Maurizio Peroni

LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !

lunedì 5 maggio 2014

WINESTORIES : ANDAR PER CANTINE

La Delegazione di Milano dell’Associazione Italiana Sommelier, in collaborazione con Sandra Furlan della Casa Editrice Mondadori, organizzerà un banco di degustazione per la presentazione della collana “Andar per cantine”, di Mauro Fermariello. 
L’evento si terrà mercoledì 7 maggio 2014 presso l'Hotel The Westin Palace, in Piazza della Repubblica 20, a Milano.


Il banco di degustazione sarà aperto dalle 15.30 alle 16.30 per gli operatori del settore (stampa, titolari di ristoranti, enoteche, wine bar), dalle 16.30 alle 20.30 per i Soci AIS (ingresso consentito agli ospiti fino alle h. 20.00)  e verrà allestito nelle bellissime Sale Colonne e Giardino, al piano mezzanino dell’Hotel.

I PODERI CAPECCI SAN SAVINO saranno presenti con i seguenti vini:
CIPREA OFFIDA PECORINO DOCG 2012
TUFILLA IGP PASSERINA 2013
PICUS ROSSO PICENO SUPERIORE DOP 2012
QUINTA REGIO IGP M.ROSSO 2010

Chiunque voglia essere presente all'evento in maniera assolutamente gratuita può stampare l'invito sotto riportato:


giovedì 27 marzo 2014

FARINETTI & EATALY

Dopo anni di elogi e trionfalismi, il “mito” di Oscar Farinetti  non incontra più soltanto consensi, ma sempre più spesso è messo in discussione ed è oggetto di critiche più o meno velate. Nelle ultime settimane, prima l’amico Carlin Petrini, che in un’intervista al quotidiano “La Stampa” aveva detto: “di Politica ne fa molta con il suo mestiere, non gli basta? E poi è sovraesposto”. Poi sono venute, la polemica con Celentano sull’ex Teatro Smeraldo di Milano, dove da poco ha aperto Eataly, la satira di Maurizio Crozza, con battute come “mentre mangi lento, Farinetti fa il grano veloce”, fino al “Tapiro d’Oro” di “Striscia la Notizia”, perché le borse di Eataly sono “made in Cina” e alcune maglie “made in Bangladesh”. Senza contare poi le querelle più serie con i sindacati, prima per l’apertura dell’Eataly di Bari, dove veniva contestata la mole dei contratti a tempo determinato dei neo assunti, e poi per quella di Milano, dove si è messo in risalto  il fatto che parte dei lavori edili siano stati appaltati a ditte romene, con costi e stipendi molto più bassi di quelli italiani. E ha fatto anche scalpore l’ingresso nel capitale di Eataly del fondo di investimento Tamburi, al 20%,
per il quale ha sborsato ben 120 milioni di euro. Tutto legale, va detto. E tutte “accuse” e polemiche alle quali Farinetti non si è mai sottratto e alle quali ha sempre risposto argomentando, ma non trovando più, nei fatti, il consenso quasi plebiscitario che ne ha segnato l’ascesa. E intanto, da New York, dove c’è l’Eataly forse di maggior successo, arriva la brutta notizia: la New York State Liquor Authority ha sospeso, per 6 mesi, la licenza di vendita di vino e alcolici all’Enoteca di Eataly New York, e la proprietà, che vede uniti Lidia e Joe Bastianich, lo chef Mario Batali e la famiglia Farinetti, dovranno anche pagare una multa di 500.000 dollari e rimuovere il nome di Lidia dalla licenza. Il tutto perché la legge dello Stato di New York vieta ai produttori di vino il possesso di licenze e negozi per la vendita di alcolici. Come dire: bussiness e tipicità non è un connubio che trova una facile convivenza !

sabato 8 marzo 2014

LE CANTINE PIU' BELLE D'ITALIA


Le più belle cantine del Belpaese, per architettura, bellezza e funzionalità, elette dai wine lover, hanno un podio tutto toscano: al n. 1 c’è l’avveniristica Petra, del Gruppo Terra Moretti a Suvereto, tra le più famose cantine d’autore d’Italia, progettata da Mario Botta, seguita, alla posizione n. 2, dalla nuova cantina Antinori, ideata nel Chianti Classico da Marco Casamonti, già molto famosa, e, al n. 3, dalla cantina firmata da uno dei più noti architetti italiani, Renzo Piano, per la Tenuta Rocca di Frassinello in Maremma . Sul binomio vino &
architettura, gli eno-appassionati non hanno dubbi: le cantine d’autore progettate dagli “archistar” sono ormai un fenomeno del mondo di Bacco e, tra le “eno-meraviglie”, ci sono anche il “Carapace” della Tenuta Castelbuono (famiglia Lunelli) a Montefalco, Terre Da Vino a Barolo, Ca’ Marcanda (Gaja) a Bolgheri, e Mezzacorona in Trentino, vere e proprie “cattedrali”, monumenti innalzati al dio Bacco, opere sontuose di architettura moderna, ma
anche “macchine” perfette al servizio della produzione enoica. Come dire: anche l'occhio vuole la sua parte!

