambiate da 50 anni a questa parte. A riassumere questi mutamenti ci ha pensato l’autorevole “The Economist”, stilando una classifica su dati Fao, della disponibilità di calorie al giorno per abitante. In testa c’è l’Australia, con 3.800 calorie, a +19% sul 1959. In Italia il picco si è toccato nel 1999, con 3.709 calorie al giorno, scese a 3.627 nel 2009. Da notare, a livello “macro”, la diminuzione delle risorse alimentari nei Paesi dell’Est Europeo dopo il crollo dell’Unione Sovietica, e il boom della Cina, passata da 1.426 a 3.036 calorie .
PILLOLE DI STORIA: IL VINO PIU' ANTICO
Il vino da World Record per la sua longevità è il Commandaria; vino dolce da dessert di Cipro che avrebbe le sue origini addirittura nel 2000 a.C.. e che prende il proprio nome direttamente dalla sua zona di produzione, “Grande Commanderie”, dove, nel 1210, i cavalieri dell’Ordine di San Giovanni costruirono il castello Kolossi. Nel corso dei secoli successivi, le storie sul vino abbondano: secondo la leggenda, il re Riccardo Cuor di Leone d’Inghilterra fu così rapito dal Commandaria che al suo matrimonio lo avrebbe definito “il vino dei re e il re dei vini”. Altrettanto colpito dalla bevanda inebriante fu il re di Francia Filippo Augusto, che si dice l’abbia addirittura chiamato “l’Apostolo dei vini”. Scavi archeologici, condotti negli ultimi dieci anni, hanno portato alla luce prove che la storia del vino di Cipro risale non solo a centinaia, ma addirittura a migliaia di anni, e c’è chi pensa che Cipro possa essere stato il luogo delle prime vendemmie d’Europa, risalenti a 5.000 anni fa. Ma quello del vino più antico, non è il solo record che vanta il Commandaria: il vino cipriota possiede anche il primato per la più antica denominazione d’origine.
sabato 4 gennaio 2014
REPORT SUL MERCATO DEL VINO DEL 2013
E' terminato il 2013 e per questo è interessante fare un resoconto sul panorama vino italiano. Mediamente possiamo dire che c'è stato un incremento sul fatturato generale del 7% nell’ultimo trimestre 2013 (sullo stesso periodo del 2012). Un dato confortante che arriva dopo le ultime rilevazioni Istat sull’export del vino tricolore che fa registrare, a settembre, un +8% per i vini imbottigliati, molto interessante perché segna un incremento sulla crescita dei primi 9 mesi dell’anno
(+5%). Ma le buone notizie arrivano anche dal mercato interno, dove si registra in media, una crescita del +4% sul 2012. Dati che fanno esprimere un “sentiment” positivo sull'attuale 2014. Tutto bene quindi? Non è proprio così e gli imprenditori del mondo del vino tricolore lo sanno bene. In Italia, che resta un mercato fondamentale, la situazione è ancora incerta e i segnali, benché positivi, sono ancora troppo timidi. I mercati esteri continuano a fare da traino, evidentemente, e le aziende campione, che dichiarano un incremento sul 2012, hanno, nel recente passato, concentrato i loro sforzi proprio nell’export, non solo in termini di promozione, ma anche spostando la percentuale delle loro vendite dal mercato interno a quello internazionale, vendendo le loro etichette oltre confine in percentuali che stanno tra il 60 e il 70%. Ma restano tante questioni aperte. Si va dalla poca propensione alle esportazioni di intere Regioni, al peso sempre più gravoso della burocrazia, fino alla endemica mancanza della cosiddetta “massa critica” del comparto e al problema dei tassi di cambio con Canada e Stati Uniti, quest’ultimo mercato di riferimento per il vino italiano. E a proposito di mercati internazionali sembra concretamente sfatato il mito orientale come soluzione a tutti i mali dei mercati
maturi del resto del mondo. Per i produttori le performance migliori sono arrivate proprio da questi Paesi: Usa in testa, ma anche Germania, Inghilterra, Giappone e Russia, forse l’unico Paese dei cosiddetti “Bric” a garantire, ad oggi, risultati interessanti.
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