Maurizio Peroni

LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !

domenica 19 maggio 2013

AL ROGO VINO TAROCCO

Come accadeva per gli eretici nel Medioevo, la polizia di Shanghai ha deciso di bruciare al rogo 3.000 bottiglie di falso Château Lafite scoperte e sequestrate sul mercato cinese, che secondo le stime avrebbero potuto fruttare 4 milioni di euro. Le bottiglie sarebbero state sequestrate nel 2012, e non è chiaro perché le autorità abbiano aspettato
così a lungo per distruggerle. Forse hanno aspettato l'idea giusta ed esemplare per farlo
apertamente e in pubblico per dare un segnale chiaro sull’atteggiamento del Governo cinese nella lotta alla contraffazione dei grandi vini, fenomeno che sta creando non pochi problemi sul mercato locale.

venerdì 10 maggio 2013

LA NUOVA CINA DEL VINO

I consumi di vino del gigante asiatico crescono di anno in anno, e la soluzione per soddisfare il proprio fabbisogno dal punto di vista del Governo di Pechino, non passa dalle sole importazioni. Meglio un piano produttivo su scala nazionale: a gennaio è arrivato il via libera delle autorità locali ai primi 18.000 ettari di vigneti, ai piedi del monte Qin Ling, nella Provincia di Shaanxi, confine meridionale dell’altopiano del Tibet, caratterizzato dalle grandi foreste in cui trovano rifugio, attualmente, 1.600 esemplari di panda gigante, simbolo della Cina in tutto il mondo. Altri 6.600 ettari sorgeranno invece ad Aba, nella Provincia di Sichuan, riconosciuta anch’essa come habitat naturale del panda gigante, dove vivono decine di migliaia di contadini tibetani che, nei piani del Governo, dovranno “riconvertirsi” alla viticoltura, per fare di Aba “la nuova Bordeaux della Cina”. Sono numeri che raccontano la maestosità di un piano che sconvolgerà il panorama produttivo interno del mercato , ma che contestualmente portera' anche a diverse riflessioni, che vanno dall’aspetto sociale a quello naturalistico, storico ed etico. Per prima cosa, le aree su cui sorgeranno i vigneti sempre più  vincolate da investimenti governativi e stranieri, e scelte dagli enologi cinesi perché simili a grandi terroir come la Valle del Rodano o della Toscana, da migliaia di anni sono ricoperte dalla foresta, ed è qui che vivono la maggior parte dei panda del Paese, che verranno costretti in una riserva, insufficiente, secondo molti studiosi e scienziati, a garantirne la sopravvivenza. Di conseguenza, ci sarà da fare i conti con gli sconvolgimenti che una rivoluzione del genere porterà nella vita delle persone: decine di migliaia di contadini tibetani, legati alle loro terre da tradizioni secolari,  dovranno diventerare viticoltori, con si spera,  un netto miglioramento delle proprie condizioni economiche, al prezzo di uno “sradicamento” dalle proprie radici culturali. Alla fine, la conversione di Pechino al vino, rischia di tradire proprio quei pilastri che lo rendono unico, un prodotto dell’uomo capace di raccontare la storia e la cultura di territorio e popoli, sconvolgendo la vita dei propri abitanti. Qundo si parla di business !

