Maurizio Peroni

LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !

lunedì 20 giugno 2011

I 50 POTENTI DEL VINO

1. Pierre Pringuet
2. Eric de Rothschild
3. Robert Parker
4. Mel Dick
5. Robert Sands
6. Annette Alvarez
7. Don St Pierre Jr
8. Wu Fei
9. Eduardo Guilisasti
10. Jancis Robinson
11. Bernaud Arnault
12. Nobutada Saji
25. J. Charles Boisset
26. Jeannie Cho Lee
27. Simon Berry
28. Hugh Johnson
29. Peter Gago
30. Aubert de Villaine
31. John Kapon
32. Ch’ng Poh Tiong
33. S. Derenoncourt
34. Pierre A. Casteja
35. Piero Antinori
36. G. de Montgolfier
37. Denis Dubourdieu
13. Steven Spurrier
14. Dan Jago
15. Gina Gallo
16. Wine Blogger
17. Robert Shum
18. Michel Rolland
19. Pierre Castel
20. Tony Laithwaite
21. Marvin Shanken
22. Miguel Torres
23. Sylvie Cazes
24. Gary Vaynerchuk
38. Eric LeVine
39. Gary Boom
40. Allen Meadows
41. M. Chadronnier
42. Michael Hill Smith
43. Serena Sutcliffe
44. P. M. Guillaume
45. Nicolas Joly
46. Frederic Rouzaud
47. Nicholas Catena
48. Yasuhisa Hirose
49. Pedro Parra
50. Lorenzo Bencistà
Che cosa vuol dire “avere potere” nel mondo del vino? Significa fare un buon
vino? Oppure grandi fatturati e buoni utili? Affermare un’etichetta? Oppure, nel mondo di oggi, dominato dall’immagine e dalla comunicazione,fare moda, creare trend, in altre parole: essere influenti? Lo spiega Guy Woodward, direttore della rivista inglese Decanter che nel numero di luglio pubblica la sua classifica biennale (Power List) dei 50 personaggi più influenti nel mercato, “the peole who influence what’s in your glass”. Diciamo subito che la lista rispecchia perfettamente i nuovi assetti del mercato enologico globale: primeggiano, come sempre, francesi e americani ma cresce, eccome!, la presenza (e quindi l’influenza) dei cinesi. Al primo posto c’è Pierre
Pringuet, ceo del colosso francese Pernod Richard (7 miliardi di euro di fatturato e brand come gli Champagne Mumm e Perrier-Jouet). Segue Eric de
Rothshild , presidente di Domaines de Barons de Rothschild (salito dal numero 20 grazie all’enorme influenza che Chateau Lafite ha attualmente in Cina, soprattutto nel mercato delle aste: si ricorda ancora l’asta record di Hong Kong dove tre bottiglie Lafite 1869 sono state battute per 500mila euro). Terzo posto per Robert Parker, l’esperto e critico di vino americano che rispetto allo scorso anno perde, però, una posizione. Ma per trovare la presenza cinese non dobbiamo scendere troppo: già in ottava posizione ecco Wu Fei, general manager di Cofco, colosso pubblico cinese dell’agroalimentare ; seguito, in 28° posizione da Robert Shum, fondatore di Aussino World Wines (trading company cinese di vino) . Entrano in classifica anche la blogger di Hong Kong Jeannie Cho Lee (26 °) e Ch’ng Poh Tiong (32°), editore di The Wine Review, la più antica rivista vinicola del sud-est asiatico. E gli italiani?. Nella classifica la rappresentanza del Belpaese è dimezzata: da quattro del 2009 a due. Il primo è Piero Antinori (35°), uno dei nomi più noti dell’Italia vinicola, alla guida delle Tenute Antinori (2.200 ettari divisi tra Toscana, Umbria, Piemonte, Franciacorta e Puglia, per una produzione di 20milioni di bottiglie). L’altro italiano non è un produttore, ma un piccolo industriale metalmeccanico, titolare di Enomatic di Firenze (leader italiano nelle tecnologie per il vino), Lorenzo Bencistà Falorni che in meno di dieci anni ha portato i suoi prodotti in oltre 70 Paesi. A lui Decanter riserva la posizione numero 50. Ma per i lettori della rivista inglese Falorni meritava il primo posto: nel sondaggio sul sito della rivista lo ha scelto il 22% dei 2.500 lettori-votanti.

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