Maurizio Peroni

LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !

lunedì 19 dicembre 2011

LE DOC ITALIANE FATTE ALL'ESTERO

Chianti imbottigliati all'estero,che una volta uscito dai confini italiani sfugge ai controlli; è questo il destino di molti vini blasonati verso i mercati della Polonia,
Germania o paesi scandinavi. Ma non è il solo: uno dei vini italiani più venduti nella Gdo, il Montepulciano d'Abruzzo, 117 milioni di bottiglie, per il
52% è confezionato fuori regione, con una percentuale estera del 5,6%, equivalente
a 50mila hl l'anno. Situazioni analoghe si registrano in Puglia per il Salice Salentino, il Primitivo di Manduria e Castel del Monte, e nel “profondo nord vinicolo” per altre Doc come Barbera d'Asti (4mila hl), Piave (10mila hl),Piemonte (7mila hl) e Barolo (1.600 hl). Come si spiega questo fenomeno del “vino italiano fatto all'estero"? La falla sta nel DL 2 novembre 2010 sui controlli, che non impone nessun obbligo per i vini sfusi che lasciano l'Italia. E in mancanza di accordi bilaterali tra Paesi, gli ispettori degli enti di certificazione non possono andare all'estero a fare le verifiche. Per questo, il Consorzio toscano corre ai rimedi:
Il prossimo anno presenterà un nuovo disciplinare con l'imbottigliamento in zona. Come avviene, del resto, con il Chianti Classsico-Gallo Nero. Una soluzione, questa, non applicabile però alla Doc Montepulciano d'Abruzzo: l'imbottigliamento fuori regione è un male necessario perché la viticoltura locale è legata a un forte sistema cooperativo che produce quasi esclusivamente vino sfuso.Passiamo in Puglia dove il 50% del Salice salentino e del Primitivo escono sfusi per essere imbottigliati fuori, soprattutto in Gran Bretagna, Usa e Germania e perfino in Cina. Va detto infatti che oggi si trovano alcune Doc pugliesi a 1,3 euro senza sapere bene con che cosa siano fatte. C'è da preoccuparsi? Va detto, intanto, che il vino che “emigra” all'estero non torna in Italia, ma resta nei mercati esteri. Secondo i dati di Valoritalia, nel 2010 sono usciti dai confini italiani 107mila ettolitri di vino Doc sfuso. Il fenomeno interessa poche denominazioni, anche se per alcune denominazioni, come i vini della Valtellina, (3mila hl esportati), esistono accordi bilaterali Italia-Svizzera che consentono di controllare tutta la filiera. Peccato che non sia così né per il Chianti, né per il Montepulciano d'Abruzzo e molte doc della Puglia.
La soluzione, infatti, sarebbe un sistema di accordi bilaterali con i Paesi "imbottigliatori”. Ma è sicuro che questo interessi ?

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