Ai vari profumi che gli enologi attribuiscono al vino sta per aggiungersi anche il “retrogusto meteorite”. La provocazione “spaziale” arriva dal Cile, dove un
produttore e astronomo, Ian Hutcheon, ha lanciato il “Meteorito”, un Cabernet Sauvignon fatto invecchiare in botte con un frammento di un asteroide datato 4,5 miliardi di anni fa. “Sono stato interessato al vino e all’astronomia per molti anni - spiega Ian Hutcheon - e volevo trovare un modo per combinare le due cose”. Il frammento utilizzato, lungo circa 7 centimetri, è stato donato da un collezionista Usa, e proviene da un meteorite caduto nel deserto di Atacama 6.000 anni fa. Sarei curioso di assaggiarlo!!!!
Maurizio Peroni
LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !
sabato 28 gennaio 2012
L'IDENTIKIT DEL CONSUMATORE IN TEMPO DI CRISI
Poco magazzino, vini più legati al consumo quotidiano ma con un migliore rapporto qualità/prezzo: così la crisi diventa un’opportunità per fare piazza pulita dei vini che non piacciono più. Bollicine e vini leggeri? Una ‘moda duratura’, ma solo se l’offerta sarà di qualità. I consumatori non ne potevano più di vini strutturati e alcolici. Quelli, per intenderci, che quattro persone a tavola durante una cena non riescono a finire. È questa l’altra faccia della crisi, quella che di fronte alla necessità di ridurre i costi diventa un’opportunità per alleggerire la cantina: la maggiore coscienza si riflette anche su una corretta gestione del magazzino e sulla sua rotazione, portando il ristoratore a rinunciare alle etichette che non sono particolarmente vendute o richieste e a concentrare la propria offerta. Per fare la giusta carta dei vini bisogna allora fare l’identikit del nuovo consumatore, sfatando magari alcuni tabù, perché è vero che la crisi e le campagne contro il consumo di bevande alcoliche stanno condizionando i consumi di vino al ristorante, ma è altrettanto vero che la diminuzione dei consumi è in atto ormai da anni in Italia e tendenzialmente li porterà al di sotto dei 40 litri pro capite; la causa è il cambiamento nello stile di vita, rivolto a una maggiore attenzione verso il proprio corpo e verso gli aspetti salutistici dell’alimentazione. Inoltre, i vini strutturati non piacciono più così tanto, mentre il consumatore medio è più informato, curioso, viaggia e assaggia vini di altri Paesi. Infine, professionisti come i sommelier possono fare la differenza tra bere colto e informato e quello generalista. Viste queste premesse, le nuove carte dei vini dovrebbero essere un mix di etichette, tendenzialmente più legate al consumo quotidiano, con vini più leggeri, freschi e "beverini".Il desiderio di bere vini leggeri però prenderà piede solo per i vini che risulteranno gratificanti alla beva, di buona sapidità ed espressione riconoscibile dei più disparati territori vitivinicoli italiani. E poi ci sono le bollicine, che sono una forte tendenza attuale per un consumo che ormai copre tutto l’anno. Fondamentale sarà il rapporto qualità/prezzo e il ruolo di ristoratori e sommelier capaci di raccontare il vino, consigliare e orientare l’acquisto verso il gusto che il cliente cerca e verso il prezzo che è disposto a spendere.
