Maurizio Peroni

LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !

giovedì 7 novembre 2013

RUMORS DAL WINE VISION DI LONDRA

Quale sarà il futuro del mondo del vino, e quale direzione prenderà nei prossimi anni? È una di quelle domande che tutti si pongono e a cui è arduo dare una risposta. In molti ci provano e ci hanno provato, analizzando dati, tendenze, oppure sondando le aspettative dei protagonisti del panorama enoico internazionale, da cui dipendono le sorti e le reali strategie future. Ecco allora i rumors che esono dal Wine Vision di scena a Londra dal 18 al 20 novembre (www.winevision.com,) viste con gli occhi dei big del vino mondiale: prospettive decisamente positive, visto che il 75% dei leader e dei dirigenti dell’industria enoica, si dice fiducioso sull’economia mondiale ed il suo impatto sul settore. La ricerca di Wine Vision, però, racconta tanto altro su quelli che saranno i fattori chiave su cui puntare o scommettere nei prossimi anni, e sulle opportunità da cogliere. Partendo dal superamento di un mito, quello che vorrebbe lo spostamento dell’asse enoico mondiale verso i Paesi emergenti: in realtà, almeno secondo le prospettive tratteggiate dall’industria enoica mondiale, i mercati con il maggior potenziale in termini di crescita dei consumi sono Stati Uniti, Canada e Giappone, più attraenti di Cina, Brasile ed India. Un dato che, più o meno direttamente, si collega alla problematica che, indirettamente, danneggia di più il vino: le tasse e la burocrazia, particolarmente restrittiva proprio nei paesi “Bric” (Brasile, Russia, India e Cina). Un altro dato interessante riguarda il vino a basso contenuto alcolico, a cui la maggioranza degli opinion leader  non dà grande fiducia, ritenendolo un trend incapace di diventare una vera categoria commerciale su cui puntare. Più complesso il rapporto con l’ambiente, perché da un lato la sostenibilità è tenuta in grandissima considerazione, indicata come priorità dal 73% degli intervistati, mentre dall’altro l’idea di puntare su un packaging “green” è stata presa in considerazione solo dal 48% dei produttori, mentre per gli altri non è certo una priorità.

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