Chianti imbottigliati all'estero,che una volta uscito dai confini italiani sfugge ai controlli; è questo il destino di molti vini blasonati verso i mercati della Polonia,
Germania o paesi scandinavi. Ma non è il solo: uno dei vini italiani più venduti nella Gdo, il Montepulciano d'Abruzzo, 117 milioni di bottiglie, per il
52% è confezionato fuori regione, con una percentuale estera del 5,6%, equivalente
a 50mila hl l'anno. Situazioni analoghe si registrano in Puglia per il Salice Salentino, il Primitivo di Manduria e Castel del Monte, e nel “profondo nord vinicolo” per altre Doc come Barbera d'Asti (4mila hl), Piave (10mila hl),Piemonte (7mila hl) e Barolo (1.600 hl). Come si spiega questo fenomeno del “vino italiano fatto all'estero"? La falla sta nel DL 2 novembre 2010 sui controlli, che non impone nessun obbligo per i vini sfusi che lasciano l'Italia. E in mancanza di accordi bilaterali tra Paesi, gli ispettori degli enti di certificazione non possono andare all'estero a fare le verifiche. Per questo, il Consorzio toscano corre ai rimedi:
Il prossimo anno presenterà un nuovo disciplinare con l'imbottigliamento in zona. Come avviene, del resto, con il Chianti Classsico-Gallo Nero. Una soluzione, questa, non applicabile però alla Doc Montepulciano d'Abruzzo: l'imbottigliamento fuori regione è un male necessario perché la viticoltura locale è legata a un forte sistema cooperativo che produce quasi esclusivamente vino sfuso.Passiamo in Puglia dove il 50% del Salice salentino e del Primitivo escono sfusi per essere imbottigliati fuori, soprattutto in Gran Bretagna, Usa e Germania e perfino in Cina. Va detto infatti che oggi si trovano alcune Doc pugliesi a 1,3 euro senza sapere bene con che cosa siano fatte. C'è da preoccuparsi? Va detto, intanto, che il vino che “emigra” all'estero non torna in Italia, ma resta nei mercati esteri. Secondo i dati di Valoritalia, nel 2010 sono usciti dai confini italiani 107mila ettolitri di vino Doc sfuso. Il fenomeno interessa poche denominazioni, anche se per alcune denominazioni, come i vini della Valtellina, (3mila hl esportati), esistono accordi bilaterali Italia-Svizzera che consentono di controllare tutta la filiera. Peccato che non sia così né per il Chianti, né per il Montepulciano d'Abruzzo e molte doc della Puglia.
La soluzione, infatti, sarebbe un sistema di accordi bilaterali con i Paesi "imbottigliatori”. Ma è sicuro che questo interessi ?
Maurizio Peroni
LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !
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lunedì 19 dicembre 2011
giovedì 15 dicembre 2011
LE VARIETA' DEL FUTURO
Sebbene le previsioni spesso non si avverino, molti si interrogano sulle scelte varietali future in viticoltura. Anzitutto le scelte sono orami globalizzate e pertanto continuerà la concentrazione su un numero limitato di varietà, ma con una maggiore apertura a quelle autoctone locali e la riduzione di quelle internazionali. Nel complesso si verificherà la perdita della biodiversità genetica e qualitativa, con la produzione di vini sempre più uguali in tutto il mondo. Uno spazio maggiore avranno le novità derivanti da incroci tra varietà di V. vinifera, quali Palava e Marselan tra la straniere, Rebo (sel. Rigotti), Manzoni bianco (sel. Manzoni) ed Ervi (sel. Fregoni) fra le italiane. Agli ibridi interspecifici resistenti alle malattie, al contrario, saranno preferiti gli Ogm dei vitigni di classe, ingegnerizzati con l'inserimento di geni codificanti per resistenze alle malattie, perché non avranno aromi marcati di viti selvatiche delle specie americane.
Un peso fondamentale nelle scelte varietali avranno le richieste dei mercati internazionali, ad esempio relative ai vini bianchi leggeri e spumanti; sono perciò interessanti le nuove varietà da spumanti Celtica, Virgilio e Pliniana e derivanti da incroci fra Chardonnay, Pinot nero e Riesling italico.
L'eventuale liberalizzazione dei diritti di impianto comporterà squilibri avversi alla collina e favorevoli alla pianura, comprensori di varietà di qualità mediocre.
Al contrario si ritiene che un allargamento delle liste varietali regionali possa favorire l'aggiornamento e il miglioramento qualitativo, attraverso l'introduzione di varietà eccellenti di altre Regioni italiane e di incroci. Bisogna riconoscere che i disciplinari delle Doc, Docg e Igt, che occupano il 50% delle produzioni italiane, cristallizzano le piattaforme ampelografiche, anche in aree dove i suddetti vini sono uguali a quelli da tavola, nei quali l'Ue ha previsto la liberalizzazione dell'uso del nome varietale in etichetta anche in assenza di indicazione geografica.
