Maurizio Peroni
LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !
sabato 12 giugno 2010
QUALI VINI BERRANNO I TIFOSI IN SUDAFRICA?
Della nazionale di calcio conoscete i più intimi segreti ma dei vini del Sud Africa quanto ne sapete? Il Sudafrica è un paese molto più fresco di come possiamo immaginare, con vigneti quasi più vicini all’Equatore di alcuni nostri rinomati vigneti siciliani. Dalla caduta dell’apartheid in poi, il vino è diventato uno dei principali motori dell’economia e dell’occupazione, con una qualità in crescita costante e una vocazione all’export (oltre il 50% della produzione) che ne ha permesso la conquista di molti mercati, Regno Unito e Germania in primis.Nel XVIII secolo, ai tempi di Luigi Filippo e Napoleone, infatti il vino dolce passito Vin de Costance di Città del Capo era considerato un nettare quasi divino, degno appunto della corte dei grandi sovrani europei. Ma i primi vigneti, piantati nel 1655 dalla Compagnia Olandese delle Indie Orientali avevano semplicemente lo scopo di fornire sostentamento ai mercanti di passaggio e i risultati all’inizio furono sconfortanti, anche perché i mercanti olandesi mancavano del know-how in materia di viticoltura e vinificazione. Unica gemma appunto il vino dolce prodotto nella tenuta di Costantia da Simon Van der Stel, il primo governatore della colonia che sarebbe poi diventata Città del Capo.
Solo con l’arrivo degli Ugonotti, in fuga dalla Francia nel 1680, si potè assistere alla nascita di una vera industria del vino che prosperò fino a giungere al massimo splendore commerciale ai tempi delle guerre tra l’Inghilterra e la Francia di Napoleone. Nel 1806 infatti gli Inglesi in guerra occuparono Città del Capo e cominciarono a importare vino sudafricano al posto di vino francese. Ma dal 1859 in poi la viticoltura cadde in disgrazia con la riapertura del commercio con Bordeaux e la Francia e anche l’arrivo di cercatori di diamanti e oro della fine del secolo non compensò i mancati introiti del commercio con l’estero.
Seguirono le Guerre Boere e fu solo nel 1918, con la nascita della cooperativa Ko-operatieve Wijnbouwers Vereniging che si posero le basi della odierna viticoltura sudafricana con i primi protocolli di qualità delle uve e la destinazione di gran parte della produzione non di qualità alla distillazione in brandy. È altrettanto importante la creazione nel 1925 dell’ibrido Pinotage (ottenuto incrociando Pinot Nero e la varietà francese meridionale Cinsault), destinato a diventare la bandiera nazionale e ad oggi l’unica vera novità nel mercato mondiale del vino portato dal SudAfrica.
Oggi la produzione è quasi del tutto orientata sui vini bianchi, in primis lo Chenin Blanc che qui chiamano Steen, vitigno della Loria (dove le sue uve migliori sono però vinificate dolci) e un buona produzione di Sauvignon Blanc e Chardonnay .
Tra i rossi spiccano gli onnipresenti bordolesi Merlot, Cabernet Sauvignon e il Syrah del Rodano che dà forse vita ai vini più interessanti, specie in assemblaggio con altre varietà rosse. Il pinotage è intensamente coltivato ma produce vini semplici, beverini, molto immediati e fruttati, leggermente esotici, che però non raggiungono mai livelli di qualità assoluta, tranne che in versione rosata.
I tifosi appassionati di vino che decideranno di visitare qualche cantina in Sud Africa devono sapere che la quasi totalità dei vigneti e delle cantine sudafricane si trovano a non più di 200km di distanza da Città del Capo. Inoltre almeno tre parole in afrikaans conviene studiarle, ovvero Win Van Oorsprong che significa Vino da Denominazione di Origine, l’equivalente della nostra DOC.
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