Maurizio Peroni

LA VOCE DELLA TIPICITA' DEI VINI DELLA TRADIZIONE PICENA E FAMILIARE !
THE VOICE AND THE UNIQUE CHARACTER OF THE FAMILY AND PICENO TRADITION !

venerdì 20 dicembre 2013

MERRY CHRISTMAS AND HAPPY NEW YEAR

BUON NATALE  MERRY CHRISTMAS  FELIZ NAVIDAD  JOYEUX NOËL  GOD JUL
С Рождеством Христовым    GLÆDELIG JUL  聖誕快樂  FROHE WEIHNACHTEN
メリークリスマス   ΚΑΛΑ ΧΡΙΣΤΟΥΓΕΝΝΑ  VESELÉ VÁNOCE  WESOŁYCH ŚWIĄT
BUON NATALE  MERRY CHRISTMAS  FELIZ NAVIDAD  JOYEUX NOËL  GOD JUL
С Рождеством Христовым    GLÆDELIG JUL  聖誕快樂  FROHE WEIHNACHTEN
メリークリスマス   ΚΑΛΑ ΧΡΙΣΤΟΥΓΕΝΝΑ  VESELÉ VÁNOCE  WESOŁYCH ŚWIĄT
BUON NATALE  MERRY CHRISTMAS  FELIZ NAVIDAD  JOYEUX NOËL  GOD JUL
С Рождеством Христовым    GLÆDELIG JUL  聖誕快樂  FROHE WEIHNACHTEN
メリークリスマス   ΚΑΛΑ ΧΡΙΣΤΟΥΓΕΝΝΑ  VESELÉ VÁNOCE  WESOŁYCH ŚWIĄT
BUON NATALE  MERRY CHRISTMAS  FELIZ NAVIDAD  JOYEUX NOËL  GOD JUL
С Рождеством Христовым    GLÆDELIG JUL  聖誕快樂  FROHE WEIHNACHTEN
メリークリスマス   ΚΑΛΑ ΧΡΙΣΤΟΥΓΕΝΝΑ  VESELÉ VÁNOCE  WESOŁYCH ŚWIĄT
BUON NATALE  MERRY CHRISTMAS  FELIZ NAVIDAD  JOYEUX NOËL  GOD JUL
С Рождеством Христовым    GLÆDELIG JUL  聖誕快樂  FROHE WEIHNACHTEN
メリークリスマス   ΚΑΛΑ ΧΡΙΣΤΟΥΓΕΝΝΑ  VESELÉ VÁNOCE  WESOŁYCH ŚWIĄT
BUON NATALE  MERRY CHRISTMAS  FELIZ NAVIDAD  JOYEUX NOËL  GOD JUL
С Рождеством Христовым    GLÆDELIG JUL  聖誕快樂  FROHE WEIHNACHTEN
メリークリスマス   ΚΑΛΑ ΧΡΙΣΤΟΥΓΕΝΝΑ  VESELÉ VÁNOCE  WESOŁYCH ŚWIĄT

giovedì 28 novembre 2013

IN RUSSIA BERE ITALIANO E' COOL

Il vino italiano in questi giorni è protagonista a Mosca, con “Vinitaly Russia”. Evento arrivato in un buon momento dell’export tricolore nel Paese, che vede i produttori italiani al top tra i vini spumanti importati, e al n. 2 tra i vini imbottigliati, nonostante il blocco della pubblicità sugli alcolici e altre difficoltà, come la concentrazione del mercato nelle mani di pochi importatori e gli alti dazi doganali. Ma dalle opinioni raccolte tra i produttori presenti, c’è ottimismo per il nostro vino sotto il Cremlino che si riassume nella dichiarazione di Stevie Kim, managing director Vinitaly International:“La conoscenza del vino italiano in Russia é certamente minore rispetto agli Stati Uniti, ma, comunque, nettamente superiore alla Cina: il sentiment generale è che il vino italiano in Russia venga considerato la nuova tendenza dei consumatori, diciamo la moda del momento”

