Maurizio Peroni

LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !

mercoledì 21 dicembre 2011

PILLOLE DI SCIENZA:LA FINE DEL "BRETT"

I mportante passo avanti nella genetica del vino. In Australia un team di scienziati ha sequenziato il genoma del Brettanomyces, un lievito conosciuto come Brett, assai dannoso per il vino.Secondo l’Australian Wine Research Institute (AWRI) questa scoperta è in grado di dare ai produttori di vino un vantaggio competitivo molto
importante nella gestione di questo fungo che appartiene alla famiglia dei saccaromiceti.Il termine “brett” è utilizzato nel gergo enologico per indicare i brettanomiceti,una specie di lieviti che normalmente si sviluppa sia nelle uve sia nei locali in cui si produce e si conserva il vino, ed ha la pessima caratteristica di rovinarlo trasferendo al prodotto sentori poco gradevoli. Finora la precauzione più efficace adottata dai produttori è stata quella di limitare il più possibile
il suo sviluppo con una serie di misure preventive che iniziano dai filtraggi e finiscono nel controllo costante della pulizia dei vasi vinari. Ma ora il sequenziamento del Dna scoperto dagli australiani ha svelato la mappa genetica del Brett e questo permetterà di debellarlo definitivamente.

AUGURI DI BUONE FESTE

lunedì 19 dicembre 2011

LE DOC ITALIANE FATTE ALL'ESTERO

Chianti imbottigliati all'estero,che una volta uscito dai confini italiani sfugge ai controlli; è questo il destino di molti vini blasonati verso i mercati della Polonia,
Germania o paesi scandinavi. Ma non è il solo: uno dei vini italiani più venduti nella Gdo, il Montepulciano d'Abruzzo, 117 milioni di bottiglie, per il
52% è confezionato fuori regione, con una percentuale estera del 5,6%, equivalente
a 50mila hl l'anno. Situazioni analoghe si registrano in Puglia per il Salice Salentino, il Primitivo di Manduria e Castel del Monte, e nel “profondo nord vinicolo” per altre Doc come Barbera d'Asti (4mila hl), Piave (10mila hl),Piemonte (7mila hl) e Barolo (1.600 hl). Come si spiega questo fenomeno del “vino italiano fatto all'estero"? La falla sta nel DL 2 novembre 2010 sui controlli, che non impone nessun obbligo per i vini sfusi che lasciano l'Italia. E in mancanza di accordi bilaterali tra Paesi, gli ispettori degli enti di certificazione non possono andare all'estero a fare le verifiche. Per questo, il Consorzio toscano corre ai rimedi:
Il prossimo anno presenterà un nuovo disciplinare con l'imbottigliamento in zona. Come avviene, del resto, con il Chianti Classsico-Gallo Nero. Una soluzione, questa, non applicabile però alla Doc Montepulciano d'Abruzzo: l'imbottigliamento fuori regione è un male necessario perché la viticoltura locale è legata a un forte sistema cooperativo che produce quasi esclusivamente vino sfuso.Passiamo in Puglia dove il 50% del Salice salentino e del Primitivo escono sfusi per essere imbottigliati fuori, soprattutto in Gran Bretagna, Usa e Germania e perfino in Cina. Va detto infatti che oggi si trovano alcune Doc pugliesi a 1,3 euro senza sapere bene con che cosa siano fatte. C'è da preoccuparsi? Va detto, intanto, che il vino che “emigra” all'estero non torna in Italia, ma resta nei mercati esteri. Secondo i dati di Valoritalia, nel 2010 sono usciti dai confini italiani 107mila ettolitri di vino Doc sfuso. Il fenomeno interessa poche denominazioni, anche se per alcune denominazioni, come i vini della Valtellina, (3mila hl esportati), esistono accordi bilaterali Italia-Svizzera che consentono di controllare tutta la filiera. Peccato che non sia così né per il Chianti, né per il Montepulciano d'Abruzzo e molte doc della Puglia.
La soluzione, infatti, sarebbe un sistema di accordi bilaterali con i Paesi "imbottigliatori”. Ma è sicuro che questo interessi ?

