Maurizio Peroni

LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !

domenica 5 settembre 2010

PILLOLE DI STORIA: I GRECI E IL VINO


Ci racconta Omero che i Greci bevevano vino, simbolo di indiscusso prestigio sociale, a colazione, a pranzo e a cena. Tre erano infatti i pasti nell'arco della giornata: l'ariston, il deiphon e il dorpon. Le viti non si coltivavano però a pergola, ma erano lasciate scorrere sul suolo evitando, con rami e stuoie, il contatto diretto delle ciocche con il terreno. Sempre secondo Omero era a metà settembre che gli uomini e le donne greche si dedicavano alla vendemmia; e dopo aver riempito di uva le conche di legno d'acacia o in muratura, procedevano alla pigiatura. La fermentazione avveniva in grandi vasi di terracotta cosparsi all'esterno di resina e pece e profondamente interrati, per limitare i danni provocati dalla traspirazione. La filtrazione ed il travaso seguivano dopo sei mesi ed il vino era versato in anfore di terracotta o in otri. Secondo Esiodo, invece, la vendemmia avveniva all'inizio di ottobre e l'uva, prima di essere pigiata, veniva esposta al sole per aumentarne la componente zuccherina e diminuirne l'umidità.

venerdì 3 settembre 2010

ACCORDO SUL VINO TRA AUSTRALIA E UE

Dal 1 settembre entra in vigore un accordo sul commercio di vino fra l'Unione Europea e l'Australia, che il Commissario all’Agricoltura Ciolos definisce di “vitale importanza per il settore, perché protegge il regime di etichettatura del vino nell’Ue, garantisce la piena protezione delle indicazioni geografiche europee, anche per i vini destinati ai Paesi terzi, e include un esplicito impegno dell’Australia a proteggere le espressioni "tradizionali comunitarie”. Quindi niente più Marsala made in Australia, ma neanche Porto, Champagne, e altri vini tradizionali della Vecchia Europa “rifatti” nella terra dei canguri.

DECRESCE IL VALORE DEL DIRITTO DI IMPIANTO


In calo su tutto il territorio nazionale il valore “immateriale” del vigneto, costituito dal suo valore estetico, dalla fama del territorio, dal blasone della denominazione, dalla storia e dalla tradizione delle tipologie prodotte . A “decidere” del loro prezzo sempre di più la “forza” sul mercato del vino prodotto su quelle terre, e molto meno ogni tipo di valutazione non direttamente collegata alle logiche di mercato. E dopo un’accelerazione speculativa sul mercato nel suo momento migliore, il vino ha subito, nel recente passato, una decisa battuta d’arresto e molte denominazioni e tipologie soffrono una diminuzione della loro capacità di penetrazione nei mercati. Lo testimonia anche l’andamento dei diritti di reimpianto, un po’ la rappresentazione reale di questo valore aggiunto, decisamente in sofferenza. Una difficoltà che incide sul valore dei vigneti, al di là della loro consistenza storica e mediatica.
Segue una breve analisi fatta da Assoenologi: nel 2009, c'è stato un calo tra il 5 e il 20%, ulteriormente in ribasso, -30%, ad inizio 2010. Un ribasso che interessa un po’ tutte le regioni, con qualche eccezione, pur non toccando le quotazioni stellari di qualche anno fa, da considerarsi ormai un ricordo lontano. Resistono bene, per esempio, i valori dei vigneti dell’Emilia Romagna (50-70.000 euro ad ettaro), grazie al Lambrusco e quelli della Franciacorta (100-150.000 euro), grazie alle bollicine. In crescita i vigneti del Prosecco: 250-300.000 euro ad ettaro nelle zone più vocate di Cartizze e Valdobbiadene, evidentemente più bassi (nell’ordine dei 70-80.000)per quelli nella piana friulana recentemente inglobati nella Doc. Quotazioni tra i 10.000 e i 20.000 euro in Puglia e Sicilia, con un leggero incremento per quelli coltivati alle pendici dell’Etna (30-35.000 euro ad ettaro). Un po’ più preziosi i vigneti campani, specialmente quelli irpini, con quotazioni che si avvicinano ai 40.000 euro ad ettaro. Tra le denominazioni simbolo, se nel Barolo si era arrivati a parlare di 500.000 euro ad ettaro per i vigneti nei cru più importanti, oggi si viaggia fra i 350.000 e i 400.000 euro (-30%) ad ettaro. Stima al ribasso anche per i vigneti del Brunello di Montalcino, arrivati anche a 400.000 euro ad ettaro, e che attualmente, invece, si aggirano intorno ai 300.000 euro (-25%). Da tutto questo possiamo evincere che sicuramente ci sarà una sofferenza maggiore per il valore delle denominazioni minori, mentre quelle più importanti, a meno di clamorosi riassestamenti complessivi, grazie al mantenimento degli albi dei vigneti chiusi, riusciranno a stabilizzare il valore di quei diritti.

