Vi riporto un articolo scritto dal sommelier Roberto Bellini, dove scrive della chiave di volta per andare incontro alla crisi del vino. Da condividere con voi ....
"Ancora non sono
riuscito a comprendere se la reiterata criticità nella vendita e nel consumo
del vino sia effetto della crisi economica, dello spauracchio palloncino o
l’attuazione della legge che regola le condizioni di pagamento delle
sostanze alimentari, vino incluso: fatto sta che si avverte una certa stasi
nell’offerta di vino in wine-bar, enoteche e ristoranti e una
preoccupante non domanda da parte di certi consumatori. Forse c’è un
concorso sinergico di tutte e tre le variabili, ma se dovessi analizzare
criticamente la questione, di certo soprassederei sull’aspetto alcool
test e su quello delle condizioni di pagamento: in entrami i casi non mi sento
portato a demonizzare quegli aspetti, anche perché soluzioni positivamente
alternative se ne possono trovare. Anche la crisi
non mi va di considerarla come strategico momento involutivo. È vero che alcune
categorie sociali sono state stritolate e strangolate, e guarda caso quelle classi
sociali (medio, medio alta) erano più vicine alla lucidità del vino, al
“fuori casa” come momento socializzante e dialogante nel lavoro e
nei rapporti interpersonali; per alcuni era anche fashion e per altri trendy:
c’è stato un periodo di tempo in cui i colloqui dopo il business
vertevano su arte, viaggi, ristoranti e vino, e certi vini sono capaci di
personificare in pieno arte+ristorante+viaggio. C’era anche chi pensava
che le macchine sotto azoto potessero evitare certe debacle, ma
l’offerta restava segnatamente impersonale e comunque promiscua,
alternando bottiglia e/a bicchiere senza quel feeling del servizio al tavolo,
senza quel contatto non solo Sommelier cliente, ma anche bottiglia/cliente
(sembra l’anticamera di un distributore automatico). Il vino è contatto,
il vino è una lunga filiera che non può terminare all’atto
dell’imbottigliamento, ma deve allungare la sua essenza materiale e
immateriale fin dentro il bevante, e qualcuno ha il compito di accompagnarlo,
non dico debba fargli da badante, ma da tutor si. Questo qualcuno
è il Sommelier! Egli con la sua professionalità è capace, tra
l’altro in questi tempi di crisi, di far rispettare certi budget, che non
significano monetizzazione, perché è in grado di usare la carta dei vini, anche
se non scritta, per attivare un’empatia enoica che porta a condividere
eventuali scelte e non a farle subire al cliente. Il Sommelier non ha alcuna
intenzione di combattere contro il cliente, quindi anche il cliente non deve
sentirsi nel mezzo di una battaglia economica se parla con il Sommelier. Semmai
dovrà sfruttarne la capacità d’intuizione psicologica, che si
traducono spessissimo nella proposta del miglior valore commerciale per quella
situazione conviviale. Il Sommelier sa
che il cliente non farà mai uscire il dato sensibile della sua definizione di
spesa e non ha alcuna intenzione di fare forzature, perché la misura del
successo di un Sommelier nel suo locale è la vostra felicità
nell’esserci. In tempo di crisi del vino e di feeling verso il vino
affidarsi al Sommelier può evitare lo sbandamento economico del cliente;
insomma, in tempo di crisi può essere accettabile -se non auspicabile- anche
una condivisione di scelta tra il Sommelier e il cliente. Un Sommelier
formatosi con cura e rigore, magari che s’è evoluto con dei Master,
ha anche l’attitudine a indagare, è un wine-detective, ed eviterà che il
cliente sia preso dall’angoscia di una selezione monetaria del vino, che
volgendosi al basso (in tempo di crisi) alla fine lo danneggia nella propria
voglia di gradevolezza e in quella dei suoi ospiti e crea un flop nella cena o
nel pranzo. Il Sommelier non
vi suggerirà vini estremi o oscuri se non avverte la voglia di avventura nel
tavolo, e se non siete degli habitué del locale, mai e poi mai azzarderà, perché
potrebbe incocciare in un sicuro errore. Il Sommelier
condividerà con il cliente la forza intellettuale e immateriale del vino,
semplicemente con il dialogo, con il racconto, con un’emozionale
condivisione che egli ha impresso nella sua memoria di degustatore e che il
cliente degusta in quegli attimi. Curare e coccolare il cliente e il vino, è
una delle migliori progettualità per gestire il vino (e quindi al cliente) nel
tempo della crisi."