Un ruolo essenziale nelle scelte varietali avranno i cambiamenti climatici, che richiedono vitigni resistenti agli stress o il trasferimento della viticoltura in latitudine e altitudine, alla ricerca delle zone ove le uve possano maturare in periodi con frequenti oscillazioni termiche giorno-notte. La viticoltura sta marciando verso Nord e laddove oggi si coltivano vitigni bianchi si potranno coltivare varietà rosse (es. Germania), mentre dove non esiste la viticoltura si coltiveranno i vitigni bianchi e per gli spumanti, come sta avvenendo in Gran Bretagna.
Le varietà del futuro, tradizionali o nuove, dovranno soddisfare esigenze specifiche (es. spumanti) oppure più ampie e flessibili (es. adattamento ai climi) rispetto al passato, ma rimarrà l'obiettivo irrinunciabile della qualità, perché i consumatori dell'avvenire avranno più cultura e sensibilità per i vini provvisti di tipicità, alla quale la varietà contribuisce per circa il 50%, mentre l'altro 50% è fornito dal terroir.
Un peso fondamentale nelle scelte varietali avranno le richieste dei mercati internazionali, ad esempio relative ai vini bianchi leggeri e spumanti; sono perciò interessanti le nuove varietà da spumanti Celtica, Virgilio e Pliniana e derivanti da incroci fra Chardonnay, Pinot nero e Riesling italico.
L'eventuale liberalizzazione dei diritti di impianto comporterà squilibri avversi alla collina e favorevoli alla pianura, comprensori di varietà di qualità mediocre.
Al contrario si ritiene che un allargamento delle liste varietali regionali possa favorire l'aggiornamento e il miglioramento qualitativo, attraverso l'introduzione di varietà eccellenti di altre Regioni italiane e di incroci. Bisogna riconoscere che i disciplinari delle Doc, Docg e Igt, che occupano il 50% delle produzioni italiane, cristallizzano le piattaforme ampelografiche, anche in aree dove i suddetti vini sono uguali a quelli da tavola, nei quali l'Ue ha previsto la liberalizzazione dell'uso del nome varietale in etichetta anche in assenza di indicazione geografica.
Un ruolo essenziale nelle scelte varietali avranno i cambiamenti climatici, che richiedono vitigni resistenti agli stress o il trasferimento della viticoltura in latitudine e altitudine, alla ricerca delle zone ove le uve possano maturare in periodi con frequenti oscillazioni termiche giorno-notte. La viticoltura sta marciando verso Nord e laddove oggi si coltivano vitigni bianchi si potranno coltivare varietà rosse (es. Germania), mentre dove non esiste la viticoltura si coltiveranno i vitigni bianchi e per gli spumanti, come sta avvenendo in Gran Bretagna.
Le varietà del futuro, tradizionali o nuove, dovranno soddisfare esigenze specifiche (es. spumanti) oppure più ampie e flessibili (es. adattamento ai climi) rispetto al passato, ma rimarrà l'obiettivo irrinunciabile della qualità, perché i consumatori dell'avvenire avranno più cultura e sensibilità per i vini provvisti di tipicità, alla quale la varietà contribuisce per circa il 50%, mentre l'altro 50% è fornito dal terroir.
giovedì 8 dicembre 2011
TRACCIABILITA' ANCHE PER LE IGP
L' anarchia enologica, forse, è finita. Anche le Igt, il grande buco nero della wine industry nazionale, entreranno, a partire da agosto 2012, nelle procedure e nei processi di certificazione e controllo così come prevedono le regole europee. Lo
ha annunciato il capo dell'Icqrf, Giuseppe Serino, al termine dell'ennesimo incontro
con tutti i rappresentanti della filiera, da Confagricoltura a Federvini, da Coldiretti a Fedagri a Lega Coop, che si erano presentati - finalmemte- con un documento unitario tranne su un punto: il modello di controllo delle Igt sui cui la cooperazione,come si sa, ha avuto fino a ieri un "diverso parere":rintracciabilità (vale a dire dalla bottiglia alle uve) invece che tracciabilità (dalla vigna alla
bottiglia). Fino a ieri, dicevamo.Perchè l'ultimo documento consegnato all'Icqrf segnala un significativo passo avanti della cooperazione ad accettare la tracciabilità seppure in forme meno invasive da parte degli enti di certificazione. Ecco come si spiega l'annuncio di Serino:"Proporrò al ministro un decreto che consideri le Igt alla stessa stregua delle Do come vuole l'Ue". L'impegno a incontrare al più presto i rappresentanti delle Regioni perchè il decreto ha una certa urgenza di promulgazione. Dal 2012, dunque, finisce l'anomalia italiana
delle Igt controllate dall'Icqrf invece che dagli enti di certificazione (e
con i costi a carico dell'Erario invece che sui produttori). Il processo una volta a regime consentirà di confrontare le due grandezze enologiche fondamentali: gli ettolitri di Igt dichiarati e il numero delle bottiglie immesse sul mercato. Fine dell'anarchia, e vita difficile per i furbettti del vino. Perchè gli ispettori dell'Icqrf avranno più tempo per dedicarsi al loro lavoro più importante: i controlli e la repressione delle frodi.