lunedì 30 agosto 2010

DIVINO IN VINO



I Poderi Capecci San Savino saranno presenti alla manifestazione "DIVINO IN VINO", che si terrà dal 3 al 5 setttembre presso l'Enoteca Regionale di Offida con ingresso 16:00 - 20:00. E' un'occasione importante per assaggiare tutte le annate dei vini di nostra produzione attualmente in commercio.

domenica 29 agosto 2010

NUOVE PROSPETTIVE DEL PANORAMA VITIVINICOLO


Mentre il mercato del vino italiano, soprattutto all’export, da qualche segnale di ripresa, i prezzi della materia prima sono sull’orlo del baratro. Le quotazioni, dal Piemonte alla Sicilia, hanno prezzi che non ripagano neanche i costi. Ecco cosa dice Edoardo Narduzzi, tra l'altro esperto di wine-economy: “È un problema strutturale, c’è troppa offerta rispetto alla domanda, e sarà così anche se la ripresa sarà più decisa”. In Italia la microproprietà è molto diffusa, e continua a spuntare prezzi
bassi. Io credo che il pericolo maggiore di ulteriori ribassi sia per le uve destinate a Doc e Docg, che a inizio anni 2000 avevano conosciuto i maggiori rialzi e che hanno tenuto un po’ meglio negli ultimi 2 anni. Le uve da tavola e gli Igt sono già a livelli molto bassi, difficile pensare ad ulteriori diminuzioni.L’Ocm ha cercato di riequilibrare domanda e offerta elargendo contributi all’espianto. Ma il problema è che abbiamo un numero di occupati in agricoltura leggermente superiore a quello che dovrebbe essere visto il livello di sviluppo economico. E, quindi, l’espianto risolve solo una parte del problema, perché aiuta la piccola impresa a uscire da un business in perdita, ma poi l’agricoltore, una volta espiantato non
ha più nulla per fare reddito. Il contributo all’espianto o è seguito da un contributo all’impianto di una nuova coltura a seconda delle esigenze dell’Unione Europea, o lascia un problema di posti di lavoro perduti difficile da gestire. La direzione ineluttabile, è la concentrazione dei micro terreni nelle mani dei produttori più grandi, sulla scia delle altre realtà come Australia o Stati Uniti,
perchè diventa molto difficile conservare unità produttive di base molto frammentate, in un mercato globale sempre più complesso per strategie di marketing, di prezzo, di difesa del cliente”.

IL MAROCCO AFFITTA TERRENI AGRICOLI


L'agroalimentare italiano potrebbe sbarcare in Marocco: il Paese africano ha aperto un bando per la concessione di 21.000 ettari di terreno messi a disposizione di investitori stranieri per progetti agricoli con contratti di affitto vantaggiosi. Le concessioni sono di 17 anni per colture annuali o attività di zootecnia che non
richiedono infrastrutture particolari, e di 40 anni per attività pluriennali come viticoltura, frutticoltura,olivicoltura e zootecnia. Tra i requisiti dei progetti, l’aggregazione con imprese estere o nazionali, tra produttori e operatori di filiera, ma anche coerenza tecnica, economica e finanziaria del progetto.

mercoledì 25 agosto 2010

PAROLA DI ENOTECA



Nonostante l’Italia si ferma per le vacanze estive, la voglia di festeggiare con un buon vino non va in vacanza. Ecco il rumor che emerge dalle testimonianze raccolte tra alcune delle più prestigiose enoteche del Belpaese. Mentre le città si svuotano dei loro abitanti, arrivano i turisti a riempire il vuoto della clientela abituale, tanto che, generalmente, le vendite sono in linea con il resto dell’anno, festività natalizie escluse. E che si vada a Roma da “Trimani”, a Firenze alla “Vinoteca al Chianti” (due nostri clienti ), a Napoli all’“Enoteca Dante” o a Palermo da “Picone”, due sono le certezze estive: continua il boom delle bollicine, che continuano a prendere quote di mercato ai rossi, ma anche ai bianchi fermi; la fascia di prezzo delle bottiglie che muovono il mercato è quella che parte da 3-5 euro, e arriva a 8-10 euro. Anche se, precisa qualcuno, non manca, quella clientela che non guarda al prezzo per aggiudicarsi una grande bottiglia. E se gli stranieri che arrivano in enoteca sono sempre più preparati e seguono recensioni e guide, alla ricerca di Grandi rossi, tra i palati italiani, a detta di tutti, sono sempre più graditi, anche per la stagione calda, vini freschi, non molto alcolici e profumati.