Maurizio Peroni

LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !

martedì 1 ottobre 2013

IL MIGLIOR SOMMELIER IN EUROPA

È lo svedese Jon Arvid Rosengren, di anni 28, della “Modern American Steak House” di Copenhagen,  il “Miglior sommelier d’Europa”; concorso, a cadenza triennale, che per la prima volta è stato organizzato in Italia, a Sanremo, da Asi, Association de la Sommellerie
Internationale, la più antica, fondata nel 1969 a Reims. Rosengren, che ha superato altri 36 concorrenti, raccoglie il testimone dall’italo-svizzero Paolo Basso del ristorante “Concabella” di Vacallo che, ad aprile 2013, ha conquistato anche il mondiale a Tokyo. Matteo Ghiringhelli chef sommelier del “Palazzo Parigi”, di Milano e rappresentante italiano, si è invece classificato
al settimo posto.

mercoledì 25 settembre 2013

ALDO BONOMI: IL CAPITALISMO DEL 2000

Riporto un estratto del pensiero di uno  dei più fini sociologi del Belpaese, Aldo Bonomi, che ha dedicato i suoi ultimi studi proprio alla crisi del sistema capitalista, attraverso l’analisi dei territori, dove negli ultimi anni sono nate le espressioni imprenditoriali migliori di quella “green economy” sempre più concreta, a partire proprio dal mondo dell’agricoltura. “In realtà, attorno al settore primario  hanno ruotato le più grandi storie imprenditoriali italiane, a partire dalla  Ferrero che, senza la dimensione agricola del noccioleto, non sarebbe mia esistita. È un intreccio profondo, come quello che lega il radicalismo del primo Carlin Petrini con le capacità di marketing di Oscar Farinetti: il primo ha raccontato e difeso i segmenti delle eccellenze agroalimentari italiane, il secondo ne ha fatto una grande impresa commerciale. Poi, ci sono storie “al rovescio”, come quella di Caprai: se Arnaldo non avesse puntato su una delle filiere più rappresentative del “capitalismo dolce” umbro, come il tessile, Marco non avrebbe potuto fare il percorso inverso e tornare alla terra, riscoprendo e rilanciando un vitigno antico come il Sagrantino”. Così, quello che un tempo era il settore più povero, oggi si ritrova ad essere vera e propria avanguardia, attirando il meglio della creatività giovanile, “perché è nell’enogastronomia - continua il sociologo - che quella che io chiamo “l’economia dell’esperienza” ha il suo modo migliore di realizzarsi: i prodotti del wine & food hanno bisogno della migliore creatività, di storie da raccontare e nuovi mezzi per farle conoscere, per questo le conoscenze dei giovani diventano fondamentali”. Ma la “rivoluzione” è anche sociale: “il cambiamento, oggi, non arriva più da quello che una volta era il “primo popolo”, la borghesia cittadina delle città, ma dal “secondo popolo”,quello rurale. L’avanguardia - conclude Bonomi- non è più la Fiat, ma le Langhe.

venerdì 20 settembre 2013

PILLOLE DI SCIENZA: VINIFICAZIONE SENZA SOLFITI

Un autorevole gruppo di ricerca nazionale francese ha recentemente pubblicato
i risultati di un triennio di ricerca sulla riduzione della solforosa nei vini.
Il progetto prevedeva due percorsi: uno che valutava la riduzione dei solfiti del
50% rispetto ai termini di legge previsti ed uno che mirava invece ad ottenere vini con un
tenore totale da 0 a 10 mg/l.Per ottenere questi risultati sono stateutilizzate nel corso 
della vinificazione e della conservazione dei vini sperimentali, circa una cinquantina, delle
varianti rispetto alle trafile tradizionali che per i vini bianchi consistevano nella forte riduzione delle aggiunte di solforosa nelle fasi pre-fermentative,nella pressatura sotto 
gas inerti, nel controllo della temperatura, nella conservazione sui lieviti fini. Nei vini rosé
invece è stato utilizzato l’acido ascorbico e/o la chetonasi, mentre nei vini rossi, per abbattere la flora batterica, è stata utilizzata la filtrazione tangenziale. A livello sensoriale, il criterio utilizzato per valutare il risultato delle prove, con una riduzione dei solfiti del 50%, i vini erano più fruttati e più pieni, mentre, con l’eliminazione quasi totale, il profilo sensoriale era molto più povero, venivano valorizzati i descrittori terpenici ma scomparivano quelli tiolici e comparivano note di mela matura e di ossidazione. Le ricerche hanno accertato che una riduzione del 50% è accettabile sia dal punto di
vista fisico-chimico che microbiologico (se le uve sono sane) e sul piano aromatico la presenza di tioli varietali è mantenuta. La vinificazione senza solfiti è molto rischiosa per la presenza di popolazioni microbiologiche molto alta ed il profilo sensoriale manifesta note di ossidazione poco gradevoli. OSSERVATO QUANTO SOPRA MI VIENE SPONTANEO CHIEDERE: MA ALLORA COME HANNO FATTO FORTUNA QUEI PRODUTTORI CHE DICONO DI NON USARE SOLFITI? PERCHE' OGGI QUESTA FILOSOFIA DI SOLFITI ZERO STA TORNANDO DI MODA, SE POI IL VINO PRODOTTO E' QUALITATIVAMENTE SCADENTE?

