Potrebbe diventare la prima Doc transfrontaliera europea. E' la vitovska, antico vino autoctono triestino. L'annuncio è stato dato da Sandi
Skerk, presidente del Comitato tecnico Doc Carso. E' difficile trovare oggi
un territorio viticolo così magmatico, plastico, per certi versi così tradizionale (le case, la cucina, la lingua, la struttura patriarcale delle famiglie) eppure così veloce nell'apprendere e condividere esperienze
enologiche.
Sandi Skerk è uno dei circa 30 produttori che coltivano poco più di 150 ettari nelle province di Trieste e Gorizia. Dall'altra parte del confine, in Slovenia, sono altrettante le cantine di vitovska. Il territorio, prima della seconda guerra mondiale, era all'epoca tutta provincia di Trieste. La produzione (un calcolo approssimativo indica un quantitativo di
200mila bottiglie l'anno) viene consumata sul mercato locale, con piccole quote di export in Austria, Germania, Gran Bretagna e Usa. Non una bottiglia, negli ultimi anni, è rimasta invenduta. A conquistare il palato dei troppo pochi che ancora la conoscono sono la sua leggera acidità, la sapidità e i
sentori di frutta. Il colore è giallo paglierino chiaro. La scelta di chiedere il riconoscimento della Doc è condivisa dalle autorità regionali del Friuli e dal governo sloveno. L'iter - che non sarà breve - è stato già avviato. “Può essere un esempio per altri territori con le stesse problematiche, di un vitigno che va tutelato e non è di un solo Paese”, conclude fiducioso Skerk.
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