È il brand a guidare la scelta nell’acquisto di un vino: la prima cosa che gli eno-appassionati guardano nell’etichetta è il nome della cantina, prima ancora del nome stesso del vino, del territorio di provenienza, della denominazione, dell’annata, dell’immagine che vi è raffigurata, e, da ultime, delle altre indicazioni previste dai disciplinari; per il 73% le informazioni riportate in etichetta influiscono nella scelta di una bottiglia, ma sul linguaggio utilizzato i wine lovers si spaccano a metà, tra chi lo giudica chiaro e chi no. Quella che vorrebbero è una vera e propria “etichetta-racconto”, capace di soddisfare la curiosità di saperne di più in particolare sul blend, sul produttore e sul territorio di produzione, con una terminologia fatta di parole semplici, lasciando il doveroso spazio alle indicazioni di carattere “tecnico”. Primo impatto che si ha con un vino, è l’etichetta che resta decisiva nell’acquisto, e la sua efficacia comunicativa influisce in media del 30% nella scelta dei vini che si comprano abitualmente. Quella che chiedono i wine lovers è, però, una terminologia immediata ed universale, in un’etichetta che, accanto alle indicazioni di carattere “tecnico”, possa contenere informazioni prima di tutto sull’uvaggio, non sempre indicato, una chiara distinzione tra produttore e imbottigliatore, o se sono la stessa cosa, e più dettagli sul territorio di produzione, a partire dai dati più immediati come la località, la Provincia e la Regione. A vari livelli di conoscenza del vino, c’è chi in etichetta vorrebbe leggere informazioni come gli abbinamenti consigliati con il cibo ed il nome dell’enologo. I più esperti, indicano invece il metodo di affinamento e la quantità di anidride solforosa e la presenza di altri additivi. Tra le curiosità, c’è chi, infine, vorrebbe saperne di più sul livello di eco-sostenibilità della cantina.
Maurizio Peroni
LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !
lunedì 16 febbraio 2015
lunedì 9 febbraio 2015
INTERVISTA AL DIRETTORE CONSORZIO VINI PICENI ARMANDO FALCIONI
Una terra di rossi dove le maggiori soddisfazioni arrivano dai bianchi. Il comprensorio del Piceno, con oltre 1.500 ettari vitati, sta attraversando una congiuntura positiva determinata nel 2014 da Pecorino e Passerina, ben apprezzati sui mercati esteri, dove è venduto in media il 60% della produzione complessiva (Usa, Canada, Germania, Scandinavia, Cina e Russia), pari a 9,4 milioni di bottiglie. Di queste, oltre 6,2 milioni sono a firma delle aziende del Consorzio vini Piceni, con 35 aderenti tra cui due cantine sociali, che portano i soci a quota 500. Sul fronte vendite, cresciamo mediamente del 5% annuo e notiamo un positivo ringiovanirsi della base sociale: il ricambio generazionale c'è e va nella direzione del miglioramento delle produzioni e dell'ampliamento dell'offerta, con forme moderne di ospitalità . Cresce anche il biologico, oggi al 40% degli aderenti al Consorzio. Resta tuttavia ancora una buona fetta di vino rivendicato (40%) ma non imbottigliato; così come è forte l'esigenza di accrescere il livello medio dei prezzi delle tre denominazioni, oggi a 4 euro a bottiglia. L'auspicio del Consorzio è arrivare a 5 euro, sfruttando gli effetti positivi della promozione estera, per la quale si prevede una spesa superiore a 2 milioni di euro, tra fondi Ocm Paesi terzi e Psr. I nostri produttori hanno avuto la lungimiranza di puntare sugli autoctoni. Vogliamo portare avanti il legame territorio-vitigni . Al punto che entro metà anno sarà pubblicato un volume di studi sul Pecorino, per illustrare l'origine marchigiana (picena in particolare) di questo vitigno. L'Abruzzo è avvertito. Altro step: entro marzo, in vista di Vinitaly e Prowein, è in uscita un vademecum sulle caratteristiche sensoriali dei vini, sulle orme di quanto fatto dall'Istituto marchigiano tutela vini, con cui si condivide gran parte delle iniziative promozionali (e sarà così anche a Expo). Vogliamo presentarci al mondo con un'identità ben precisa, perché il brand Marche funziona.
mercoledì 4 febbraio 2015
IL CONSUMO DI VINO IN AFRICA
Uno degli aspetti piu'
interessanti del rapporto sul vino nel mondo che la societa' Iwsr
(International Wine & Spirit Research) ha realizzato per Vinexpo e' l'esame
della situazione e delle prospettive del mercato africano. Il miglioramento
delle condizioni economiche e politiche, importanti investimenti esteri in
infrastrutture ed estrazione dei minerali e una migliore organizzazione interna
stanno trasformando i principali mercati africani in una delle migliori
opportunita' di crescita nel medio e lungo periodo in tutto il mondo. Vari
fattori richiamano l'attenzione sull'enorme potenziale del mercato del vino in
Africa: una demografia favorevole, un'urbanizzazione accelerata e una classe
media in aumento. La spesa in tutta l'Africa dovrebbe raggiungere, secondo le
previsioni, 1,4 miliardi di dollari nel 2020. Il consumo di vino in Africa sta crescendo a un ritmo cinque volte superiore al
resto del mondo, partendo ovviamente da un punto di inizio molto basso.