mercoledì 27 novembre 2013

GLI SCENARI IN TEMPO DI CRISI DICONO EXPORT

La crisi economica, esplosa nel 2007, in pochi anni ha cambiato molti degli scenari del mercato del vino mondiale. E ora che si iniziano ad intravedere piccoli segnali di ripresa, a livello globale, è il caso di fare il punto, ed in questo ci viene in aiuto la ricerca di Denis Pantini di Winemonitor-Nomisma, presentata nell’assemblea “settore vino” di Fedagri-Confcooperative, a Bevagna (Perugia). Dalla ricerca emerge, intanto, che dal 2007 al 2012, il consumo complessivo di vino è diminuito, del 4,7% a livello mondiale. Specie per il calo dei consumi interni dei principali Paesi produttori (Francia -5,9%, Italia -15,2%, Spagna -29%) e di alcuni mercati storici (Germania -3,8%, Regno Unito -8,5%), che la crescita di Paesi consumatori vecchi (Usa +4,1%) e nuovi (Cina +28%), non ha compensato del tutto. In questo scenario, l’Italia, ha visto ridursi la forbice tra vino consumato ed esportato, i cui livelli sono ormai praticamente alla pari: 22,6 contro 21,3 milioni di ettolitri (nel 2007 il rapporto era 26,2 a 18,6). Un calo interno sostanzioso, dunque, e che sembra accentuarsi visto il -7,2% in volume nella gdo, che oramai rappresenta il 65% delle vendite di vino in Italia. Fondamentale l’export, dunque, da cui, per fortuna, sembrano arrivare buone notizie: nei mercati più importanti, i valori del vino italiano esportato sono tutti in crescita nei primi 7 mesi del 2013 sul 2012: +6,3% in Usa, +6,4% in Germania, +4,8% in Uk, +10,3% in Cina e Svizzera, +41,7% in Russia, per citarne alcuni. Paesi in cui, per altro, il Belpaese guadagna ovunque quote di mercato (ad eccezione della Cina, dove se è vero che il business del vino italiano è cresciuto, nello stesso tempo sono arrivati nuovi competitor, soprattutto dal Nuovo Mondo, e dove la Francia, con il 49,8% del mercato, continua a farla nettamente da padrona). Una situazione positiva all’estero, dunque, grazie alle performance delle Regioni top, storiche ed emergenti, del vino italiano, che tra il 2007 e il 2012 hanno visto crescere i valori del vino esportato a doppia cifra: +15,4% Trentino Alto Adige, +17,9% Piemonte, +26,9% Toscana, +36,9% Abruzzo, +41,2% Lombardia, +47,3% Veneto, +50,8% Emilia Romagna, +99,5% Puglia (che, insieme, fanno il 92% dell’export di vino italiano). PECCATO CHE COME SEMPRE LE MARCHE RIMANGONO FUORI!

WORLD'S MOST POWERFULL FINE WINE BRANDS

Come ogni anno il LIV-EX “borsa” del vino più importante del mondo ed il web magazine britannico “The Drinks Business”, hanno messo in fila i 100 brand più forti nel mondo del vino, con l’edizione 2013 della “World’s Most
Powerful Fine Wine Brands”. Le novità maggiori sono proprio in cima, dove la riclassificazione fatta da St. Emilion lo scorso settembre ha visto Pavie ed Angelus, ai primi due posti, con Angelus che scala addirittura 21 posizioni. Il gradino più basso del podio è di Petrus, ma di sorprese, scorrendo le posizioni, ne è piena la classifica, come la presenza dell’australiana Penfolds alla posizione n. 10, che spezza il predominio francese nella top ten. Per l’Italia è una
classifica incoraggiante, perché se da un lato le delusioni di Masseto che passa dalla n. 12 alla n. 33, Ornellaia dalla 20 alla 37, Sassicaia dalla 14 alla 39 e Giacomo Conterno che perde 30 posizioni, ci sono le conferme de il Tignanello alla posizione n. 53 e, soprattutto, di ben due new entry, quella del piemontese Bruno Giacosa alla posizione n. 40 e quella della  Le Macchiole, al n. 89, che portano a sette le presenze italiane in classifica.

COSA VOGLIONO I CONSUMATORI DI VINO CINESI


Quando si parla di CINA si pensa a quel grande mondo e all’enorme “middle class” che si sta formando all’ombra della
Grande Muraglia, in un Paese da 1,3 miliardi di abitanti. E ad indagare questa enorme platea, intervistando 913 cinesi tra i 18 e i 50 anni, dal reddito superiore alle 1.000 sterline al mese, ci ha pensato il professor Justin Cohen, dell’Ehrenberg-Bass Institute for Marketing Science. La bottiglia ideale sul mercato di massa cinese, oggi, è un
Cabernet Sauvignon, francese, meglio ancora se di Bordeaux, e che costi meno di 25 sterline a bottiglia. Il 97% dei cinesi, infatti, conoscono il vino di Francia, ancora di più di quello di Cina (84%), Italia (83%), ed Australia (77%). Tra le varietà, il Cabernet Sauvignon è di gran lunga la più conosciuta (83%). Tra le Regioni, la più nota è Bordeaux (87% del campione), seguita da Provenza (60%), Napa Valley e Barossa Valley. E sui prezzi, pochi dubbi: il 45% è disposto a spendere fino a 25 sterline per una bottiglia. Tra i produttori considerati più “trendy”, se la Francia domina, l’Italia è al secondo posto...