venerdì 26 aprile 2013

IL VINO IN TEMPI DI CRISI

 Vi riporto un articolo scritto dal sommelier Roberto Bellini, dove scrive della chiave di volta per andare incontro alla crisi del vino. Da condividere con voi ....
"Ancora non sono riuscito a comprendere se la reiterata criticità nella vendita e nel consumo del vino sia effetto della crisi economica, dello spauracchio palloncino o l’attuazione della legge che regola le condizioni di pagamento delle sostanze alimentari, vino incluso: fatto sta che si avverte una certa stasi nell’offerta di vino in wine-bar, enoteche e ristoranti e una preoccupante non domanda da parte di certi consumatori. Forse c’è un concorso sinergico di tutte e tre le variabili, ma se dovessi analizzare criticamente la questione, di certo soprassederei sull’aspetto alcool test e su quello delle condizioni di pagamento: in entrami i casi non mi sento portato a demonizzare quegli aspetti, anche perché soluzioni positivamente alternative se ne possono trovare. Anche la crisi non mi va di considerarla come strategico momento involutivo. È vero che alcune categorie sociali sono state stritolate e strangolate, e guarda caso quelle classi sociali (medio, medio alta) erano più vicine alla lucidità del vino, al “fuori casa” come momento socializzante e dialogante nel lavoro e nei rapporti interpersonali; per alcuni era anche fashion e per altri trendy: c’è stato un periodo di tempo in cui i colloqui dopo il business vertevano su arte, viaggi, ristoranti e vino, e certi vini sono capaci di personificare in pieno arte+ristorante+viaggio. C’era anche chi pensava che le macchine sotto azoto potessero evitare certe debacle, ma l’offerta restava segnatamente impersonale e comunque promiscua, alternando bottiglia e/a bicchiere senza quel feeling del servizio al tavolo, senza quel contatto non solo Sommelier cliente, ma anche bottiglia/cliente (sembra l’anticamera di un distributore automatico). Il vino è contatto, il vino è una lunga filiera che non può terminare all’atto dell’imbottigliamento, ma deve allungare la sua essenza materiale e immateriale fin dentro il bevante, e qualcuno ha il compito di accompagnarlo, non dico debba fargli da badante, ma da tutor si. Questo qualcuno è il Sommelier! Egli con la sua professionalità è capace, tra l’altro in questi tempi di crisi, di far rispettare certi budget, che non significano monetizzazione, perché è in grado di usare la carta dei vini, anche se non scritta, per attivare un’empatia enoica che porta a condividere eventuali scelte e non a farle subire al cliente. Il Sommelier non ha alcuna intenzione di combattere contro il cliente, quindi anche il cliente non deve sentirsi nel mezzo di una battaglia economica se parla con il Sommelier. Semmai dovrà sfruttarne la capacità d’intuizione psicologica, che si traducono spessissimo nella proposta del miglior valore commerciale per quella situazione conviviale. Il Sommelier sa che il cliente non farà mai uscire il dato sensibile della sua definizione di spesa e non ha alcuna intenzione di fare forzature, perché la misura del successo di un Sommelier nel suo locale è la vostra felicità nell’esserci. In tempo di crisi del vino e di feeling verso il vino affidarsi al Sommelier può evitare lo sbandamento economico del cliente; insomma, in tempo di crisi può essere accettabile -se non auspicabile- anche una condivisione di scelta tra il Sommelier e il cliente. Un Sommelier formatosi con cura e rigore, magari che s’è evoluto con dei Master, ha anche l’attitudine a indagare, è un wine-detective, ed eviterà che il cliente sia preso dall’angoscia di una selezione monetaria del vino, che volgendosi al basso (in tempo di crisi) alla fine lo danneggia nella propria voglia di gradevolezza e in quella dei suoi ospiti e crea un flop nella cena o nel pranzo. Il Sommelier non vi suggerirà vini estremi o oscuri se non avverte la voglia di avventura nel tavolo, e se non siete degli habitué del locale, mai e poi mai azzarderà, perché potrebbe incocciare in un sicuro errore. Il Sommelier condividerà con il cliente la forza intellettuale e immateriale del vino, semplicemente con il dialogo, con il racconto, con un’emozionale condivisione che egli ha impresso nella sua memoria di degustatore e che il cliente degusta in quegli attimi. Curare e coccolare il cliente e il vino, è una delle migliori progettualità per gestire il vino (e quindi al cliente) nel tempo della crisi."

IL VINO E LA GDO

La GDO è la nuova tendenza: infatti nel mercato del vino italiano, ormai vale il 70% delle vendite. L'analisi è che si beve un po’ meno vino, anche se si è disposti a spendere un po’ di più per la bottiglia da portare a tavola. Crescono del 3,3%, infatti, le vendite di vino in bottiglia e a denominazione nella fascia di prezzo superiore ai 6 euro. In generale, il 2012, è stato un anno caratterizzato da un deciso aumento dei prezzi: +5,5% per il totale del vino confezionato, +4,5% a litro per le bottiglie da 75 cl a denominazione d’origine, e addirittura +10,1% per i vini in brik, calati però dell’1,7% in quantità. Variazioni che incidono sulla ripartizione delle quote di mercato delle varie fasce di prezzo: i vini a denominazione sotto i 2 euro perdono in volume il 18,3%, ma proprio perché tanti prodotti sono passati alla fascia di prezzo centrale, quella tra 2 e 4 euro che copre la maggiore quota di mercato, quasi il 50%. A proposito di quote di mercato è interessante notare che la fascia di prezzo tra i 4 e i 6 euro copre il 14,8% del mercato e quella sopra i 6 euro il 5,4%. Parlando, invece di quote di mercato globale, i vini a denominazione raggiungono il 56,1% delle vendite di vino nella gdo, mentre i brik il 31,5%. Il prezzo medio, in generale, si attesta a 4,28 euro al litro per il vino a denominazione e in bottiglia, e a 1,24 euro per i brik. Il tipo di vino più venduto nei supermercati italiani è il Lambrusco con più di 14 milionidi litri per un valore di 44 milioni di euro. Seguono Chianti, Montepulciano d’Abruzzo, Barbera e Bonarda. Tra i trend da segnalare, la tenuta delle bollicine, che in volume cedono solo lo 0,6%, e la crescita dei vini a marca commerciale , che hanno una quota di mercato del 14,7%. Per i calcolatori sono tutti numeri da leggere con attenzione e su cui fare le proprie valutazioni!