Il consumo totale di vino in Africa e' stato nel 2013 di 648 milioni di litri, con un
aumento del 17,3% rispetto al 2009. Lo studio Vinexpo/Iwsr prevede un nuovo aumento
dell'11%, fino a 736 milioni di litri. In dieci anni il consumo di vino in
Africa sara' cresciuto del 33%; la media mondiale nello stesso periodo sara'
solo del 6%. Per le tipologie di vini, i bianchi sono cresciuti del 3% tra il
2009 ed il 2013, raggiungendo 286 milioni di litri; i rossi, del 28%, fino a
288 milioni.
venerdì 23 gennaio 2015
NOVITA' 2015 DAL MERCATO AMERICANO
Le parole recenti
del presidente Usa, Obama, fanno sperare nella ripresa di una delle
economie più importanti in assoluto: “Gli Stati Uniti hanno voltato pagina,
siamo fuori dalla crisi”. Il mercato
USA è anche il mercato numero 1 ad oggi per il vino. E proprio su questo fronte arrivano buone notizie: secondo la Silicon Valley Bank, nel 2015, a crescere
saranno soprattutto le vendite dei vini da 20 dollari a bottiglia in su,
soprattutto grazie alla rinnovata fiducia dei consumatori che si riflette sui
ristoranti, che rappresentano il 35% delle vendite enoiche in questa fascia di
prezzo. E l’aumento non sarà di poco conto, visto che la stima parla di un +14%
ad un +18%. Una buona notizia anche per il
vino italiano, che negli USA ha il primo partner enoico straniero in valore e
dove è leader tra i vini di importazione sia in quantità che in valore. Un
primato che, peraltro, potrebbe anche essere aiutato dal tasso di cambio
euro-dollaro, che si sta facendo meno svantaggioso per gli americani. Di
contro, secondo il report, a soffrire saranno i vini sotto i 9 dollari a
bottiglia. Come dire: avanti i vini di alta gamma!
venerdì 16 gennaio 2015
LE REGIONI ITALIANE PIU' VIRTUOSE
Se le stime saranno azzeccate, il valore dell’export del vino italiano nel 2014, toccherà un nuovo record: 5,1 miliardi di euro, sui 5,04 dell’anno precedente. Record che, se arriverà, avrà il suo campione assoluto, ovvero il Veneto, Regione che ha esportato il valore nettamente più alto tra tutte quelle d’Italia: 1,184 miliardi di euro solo tra gennaio e settembre 2014 (+3,4% sul 2013). Completano il podio, anche se decisamente staccate, il Piemonte, con 691,5 milioni di euro (+5,1%), e la Toscana con 530 milioni di euro (+1,8%). Una “vendetta” economica, quella del Veneto, che sul fronte della qualità giudicata dalle guide italiane e internazionali è quasi sempre dietro alle stesse Toscana e Piemonte. Anche se, va detto, che questi dati Istat, elaborati da Unione Italiana Vini, calcolano le esportazioni delle Regioni secondo l’ultimo punto di transito effettivo del vino, che in genere è dove le aziende hanno il deposito doganale, che può anche non coincidere con la Regione di produzione del vino. A questo poi si aggiunga che gran parte dei volumi del vino del Centro-Sud viene imbottigliato al Nord, e inglobato nei calcoli della Regione di appartenenza dell’operato finale. In ogni caso, nella posizione n. 4, c’è il Trentino Alto Adige, con 363,6 milioni di euro (+3,8%), e poi l’Emilia Romagna, in posizione n. 5, con 230,4 milioni di euro (con un consistente -22,9% sul 2013). Bene la Lombardia, in posizione n. 6, con 200,9 milioni di euro, a +3,6% sul 2013. Completano la “top 10” l’Abruzzo, con 95,2 milioni di euro (+9,8% sul 2013), la Sicilia con 71,8 (-1%), la Puglia con 67,7 (-0,1%) e il Friuli Venezia Giulia con 66,5 milioni di euro, e con il primato di Regione che è cresciuta di più: 18,6% sul 2013. A seguire, nell’ordine, Marche (38,8 milioni di euro), Lazio (33,8), Campania (26), Umbria (20,4), Sardegna (16,8),Liguria (6,4), Molise (3,6), Calabria (2,5), Basilicata (1,5) e Valle d’Aosta (1,2 milioni di euro).
mercoledì 24 dicembre 2014
martedì 23 settembre 2014
INTERVISTA A DOMENICO ZONIN - U.I.V.
“Che sarà
una vendemmia in calo sul 2013 è quasi
scontato. Ma che nel 2014 in Italia non si faranno vini di buona qualità, o che
non ci saranno addirittura punte di eccellenza, mi sembra scorretto dirlo,
perché se è vero che, come dicono i vecchi contadini, un’estate così piovosa
non si vedeva da tempo, è altrettanto vero che gli enologi e gli agronomi hanno
conoscenze superiori che in passato, quindi non sarei così drastico”. Queste le
parole di Domenico Zonin, alla guida di Unione Italiana Vini. “C’è da dire - ha
precisato Zonin - che per fare vino di qualità in un’annata come questa i costi
aumentano, e ne andrà un po’ della marginalità delle cantine. Ma non vedo
drammi per il mercato” ……… come a dire dove non ci aiuta la natura ci serviamo
della chimica!
….Ma!
Iscriviti a:
Post (Atom)