Maurizio Peroni

LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !

venerdì 15 luglio 2011

LA GUERRA DEI TAPPI


Quale sarà il tappo del futuro? In sughero o sintetico, in polietilene? O, alla fine, avra' la meglio il tappo a vite? Mentre alcuni grandi del vino, tra cui
Antinori e Donnafugata credono nel sughero al punto da entrare nella coltivazione delle sugherete in Sardegna un’altra parte dei produttori scommette sul tappo alternativo. Per capire come stanno le cose, cerchiamo di scoprire i segreti di un’azienda leader del tappo sintetico, la Nomacorc (2miliardi di chiusure per 100milioni di dollari). Il gruppo, ha tre stabilimenti (North Carolina, Belgio e Cina), 500 i dipendenti (tra cui 8 enologi) e 41 i Paesi interessati; in Italia distribuisce 200 milioni di tappi.
“Il nostro maggiore interlocutore è la Gdo per i suoi vini private label – spiega Richard Teply, ad del gruppo in Europa – ma non mancano grandi produttori internazionali come l’americano Gallo e il cileno Concha y Toro. Per gli italiani possiamo citare Settesoli, Pellegrino, Frescobaldi e Cusumano”. Vediamo ora che cosa succede nello stabilimento (5 milioni di tappi al giorno) alla periferia di Liegi.
Si parte dal polietilene lavorato con il metodo di co-estrusione (brevetto Nomacorc): ci sono due effusori grazie ai quali il materiale si unisce per creare il cuore e la pelle del tappo. Dopo l’incisione del marchio e lo smussamento degli angoli, si passa alla siliconatura. Ultima fase è la quarantena per testare le caratteristiche del tappo. A questo punto la domanda sorge spontanea: meglio il polietilene o il sughero? Risponde Filippo Peroni, direttore vendite Italia, Turchia e Grecia: “Il sughero non può garantire la ripetibilità del prodotto mentre oggi il mercato ha bisogno di certezze. Senza dimenticare che il 3% del vino imbottigliato col sughero
va perso come conseguenza del processo di ossigenazione. I nostri tappi, invece, sono in grado di prevedere il passaggio di ossigeno e quindi non risentono del TCA ( il temibile effetto “sa di tappo”, n.d.r.)”. Diverse sono le tipologie di tappo Nomacorc, ognuno con differenti tassi di trasferimento di ossigeno (OTR) che vanno da 0,044 cc a 0,002 cc dell’ultimo nato, il tappo 300 Select. “Il nostro obiettivo -
spiega Peroni - è dare agli enologi tappi affidabili. A questo serve anche NomaSense, uno strumento ideato per misurare l’ossigeno nel post-imbottigliamento sfruttando un sistema a fibre ottiche e due piccoli sensori posizionati dentro la bottiglia
campione” . Tutto prevedibile, quindi, tranne una cosa: quanto tempo passerà prima che il disciplinare di Doc e Docg in Italia permetta l’utilizzo del tappo sintetico?
“Non troppo”, dice Peroni. Che è anche sicuro che prima o poi Nomacorc batterà le multinazionali del sughero, magari anche la portoghese Amorim.

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