giovedì 19 settembre 2013

PILLOLE DI SCIENZA: IL TCA

Lo studio di un’equipe di ricercatori dell’Università giapponese di Osaka, ha messo in 
luce che il TCA, molecola responsabile del cosidetto "sentore di tappo" non produce un 
cattivo odore, ma “uccide” le capacità olfattive del cervello. Gli studiosi giapponesi, 
infatti, hanno scoperto che il vino che sa di tappo, produce un odore così sgradevole, 
non perché la colpevole molecola chimica, il Tca, produca questo cattivo aroma, 
ma perché tale molecola sopprime l’olfatto dello stesso bevitore. Attraverso 
un lavoro di misurazione della risposta elettrica dei recettori olfattivi del naso in 
presenza di Tca, quest’ultimo non sembra in grado di produrre un “suo” sentore ma, 
piuttosto, sopprime la capacità dell’olfatto primario, disturbandolo e convertendo 
i segnali chimici (gli odori delle molecole) in segnali elettrici elaborati dal cervello. 
Cervello che, invece, sembra interpretare questi impulsi elettrici come una 
soppressione delle facoltà olfattive, riducendo gli odori fino a quasi farli scomparire,
tanto che tale soppressione induce, in qualche modo, il cervello acreare una 
falsa impressione di un odore sgradevole.

mercoledì 14 agosto 2013

PREVISIONI VENDEMMIA 2013

Come sarà la vendemmia 2013? Fare previsioni affidabili, ora come ora, è prematuro. Di certo, a meno di improvvise sterzate metereologiche che innalzino la temperatura proprio nel periodo di raccolta possiamo parlare di una annata tendenzialmente fresca, e decisamente molto più fresca rispetto alla 2011 e 2012, che fa ben sperare sulla qualità. Il risultato, dunque, potrebbe essere quello di vini aromaticamente più dotati, forse un po’ meno concentrati, ma probabilmente destinati ad essere più longevi di quelli ottenuti dalle ultime due vendemmie, con una vendemmia tendenzialmente tardiva. L' inverno piovoso, le intense precipitazioni primaverili e di inizio estate hanno da un lato alimentato le riserve d’acqua messe a dura prova nel 2012, ma, al contempo, hanno provocato non pochi problemi sul fronte della salute del vigneto, colpito in modo massiccio dalle principali malattie fungine della vite. Questo elemento potrebbe incidere sui potenziali produttivi, che potrebbero anche essere influenzati da non rari problemi di allegagione che hanno fatto seguito ad una fase di fioritura disturbata dalle forti piogge. Sul fronte qualitativo, stando così la situazione generale del tempo, siamo di fronte a processi di maturazione graduali e le sostanze aromatiche che si trovano nella buccia non sono state compromesse da scottature e dalle alte temperature. Elementi che, evidentemente, possono al momento far pensare ad una vendemmia come minimo migliore di quella dello scorso anno.

martedì 23 luglio 2013

IL VIGNETO ITALIA DOPO LE COPIOSE PIOGGIE

 Attilio Scienza,dell’Università di Milano e tra i massimi esperti di viticoltura afferma: “al Nord la pioggia, il freddo e la peronospora potrebbero ridurre la produzione, le ultime stime sono di un -20% ma sono molto pessimistiche e le previsioni meteorologiche per i prossimi mesi sono positive. Al Centro abbiamo avuto fenomeni di minore intensità con
una produzione che dovrebbe incrementarsi sul 2012. Al Sud, invece, si profila un aumento deciso della produzione e anche dal punto di vista qualitativo si prospetta una bella annata”. Insomma, se la peronospora ha messo a dura prova le capacità dei viticoltori, in generale, il ritardo della fioritura, dovuto al freddo, spiega Scienza, “scongiura le corse a vendemmie precoci come quella del 2003, quella del 2011 e del 2012”. “La professionalità farà la differenza anche quest’anno - aggiunge Riccardo Cotarella, enologo e docente all’Università Tuscia di Viterbo - e se da luglio in poi, come sembra, il tempo sarà favorevole, avremo buoni risultati”. Posso aggiungere che l'unico neo sarà stato quello delle maggiori spese sostenute dagli agricoltori per i trattamenti fitosanitari!

L'ESCLUSIVO ITALIANO: GLI AUTOCTONI

Il magazine Uk “The Drink Business”, una delle pubblicazioni più seguite nel mercato inglese ha stilato la “top chart”, ed ha anticipato le tendenze globali per antonomasia dei vitigni autoctoni italiani. Vicino a mostri sacri come Sangiovese e Nebbiolo che, tra gli altri, danno vita a vini simbolo dell’Italia, come Brunello di Montalcino e Chianti (e Chianti Classico)
nel primo caso, e Barolo nell’altro, ce ne sono altri che testimoniano quanto il Sud sia sulla cresta dell’onda. A partire da Nerello Mascalese e Nero d’Avola, che stanno facendo le fortune della Sicilia, ad Aglianico, Fiano, Falanghina e Greco di Tufo che fanno sorridere soprattutto i produttori della Campania. C’è poi il Vermentino, che dalla Sardegna alla Toscana sta avendo risultati eccellenti, ma anche il Glera, alla base del fenomeno Prosecco. Per finire con il Trebbiano,
protagonista della rinascita vinicola dell’Abruzzo, e uno dei must della viticoltura, non solo italiana, ma mondiale: il Pinot Grigio. Ci sarà mai posto per il nostro amato Pecorino?