lunedì 22 aprile 2013

PILLOLE DI SCIENZA: NUOVO VITIGNO RESISTENZE ALLE MALATTIE


Arriva dalla Svizzera una nuova varietà di uva che resiste alla peronospora e ad altre malattie fungine. L’ha creata il laboratorio Agroscope, specializzato nella ricerca agronomica, ed è un vitigno rosso che necessita di soli 1-3 trattamenti l’anno, invece dei  6-10 previsti in media per ogni ciclo produttivo. Allevato per resistere a peronospora, oidio e muffa grigia, è un incrocio fra la varietà svizzera Gamaret e la varietà tedesca Bronner, note entrambe per la loro resistenza alle principali malattie della vite.Gli è stato assegnato il nome DIVICO, che fu il capo della tribù elvetica dei Tigurini, che sconfissero i Romani in Provenza. Una rivincita sulla viticoltura del Belpaese?

martedì 16 aprile 2013

I NUOVI TREND DEL VINO

Mi sembra interessante promuovere la ricerca del prof. Gabriele Micozzi, docente di marketing alla Luiss e all’Università Politecnica delle Marche,
che ha sondato le opinioni di 10.000 figure in tutto il mondo che orbitano nel settore del vino, come rivenditori, importatori e semplici appassionati. Da questo sondaggio arrivano conferme su quali saranno i mercati  più redditizi nel futuro per il vino italiano, ovvero Cina, Russia  e Brasile. Da conquistare, però, ciascuno singolarmente con vini di stile diverso: in Cina spopoleranno rossi di grande “dolcezza” e biologici, in Russia i bianchi più alcolici e strutturati, e i Brasile la faranno da padrone vini eleganti da un lato, e “divertenti” dall’altro. Ma in generale, in questi tre Paesi, la nicchia dei vini biodinamici potrebbe avere un tasso di crescita del 48% all’anno, e se al “bio” si aggiunge anche il valore dell’autoctono, il potenziale di crescita a livello mondiale, per le etichette del nostro paese, potrebbe essere addirittura del 56% nei prossimi tre anni. Nello stesso tempo, la gdo aumenterà il suo peso del 22% sul commercio dei vini “mass market”, ma crescerà anche l’e-commerce: +42%. Molto preoccupante, secondo la ricerca, è che ben il 78% delle aziende sarà impreparata in questo campo. E se il competitor n. 1 dell’Italia rimarrà la Francia, l'Italia deve guardarsi anche da altri Paesi, visto che importatori e distributori, nei prossimi 3 anni, promettono di dare più spazio anche ai vini di Argentina, Cile, Africa e Australia. Come influenzare, dunque, le scelte di acquisto? Per la ricerca, nel mondo, entro il 2016 il peso delle guide “off-line” diminuirà del 32%, mentre crescerà quello dei blogger (+35%). E, in generale, il ruolo della carta stampata crollerà del 63% nei prossimi 3 anni, mentre il peso di internet crescerà dello stello valore. Ma al di là dello strumento, cosa raccontare e proporre ai mercati? Dalla ricerca, i giovani e le donne, che ovunque stanno guidando la crescita deiconsumi, vogliono vini sia eleganti che “divertenti”, e che abbiano comunque storie da raccontare.

venerdì 5 aprile 2013

LOW ALCOHOL. NEW COOL IN UK

Low price, low alcohol. Questa è l'ultima tendenza che viene dal mercato Inglese, dove il settore dei vini a bassa gradazione alcolica vale circa 44 milioni di euro. Il motivo di questo boom è direttamente collegato ai dazi dimezzati: normalmenteper un vino che va dai 5,6 ai 15 gradi le tasse ammontano a 1,9 sterline, sotto i 5,5 gradi invece, si paga la metà: 80 pence. Così il prezzo medio finale a bottiglia è di 3,2 sterline. Ma attenzione, siamo sicuri che si possa ancora parlare di vino? L'Unione Europea definisce il vino come un prodotto ottenuto da uve fermentate con un grado alcolico minimo del 8,5% (con le dovute eccezioni). Eppure, nonostante questa incongruenza, il fenomeno sta coinvolgendo sempre più produttori: l'ultimo ad essere entrato nel sistema è il gigante californiano Gallo che ha confezionato il suo low alcohol wine appositamente pensando al mercato inglese. E per attirare più acquirenti ha ben pensato di includere in etichetta anche il contenuto calorico. Chiaramente low anche quello. IO QUESTO LO CHIAMO BUSINESS !