PILLOLE DI SCIENZA: I TIOLI
Il termine “mineralità” è molto usato da parte delle riviste specializzate, delle guide e anche da parte dei produttori. Questa tendenza è evidente nel mondo
anglosassone che associa questo carattere alla qualità, all’originalità e all'autenticità soprattutto per i vini bianchi di regioni settentrionali ( come il Riesling). Eppure non esistono pubblicazioni scientifiche dedicate a questo tema. La maggiore difficoltà nasce dal fatto che la mineralità è una sensazione multisensoriale e multimodale che combina olfatto, gusto e reazioni trigeminali. Si distingue una mineralità salina da una mineralità amara e viene descritta da note aromatiche di selce, pietra focaia, pietre secche, grafite,ostriche fresche, fumèe, cherosene,etc. Spesso è associata al terroir che per alcuni degustatori conferisce le note minerali. La ricerca rimane molto scettica su queste ipotesi fantasiose e attribuisce invece queste note sensoriali ad alcuni composti solforati, i "TIOLI" presenti in forma ridotta, legati al vitigno e alle condizioni di maturazione dell’uva. In effetti il benzenemetanetiolo conferisce una dimensione empireumatica al vino molto simile alla nota di pietra focaia. Una recente ricerca condotta su vini di Borgogna ha permesso di evidenziare una diversa percezione di mineralità da parte dei degustatori. Abbastanza comune sembra invece la sensazione sensoriale associata
ai composti solforati ed all’equilibrio acido.
anglosassone che associa questo carattere alla qualità, all’originalità e all'autenticità soprattutto per i vini bianchi di regioni settentrionali ( come il Riesling). Eppure non esistono pubblicazioni scientifiche dedicate a questo tema. La maggiore difficoltà nasce dal fatto che la mineralità è una sensazione multisensoriale e multimodale che combina olfatto, gusto e reazioni trigeminali. Si distingue una mineralità salina da una mineralità amara e viene descritta da note aromatiche di selce, pietra focaia, pietre secche, grafite,ostriche fresche, fumèe, cherosene,etc. Spesso è associata al terroir che per alcuni degustatori conferisce le note minerali. La ricerca rimane molto scettica su queste ipotesi fantasiose e attribuisce invece queste note sensoriali ad alcuni composti solforati, i "TIOLI" presenti in forma ridotta, legati al vitigno e alle condizioni di maturazione dell’uva. In effetti il benzenemetanetiolo conferisce una dimensione empireumatica al vino molto simile alla nota di pietra focaia. Una recente ricerca condotta su vini di Borgogna ha permesso di evidenziare una diversa percezione di mineralità da parte dei degustatori. Abbastanza comune sembra invece la sensazione sensoriale associata
ai composti solforati ed all’equilibrio acido.
giovedì 12 gennaio 2012
LE TENDENZE DEL VINO NEL 2012
Quali saranno i trend 2012 per il vino italiano, tra tensioni finanziarie,Imu e il costo dei carburanti alle stelle? ....ma, il vigneto del Belpaese potrebbe avere qualche asso nella manica. L’export continuerà a rappresentare l’antidoto alle difficoltà del mercato interno. E per i vini del made in Italy sarà importante la
ricettività dei mercati asiatici, in testa la Cina e l’India, approdo “naturale” per i grandi brand, un po’ meno immediato, ma potenzialmente importantissimo, per i piccoli. Il mercato interno,negli ultimi anni in costante calo, potrebbe complicarsi ulteriormente a causa della crisi, ma tanti produttori sembrano voler tornare ad investire con più decisione anche “in patria”, se non per far crescere i consumi, almeno per fermarne la discesa. Mercato italiano che potrebbe reagire con segni di
discontinuità, in favore di un ritorno al classico, cioè ad etichette ed aziende storicizzate dalla forza del proprio marchio o da quella del proprio stile e della propria consistenza e continuità qualitativa. Una sorta di rassicurante “caccia” alle certezze. Il 2012, probabilmente, vedrà divaricarsi ancora di più, in Italia e nel mondo, la forbice di prezzi, polarizzando i consumi tra vini “cheap” (fino a 5 euro) e “fine wines” (da 50 euro in su). Ma, a sorpresa, potrebbe anche essere l’anno della riscossa dei “second vin”,il cui prezzo è nel mezzo, che hanno sofferto nel recente passato ma che, potrebbero riconquistare qualche posizione, grazie ad una qualità che, spesso, rasenta quella dei “cru”, e alla competenza di consumatori sempre più preparati. L’idea di sostenibilità ambientale, poi, continuerà a tirare, con i vini da agricoltura biologica e/o biodinamica che emergeranno ancora di più nel “Vecchio Mondo”, ma il cui appeal potrebbe valicare l’oceano, U.S.A. in testa. E crescerà la richiesta di vini più bevibili ed equilibrati, anche se il riscaldamento globale
continuerà a spostare il profilo organolettico dei vini in direzione opposta, a partire dal grado alcolico.
