Sebbene le previsioni spesso non si avverino, molti si interrogano sulle scelte varietali future in viticoltura. Anzitutto le scelte sono orami globalizzate e pertanto continuerà la concentrazione su un numero limitato di varietà, ma con una maggiore apertura a quelle autoctone locali e la riduzione di quelle internazionali. Nel complesso si verificherà la perdita della biodiversità genetica e qualitativa, con la produzione di vini sempre più uguali in tutto il mondo. Uno spazio maggiore avranno le novità derivanti da incroci tra varietà di V. vinifera, quali Palava e Marselan tra la straniere, Rebo (sel. Rigotti), Manzoni bianco (sel. Manzoni) ed Ervi (sel. Fregoni) fra le italiane. Agli ibridi interspecifici resistenti alle malattie, al contrario, saranno preferiti gli Ogm dei vitigni di classe, ingegnerizzati con l'inserimento di geni codificanti per resistenze alle malattie, perché non avranno aromi marcati di viti selvatiche delle specie americane.
Un peso fondamentale nelle scelte varietali avranno le richieste dei mercati internazionali, ad esempio relative ai vini bianchi leggeri e spumanti; sono perciò interessanti le nuove varietà da spumanti Celtica, Virgilio e Pliniana e derivanti da incroci fra Chardonnay, Pinot nero e Riesling italico.
L'eventuale liberalizzazione dei diritti di impianto comporterà squilibri avversi alla collina e favorevoli alla pianura, comprensori di varietà di qualità mediocre.
Al contrario si ritiene che un allargamento delle liste varietali regionali possa favorire l'aggiornamento e il miglioramento qualitativo, attraverso l'introduzione di varietà eccellenti di altre Regioni italiane e di incroci. Bisogna riconoscere che i disciplinari delle Doc, Docg e Igt, che occupano il 50% delle produzioni italiane, cristallizzano le piattaforme ampelografiche, anche in aree dove i suddetti vini sono uguali a quelli da tavola, nei quali l'Ue ha previsto la liberalizzazione dell'uso del nome varietale in etichetta anche in assenza di indicazione geografica.
Un ruolo essenziale nelle scelte varietali avranno i cambiamenti climatici, che richiedono vitigni resistenti agli stress o il trasferimento della viticoltura in latitudine e altitudine, alla ricerca delle zone ove le uve possano maturare in periodi con frequenti oscillazioni termiche giorno-notte. La viticoltura sta marciando verso Nord e laddove oggi si coltivano vitigni bianchi si potranno coltivare varietà rosse (es. Germania), mentre dove non esiste la viticoltura si coltiveranno i vitigni bianchi e per gli spumanti, come sta avvenendo in Gran Bretagna.
Le varietà del futuro, tradizionali o nuove, dovranno soddisfare esigenze specifiche (es. spumanti) oppure più ampie e flessibili (es. adattamento ai climi) rispetto al passato, ma rimarrà l'obiettivo irrinunciabile della qualità, perché i consumatori dell'avvenire avranno più cultura e sensibilità per i vini provvisti di tipicità, alla quale la varietà contribuisce per circa il 50%, mentre l'altro 50% è fornito dal terroir.
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