giovedì 15 dicembre 2011

LE VARIETA' DEL FUTURO

Sebbene le previsioni spesso non si avverino, molti si interrogano sulle scelte varietali future in viticoltura. Anzitutto le scelte sono orami globalizzate e pertanto continuerà la concentrazione su un numero limitato di varietà, ma con una maggiore apertura a quelle autoctone locali e la riduzione di quelle internazionali. Nel complesso si verificherà la perdita della biodiversità genetica e qualitativa, con la produzione di vini sempre più uguali in tutto il mondo. Uno spazio maggiore avranno le novità derivanti da incroci tra varietà di V. vinifera, quali Palava e Marselan tra la straniere, Rebo (sel. Rigotti), Manzoni bianco (sel. Manzoni) ed Ervi (sel. Fregoni) fra le italiane. Agli ibridi interspecifici resistenti alle malattie, al contrario, saranno preferiti gli Ogm dei vitigni di classe, ingegnerizzati con l'inserimento di geni codificanti per resistenze alle malattie, perché non avranno aromi marcati di viti selvatiche delle specie americane.
Un peso fondamentale nelle scelte varietali avranno le richieste dei mercati internazionali, ad esempio relative ai vini bianchi leggeri e spumanti; sono perciò interessanti le nuove varietà da spumanti Celtica, Virgilio e Pliniana e derivanti da incroci fra Chardonnay, Pinot nero e Riesling italico.
L'eventuale liberalizzazione dei diritti di impianto comporterà squilibri avversi alla collina e favorevoli alla pianura, comprensori di varietà di qualità mediocre.
Al contrario si ritiene che un allargamento delle liste varietali regionali possa favorire l'aggiornamento e il miglioramento qualitativo, attraverso l'introduzione di varietà eccellenti di altre Regioni italiane e di incroci. Bisogna riconoscere che i disciplinari delle Doc, Docg e Igt, che occupano il 50% delle produzioni italiane, cristallizzano le piattaforme ampelografiche, anche in aree dove i suddetti vini sono uguali a quelli da tavola, nei quali l'Ue ha previsto la liberalizzazione dell'uso del nome varietale in etichetta anche in assenza di indicazione geografica.
Un ruolo essenziale nelle scelte varietali avranno i cambiamenti climatici, che richiedono vitigni resistenti agli stress o il trasferimento della viticoltura in latitudine e altitudine, alla ricerca delle zone ove le uve possano maturare in periodi con frequenti oscillazioni termiche giorno-notte. La viticoltura sta marciando verso Nord e laddove oggi si coltivano vitigni bianchi si potranno coltivare varietà rosse (es. Germania), mentre dove non esiste la viticoltura si coltiveranno i vitigni bianchi e per gli spumanti, come sta avvenendo in Gran Bretagna.
Le varietà del futuro, tradizionali o nuove, dovranno soddisfare esigenze specifiche (es. spumanti) oppure più ampie e flessibili (es. adattamento ai climi) rispetto al passato, ma rimarrà l'obiettivo irrinunciabile della qualità, perché i consumatori dell'avvenire avranno più cultura e sensibilità per i vini provvisti di tipicità, alla quale la varietà contribuisce per circa il 50%, mentre l'altro 50% è fornito dal terroir.

giovedì 8 dicembre 2011

TRACCIABILITA' ANCHE PER LE IGP

L' anarchia enologica, forse, è finita. Anche le Igt, il grande buco nero della wine industry nazionale, entreranno, a partire da agosto 2012, nelle procedure e nei processi di certificazione e controllo così come prevedono le regole europee. Lo
ha annunciato il capo dell'Icqrf, Giuseppe Serino, al termine dell'ennesimo incontro
con tutti i rappresentanti della filiera, da Confagricoltura a Federvini, da Coldiretti a Fedagri a Lega Coop, che si erano presentati - finalmemte- con un documento unitario tranne su un punto: il modello di controllo delle Igt sui cui la cooperazione,come si sa, ha avuto fino a ieri un "diverso parere":rintracciabilità (vale a dire dalla bottiglia alle uve) invece che tracciabilità (dalla vigna alla
bottiglia). Fino a ieri, dicevamo.Perchè l'ultimo documento consegnato all'Icqrf segnala un significativo passo avanti della cooperazione ad accettare la tracciabilità seppure in forme meno invasive da parte degli enti di certificazione. Ecco come si spiega l'annuncio di Serino:"Proporrò al ministro un decreto che consideri le Igt alla stessa stregua delle Do come vuole l'Ue". L'impegno a incontrare al più presto i rappresentanti delle Regioni perchè il decreto ha una certa urgenza di promulgazione. Dal 2012, dunque, finisce l'anomalia italiana
delle Igt controllate dall'Icqrf invece che dagli enti di certificazione (e
con i costi a carico dell'Erario invece che sui produttori). Il processo una volta a regime consentirà di confrontare le due grandezze enologiche fondamentali: gli ettolitri di Igt dichiarati e il numero delle bottiglie immesse sul mercato. Fine dell'anarchia, e vita difficile per i furbettti del vino. Perchè gli ispettori dell'Icqrf avranno più tempo per dedicarsi al loro lavoro più importante: i controlli e la repressione delle frodi.

PIU' TASSE SUL VINO

Il presidente del Consiglio ha definito il suo decreto “Salva Italia” ma dalle organizzazioni agricole è stato subito ribattezzato “Affossa-agricoltura”. La manovra
del governo Monti, appare come una stangata per il settore, soprattutto se si considera la nuova Imu su case, terreni e fabbricati. L'applicazione della norma
contenuta nel DL prevede un'aliquota dello 0,2% sui fabbricati strumentali. Quindi anche sulle cantine, che ricadono nei beni strumentali.Il risultato è che aziende che prima non pagavano nulla sul valore degli edifici ora dovranno farlo. Un forte segno di discontinuità, non c'è dubbio, rispetto al passato quando l'agricoltore pagava le tasse basando il calcolo sul valore catastale dei terreni. Nel dettaglio, la nuova Imu prevede un'imposta pari allo 0,2% sul valore catastale moltiplicato per 60. E sarà facoltà dei Comuni ridurre l'aliquota allo 0,1%. Restano in piedi, invece, le
agevolazioni previste dall'attuale regime fiscale per zone svantaggiate e vigneti di collina, che interessano la gran parte delle aziende.