ricettività dei mercati asiatici, in testa la Cina e l’India, approdo “naturale” per i grandi brand, un po’ meno immediato, ma potenzialmente importantissimo, per i piccoli. Il mercato interno,negli ultimi anni in costante calo, potrebbe complicarsi ulteriormente a causa della crisi, ma tanti produttori sembrano voler tornare ad investire con più decisione anche “in patria”, se non per far crescere i consumi, almeno per fermarne la discesa. Mercato italiano che potrebbe reagire con segni di
discontinuità, in favore di un ritorno al classico, cioè ad etichette ed aziende storicizzate dalla forza del proprio marchio o da quella del proprio stile e della propria consistenza e continuità qualitativa. Una sorta di rassicurante “caccia” alle certezze. Il 2012, probabilmente, vedrà divaricarsi ancora di più, in Italia e nel mondo, la forbice di prezzi, polarizzando i consumi tra vini “cheap” (fino a 5 euro) e “fine wines” (da 50 euro in su). Ma, a sorpresa, potrebbe anche essere l’anno della riscossa dei “second vin”,il cui prezzo è nel mezzo, che hanno sofferto nel recente passato ma che, potrebbero riconquistare qualche posizione, grazie ad una qualità che, spesso, rasenta quella dei “cru”, e alla competenza di consumatori sempre più preparati. L’idea di sostenibilità ambientale, poi, continuerà a tirare, con i vini da agricoltura biologica e/o biodinamica che emergeranno ancora di più nel “Vecchio Mondo”, ma il cui appeal potrebbe valicare l’oceano, U.S.A. in testa. E crescerà la richiesta di vini più bevibili ed equilibrati, anche se il riscaldamento globale
continuerà a spostare il profilo organolettico dei vini in direzione opposta, a partire dal grado alcolico.
martedì 3 gennaio 2012
ESTERO: IL FUTURO DEL VINO ITALIANO
Un bilancio ufficiale ancora non c’è, ma pare proprio che il 2011 segnerà un nuovo record dell’export in volume e valore per il vino italiano. Con i consumi pro-capite in strutturale calo sotto i 40 litri all’anno, sembra proprio che la rotta delle cantine per crescere ancora, sia quella dell’estero. Ma tra mercati stranieri
consolidati come gli Stati Uniti, o emergenti come l’Asia, il rischio di “trascurare” gli investimenti per riconquistare i consumatori nel Belpaese è dietro l’angolo. E sarebbe un errore clamoroso, perché l’Italia è tra i primi 4 Paesi al mondo per consumo pro-capite. E anche l’estero va gestito bene: molti si stanno concentrando sui mercati emergenti, lasciando spazi vuoti, per assurdo, nei mercati storici. Il futuro, però, si gioca nella sfida oltreconfine, dove ci sono mercati immensi in cui il vino italiano sta avendo un grande successo perché è espressione del nostro stile di vita, che è tanto amato in tutto il mondo.
consolidati come gli Stati Uniti, o emergenti come l’Asia, il rischio di “trascurare” gli investimenti per riconquistare i consumatori nel Belpaese è dietro l’angolo. E sarebbe un errore clamoroso, perché l’Italia è tra i primi 4 Paesi al mondo per consumo pro-capite. E anche l’estero va gestito bene: molti si stanno concentrando sui mercati emergenti, lasciando spazi vuoti, per assurdo, nei mercati storici. Il futuro, però, si gioca nella sfida oltreconfine, dove ci sono mercati immensi in cui il vino italiano sta avendo un grande successo perché è espressione del nostro stile di vita, che è tanto amato in tutto il mondo.
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