ha annunciato il capo dell'Icqrf, Giuseppe Serino, al termine dell'ennesimo incontro
con tutti i rappresentanti della filiera, da Confagricoltura a Federvini, da Coldiretti a Fedagri a Lega Coop, che si erano presentati - finalmemte- con un documento unitario tranne su un punto: il modello di controllo delle Igt sui cui la cooperazione,come si sa, ha avuto fino a ieri un "diverso parere":rintracciabilità (vale a dire dalla bottiglia alle uve) invece che tracciabilità (dalla vigna alla
bottiglia). Fino a ieri, dicevamo.Perchè l'ultimo documento consegnato all'Icqrf segnala un significativo passo avanti della cooperazione ad accettare la tracciabilità seppure in forme meno invasive da parte degli enti di certificazione. Ecco come si spiega l'annuncio di Serino:"Proporrò al ministro un decreto che consideri le Igt alla stessa stregua delle Do come vuole l'Ue". L'impegno a incontrare al più presto i rappresentanti delle Regioni perchè il decreto ha una certa urgenza di promulgazione. Dal 2012, dunque, finisce l'anomalia italiana
delle Igt controllate dall'Icqrf invece che dagli enti di certificazione (e
con i costi a carico dell'Erario invece che sui produttori). Il processo una volta a regime consentirà di confrontare le due grandezze enologiche fondamentali: gli ettolitri di Igt dichiarati e il numero delle bottiglie immesse sul mercato. Fine dell'anarchia, e vita difficile per i furbettti del vino. Perchè gli ispettori dell'Icqrf avranno più tempo per dedicarsi al loro lavoro più importante: i controlli e la repressione delle frodi.
PIU' TASSE SUL VINO
Il presidente del Consiglio ha definito il suo decreto “Salva Italia” ma dalle organizzazioni agricole è stato subito ribattezzato “Affossa-agricoltura”. La manovra
del governo Monti, appare come una stangata per il settore, soprattutto se si considera la nuova Imu su case, terreni e fabbricati. L'applicazione della norma
contenuta nel DL prevede un'aliquota dello 0,2% sui fabbricati strumentali. Quindi anche sulle cantine, che ricadono nei beni strumentali.Il risultato è che aziende che prima non pagavano nulla sul valore degli edifici ora dovranno farlo. Un forte segno di discontinuità, non c'è dubbio, rispetto al passato quando l'agricoltore pagava le tasse basando il calcolo sul valore catastale dei terreni. Nel dettaglio, la nuova Imu prevede un'imposta pari allo 0,2% sul valore catastale moltiplicato per 60. E sarà facoltà dei Comuni ridurre l'aliquota allo 0,1%. Restano in piedi, invece, le
agevolazioni previste dall'attuale regime fiscale per zone svantaggiate e vigneti di collina, che interessano la gran parte delle aziende.
del governo Monti, appare come una stangata per il settore, soprattutto se si considera la nuova Imu su case, terreni e fabbricati. L'applicazione della norma
contenuta nel DL prevede un'aliquota dello 0,2% sui fabbricati strumentali. Quindi anche sulle cantine, che ricadono nei beni strumentali.Il risultato è che aziende che prima non pagavano nulla sul valore degli edifici ora dovranno farlo. Un forte segno di discontinuità, non c'è dubbio, rispetto al passato quando l'agricoltore pagava le tasse basando il calcolo sul valore catastale dei terreni. Nel dettaglio, la nuova Imu prevede un'imposta pari allo 0,2% sul valore catastale moltiplicato per 60. E sarà facoltà dei Comuni ridurre l'aliquota allo 0,1%. Restano in piedi, invece, le
agevolazioni previste dall'attuale regime fiscale per zone svantaggiate e vigneti di collina, che interessano la gran parte delle aziende.