LE MIGLIORI CANTINE ITALIANE SUL WEB

Frescobaldi, Masi, Mezzacorona: ecco il podio delle cantine italiane top su internet, tra siti aziendali e attività sui social network, secondo un'indagine, su parametri quantitativi e qualitativi, di una società di consulenza strategica, che ha analizzato fino al novembre 2013 la presenza e le attività online delle prime 25 aziende vinicole italiane per fatturato. A seguire il terzetto, ci sono Santa Margherita, Antinori, Zonin, Cavit, Gruppo Campari, La-Vis,
Giordano Vini e Banfi. Dall'indagine si evidenzia il dinamismo e la capacità di cambiamento del settore, ma il processo di digitalizzazione è ancora in fase di consolidamento e, per ora, sembra essere più caratterizzato dalla quantità che dalla qualità, pur non mancando casi di eccellenza. Tra le curiosità, guardando al dettaglio dei social più utilizzati, Cavit  è quella più seguita su Facebook, con oltre 150.000 fans, Campari quella con più iscritti proprio canale YouTube, mentre su Twitter, con oltre 6.000 followers, primeggia Mezzacorona. Dalla ricerca emerge, però, come manchi ancora una strategia sull’ottimizzazione dei siti per essere meglio individuati dai motori di ricerca, e come l’e-commerce sia esplorato da un esiguo numero di aziende (solo 1 su 25, nel caso della classifica). L’analisi qualitativa focalizzata sulla frequenza di aggiornamento ha evidenziato, invece che solo il 64% delle aziende analizzate ha pubblicato un post sulla propria pagina Facebook nell’ultima settimana presa in considerazione; su Twitter, nel 99% dei casi l’ultimo tweet è invece avvenuto negli ultimi sette giorni. Infine, nel canale YouTube del 34% delle aziende vinicole l’ultimo video risale agli ultimi 6 mesi presi in esame.

sabato 1 marzo 2014

L'ETICHETTA BUGIARDINO

Se ne parla da tempo, ma a volte, prima delle decisioni politiche e delle leggi, arriva il mercato a segnare la strada: Sainsbury, la seconda catena di grande distribuzione più grande del Regno Unito, ha deciso di indicare le calorie nelle etichette dei vini che imbottiglia con il proprio marchio. 20 etichette che riporteranno, dunque, l’apporto calorico per un bicchiere da 125 ml, in una sperimentazione che durerà almeno due anni, fatta, spiegano da Sainsbury, per aiutare i consumatori a fare scelte più consapevoli per la loro salute . Infatti l’85% dei cittadini britannici, per un sondaggio, non sa quante calorie ci sono in un bicchiere di vino. Quindi come il bugiardino nei medicinali è in arrivo l'etichetta-bugiardino, come peraltro è presente su tutti i cibi in commercio.

sabato 1 febbraio 2014

MARCHI TOP DEL BEVERAGE MONDIALE


Se l'Italia del vino è, senza dubbio, una delle grandi potenze mondiali del settore, leader in tanti mercati strategici, dagli Usa alla Germania, con un valore dell’export pari a più di 5 miliardi di euro e seconda solo alla Francia, potrebbe suonare strano, dunque, che tra i primi 100 brand del beverage mondiale, dove dominano i whisky, ci sia solo un marchio enoico italiano, quello della “Martini Sparkling Wine” (del gruppo Bacardi-Martini), peraltro alla posizione n. 89. Oppure, è questa solo una logica conseguenza del tessuto produttivo del vino del Belpaese, fatto per la grandissima maggioranza di piccole e medie imprese, con produzioni spesso al di sotto del milione di bottiglie, e dove anche le realtà più grandi, a livello di volumi, raramente reggono il confronto con i colossi americani, francesi e non solo? È una delle chiavi di lettura possibili della “The Power 100”, la classifica dei brand del beverage più affermati nel mondo, realizzata da Intangible Business, studio inglese tra i più importanti nella “brand valutation”. Una classifica affidata alla valutazione (con voti da 1 a 10) di parametri come il market share, la crescita del brand negli ultimi 10 anni, il posizionamento di prezzo, il numero dei mercati in cui ha una presenza significativa, ma non solo, da parte di esperti del settore, dall’industria alla comunicazione. Nella “top 10” assoluta, a dire il vero, non c’è neanche un brand enoico: la lista recita, nell’ordine, Johnnie Walker, Smirnoff, Bacardi, Martini, Hennessy, Jack Daniel’s, Absolut, Captain Morgan, Chivas Regal e Ballantine’s. Per trovare il primo nome enologico si deve scorrere fino alla posizione n. 16, dove c’è Moët et Chandon, del colosso francese Lvmh. A scorrere la lista delle nazionalità, emerge come, a livello di singoli brand, la partita sia tra Usa, Francia e Australia. Ma, per la fortuna del Belpaese, e del suo tessuto produttivo, fatto di piccoli artigiani della vigna, c’è un marchio che, alla prova del mercato, ne batte molti: quello collettivo del made in Italy.

BILANCIO SULL'EXPORT 2013 DEI VINI ITALIANI


E' sempre l'estero l'ancora di salvezza del mercato del vino italiano? Qualcosa sta cambiando anche su questo fronte, tanto che le spedizioni del 2013 hanno fatto registrare un arretramento del 3% sullo stesso periodo del 2012, a quota 1,6 milioni di tonnellate, mentre in valore, hanno avuto una crescita dell’8,4%, a quota 4,1 miliardi di euro. Questo emerge dai dati Istat sul settore vitivinicolo dei primi 10 mesi del 2013, che confermano le  partire dagli Stati Uniti, primo sbocco per giro d’affari complessivo, dove le vendite hanno toccato i 907 milioni di euro (+7,9%). Fa bene anche la Germania, con un +8% in valore, ma la vera sorpresa è la Francia, primo consumatore mondiale e storico competitor dell’Italia enoica, dove la crescita è stata del 13%, mentre la Gran Bretagna è la conferma (+17,1%), a braccetto con Norvegia (+17,8%), Svezia (+15,7%) e Danimarca (+7,4%). Le note dolenti arrivano dalla Cina, che ha visto un crollo dei volumi (-33%), accompagnato da una leggera crescita in valore (+2,7%), e dal Canada, quinto mercato del vino italiano, che fa segnare una flessione decisamente meno preoccupante, -3,8% in volume e -0,5% in valore.