Adriano Orsi, presidente del settore vitivinocolo di Fedagri, la più grande centrale enocooperativa italiana (140mila soci per 18milioni di hl di prodotto),nell'assemblea annuale della sua federazione ha evidenziato due cose: che la qualità del vino
italiano ha creato una grande ricchezza in questi anni; ma che questa ricchezza oggi
è in pericolo perchè, paradossalmente, il balzo dei prezzi (dal 20 al 50% in più rispetto alla campagna 2010) rischia di scardinare l'equilibrio della filiera, dal produttore ai vari segmenti della wine industry (imbottigliatori, commercianti,
trader).0rsi lo dice chiaramente ai suoi associati: "La vendemmia è stata scarsa, sei-sette milioni di ettolitri in meno, due volte la produzione della Grecia e
del Portogallo; la materia prima s'è fatta improvvisamente scarsa e di conseguenza i prezzi sono schizzati verso l'alto. Una buona notizia per i viticoltori ma solo all'apparenza perchè in un sistema complesso è evidente che la filiera industriale
e commerciale non potrà trasferire sul prezzo finale della bottiglia incrementi di costi di tale dimensione". Paradosso nel paradosso, la giusta strategia del "fly to quality" ha fatto salire la produzione di vini a denominazione ma ha ridotto drasticamente quella dei vini da tavola che sono una quota importante dei consumi. "Comincia a mancare il vino da tavola" dice Corrado Casoli,del Gruppo Italiano Vini,
un colosso da 340 milioni di euro di fatturato (stima 2011) e quel poco che c'è, lo si deve pagare caro". Oppure fare come tante Cantine che vanno in Spagna a comprare il vino da tavola pagandolo il 20-30% in meno, bypassando il maggior costo della
materia prima italiana e azzerando quindi il surplus di reddito atteso dai produttori. "Per la cooperazione" aggiunge Orsi di Fedagri "è ancora più complicato perchè le cantine debbono ritirare la materia prima dei soci ma non possono ignorare i maggiori prezzi registrati sul mercato". "Chi rischia davvero" spiegano alla Caviro di Faenza primo produttore italiano con 180milioni di litri (Tavernello e altri marchi popolari) "sono gli imbottigliatori che producono per la grande
distribuzione e che quest'anno si vedranno costretti a ridurre i loro margini, considerando anche tutti gli altri aumenti (vetro, tappi, logistica, etc), pur di restare sugli scaffali dei supermercati". L'annata 2011 sarà davvero difficile.
Nessun commento:
Posta un commento