domenica 27 novembre 2011
PILLOLE DI SCIENZA:L'OZONO MEGLIO DEI SOLFITI
Produzione senza uso di solfiti e risparmio idrico di almeno il 30%. Nasce così Purovino, nome dato al brevetto e al marchio che identifica un metodo di produzione
frutto della collaborazione tra l'Università della Tuscia, la società Pc Engineering e la californiana Purefresh Inc.La chiave sta nell'uso dell'ozono per il trattamento
delle uve.Questo potente disinfettante naturale si sostituisce all'anidride solforosa, che rilascia residui tossici, e s'inserisce tra le fasi della raccolta e della pressatura. In pratica,le uve raccolte manualmente in cassette sono trattate in cella a basse temperature per una notte. L'ozono si scinde rapidamente, ritrasformandosi in ossigeno, senza residui.Gli acini a contatto con il gas reagiscono naturalmente aumentando la concentrazione di polifenoli. E questo va a
vantaggio sia dell'uva sia della qualità del vino. Le prove sperimentali, che hanno
coinvolto sette cantine umbre e toscane,sono state soddisfacenti sia per i rossi che
per i bianchi. I vantaggi? Un generatore di ozono (costa circa 30mila euro),consuma alla massima potenza 0,6 kW/ora, e l'acqua ozonata può essere riutilizzata consentendo un risparmio d'acqua del 30%. Inoltre si eviterà così l'uso di
sostanze chimiche per lavare gli impianti.
frutto della collaborazione tra l'Università della Tuscia, la società Pc Engineering e la californiana Purefresh Inc.La chiave sta nell'uso dell'ozono per il trattamento
delle uve.Questo potente disinfettante naturale si sostituisce all'anidride solforosa, che rilascia residui tossici, e s'inserisce tra le fasi della raccolta e della pressatura. In pratica,le uve raccolte manualmente in cassette sono trattate in cella a basse temperature per una notte. L'ozono si scinde rapidamente, ritrasformandosi in ossigeno, senza residui.Gli acini a contatto con il gas reagiscono naturalmente aumentando la concentrazione di polifenoli. E questo va a
vantaggio sia dell'uva sia della qualità del vino. Le prove sperimentali, che hanno
coinvolto sette cantine umbre e toscane,sono state soddisfacenti sia per i rossi che
per i bianchi. I vantaggi? Un generatore di ozono (costa circa 30mila euro),consuma alla massima potenza 0,6 kW/ora, e l'acqua ozonata può essere riutilizzata consentendo un risparmio d'acqua del 30%. Inoltre si eviterà così l'uso di
sostanze chimiche per lavare gli impianti.
martedì 15 novembre 2011
LA BOTTIGLIA DI CARTA
La rivoluzione verde, che sta cambiando il modo di produrre in tutto l’Occidente, coinvolge sempre di più il mondo del vino. L’ultima novità arriva dall’Inghilterra, dove la “Greenbottle” è pronta a mettere sul mercato la prima bottiglia di carta della stessa forma di quella tradizionale: 55 grammi di peso contro i 500 di quella di vetro,che vuol dire un bel risparmio in termini di trasporto e smaltimento,costi pari al 10% della bottiglia tradizionale. Sugli scaffali della catena Asda arriverà nel 2012, ma sono in molti a storcere il naso, in prima fila il direttore di “Decanter”, Adam Lechmere, che ricorda come “l’aspetto di un vino è incredibilmente importante, e la gente non si chiede se sia ecologico”. Una novità da seguire, ma che non riguarda
le grandi produzioni di qualità del Belpaese che, per disciplinare, non possono prescindere dal vetro. Un materiale che si scopre sempre più amico dell’ambiente: 9 bottiglie scure su 10 sono prodotte con vetro riciclato, e gli imballaggi sono riciclabili al 100%, come ricorda Assovetro, l’associazione nazionale degli industriali del vetro.
le grandi produzioni di qualità del Belpaese che, per disciplinare, non possono prescindere dal vetro. Un materiale che si scopre sempre più amico dell’ambiente: 9 bottiglie scure su 10 sono prodotte con vetro riciclato, e gli imballaggi sono riciclabili al 100%, come ricorda Assovetro, l’associazione nazionale degli industriali del vetro.
mercoledì 2 novembre 2011
E' SPAGNOLO IL PRIMO VINO ANALCOLICO
Il vino con zero alcol adesso è realtà. Si chiama EminaZero, ed il Grupo Matarromera è pronto, dopo 7 anni di ricerca, a lanciarlo sul mercato in quattro versioni: rosso, bianco, rosato e spumante. Pensato per “consumatori dagli 0 ai 100 anni”, dalle donne in gravidanza agli anziani, passando per i diabetici, è il risultato di un processo di dealcolazione di pregiato vino del Duero, cui è seguita una complessa ricostituzione organolettica, capace di mantenere inalterate tutte le qualità benefiche del vino
(polifenoli, antiossidanti), con solo lo 0,04% di alcol e lo 0,29% di zuccheri.
(polifenoli, antiossidanti), con solo lo 0,04% di alcol e lo 0,29% di zuccheri.
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