giovedì 7 novembre 2013

RUMORS DAL WINE VISION DI LONDRA

Quale sarà il futuro del mondo del vino, e quale direzione prenderà nei prossimi anni? È una di quelle domande che tutti si pongono e a cui è arduo dare una risposta. In molti ci provano e ci hanno provato, analizzando dati, tendenze, oppure sondando le aspettative dei protagonisti del panorama enoico internazionale, da cui dipendono le sorti e le reali strategie future. Ecco allora i rumors che esono dal Wine Vision di scena a Londra dal 18 al 20 novembre (www.winevision.com,) viste con gli occhi dei big del vino mondiale: prospettive decisamente positive, visto che il 75% dei leader e dei dirigenti dell’industria enoica, si dice fiducioso sull’economia mondiale ed il suo impatto sul settore. La ricerca di Wine Vision, però, racconta tanto altro su quelli che saranno i fattori chiave su cui puntare o scommettere nei prossimi anni, e sulle opportunità da cogliere. Partendo dal superamento di un mito, quello che vorrebbe lo spostamento dell’asse enoico mondiale verso i Paesi emergenti: in realtà, almeno secondo le prospettive tratteggiate dall’industria enoica mondiale, i mercati con il maggior potenziale in termini di crescita dei consumi sono Stati Uniti, Canada e Giappone, più attraenti di Cina, Brasile ed India. Un dato che, più o meno direttamente, si collega alla problematica che, indirettamente, danneggia di più il vino: le tasse e la burocrazia, particolarmente restrittiva proprio nei paesi “Bric” (Brasile, Russia, India e Cina). Un altro dato interessante riguarda il vino a basso contenuto alcolico, a cui la maggioranza degli opinion leader  non dà grande fiducia, ritenendolo un trend incapace di diventare una vera categoria commerciale su cui puntare. Più complesso il rapporto con l’ambiente, perché da un lato la sostenibilità è tenuta in grandissima considerazione, indicata come priorità dal 73% degli intervistati, mentre dall’altro l’idea di puntare su un packaging “green” è stata presa in considerazione solo dal 48% dei produttori, mentre per gli altri non è certo una priorità.

giovedì 3 ottobre 2013

L'INTERNAZIONALIZZAZIONE DEL VINO ITALIANO

L'Italia è il paese che esporta di più e che continua ad avanzare sui mercati internazionali, grazie alla capacità delle grandi etichette del Belpaese di sposarsi bene con le cucine autoctone di tutto il mondo. Una capacità riconosciuta in un sondaggio di winelovers, italiani e
non, che hanno messo tra gli abbinamenti preferiti, la coppia Franciacorta/Sushi, seguita dal cheeseburger americano con il Lambrusco, il pollo indiano Tandoori con il Gewurztraminer, che
piace anche con il maiale in agrodolce e riso alla cantonese dalla Cina, il cous cous di carne con il Nero d’Avola, il kebab con Barbera, Chianti Classico e Prosecco, il messicano chili con carne e fagioli rossi, con il Chianti e Barbera. Dal sondaggio emerge, a chiare lettere, la capacità del vino di essere un “conquistatore” di culture lontane, ribadito anche dai dati dell’export ; nel primo semestre 2013 un +8,4% dal Nord America, che ha assorbito oltre 1/4 delle esportazioni, alla Cina +15%, alla Corea del Sud +28,8% al Giappone +27,7%, a Hong Kong +13%.

martedì 1 ottobre 2013

IL MIGLIOR SOMMELIER IN EUROPA

È lo svedese Jon Arvid Rosengren, di anni 28, della “Modern American Steak House” di Copenhagen,  il “Miglior sommelier d’Europa”; concorso, a cadenza triennale, che per la prima volta è stato organizzato in Italia, a Sanremo, da Asi, Association de la Sommellerie
Internationale, la più antica, fondata nel 1969 a Reims. Rosengren, che ha superato altri 36 concorrenti, raccoglie il testimone dall’italo-svizzero Paolo Basso del ristorante “Concabella” di Vacallo che, ad aprile 2013, ha conquistato anche il mondiale a Tokyo. Matteo Ghiringhelli chef sommelier del “Palazzo Parigi”, di Milano e rappresentante italiano, si è invece classificato
al settimo posto.

mercoledì 25 settembre 2013

ALDO BONOMI: IL CAPITALISMO DEL 2000

Riporto un estratto del pensiero di uno  dei più fini sociologi del Belpaese, Aldo Bonomi, che ha dedicato i suoi ultimi studi proprio alla crisi del sistema capitalista, attraverso l’analisi dei territori, dove negli ultimi anni sono nate le espressioni imprenditoriali migliori di quella “green economy” sempre più concreta, a partire proprio dal mondo dell’agricoltura. “In realtà, attorno al settore primario  hanno ruotato le più grandi storie imprenditoriali italiane, a partire dalla  Ferrero che, senza la dimensione agricola del noccioleto, non sarebbe mia esistita. È un intreccio profondo, come quello che lega il radicalismo del primo Carlin Petrini con le capacità di marketing di Oscar Farinetti: il primo ha raccontato e difeso i segmenti delle eccellenze agroalimentari italiane, il secondo ne ha fatto una grande impresa commerciale. Poi, ci sono storie “al rovescio”, come quella di Caprai: se Arnaldo non avesse puntato su una delle filiere più rappresentative del “capitalismo dolce” umbro, come il tessile, Marco non avrebbe potuto fare il percorso inverso e tornare alla terra, riscoprendo e rilanciando un vitigno antico come il Sagrantino”. Così, quello che un tempo era il settore più povero, oggi si ritrova ad essere vera e propria avanguardia, attirando il meglio della creatività giovanile, “perché è nell’enogastronomia - continua il sociologo - che quella che io chiamo “l’economia dell’esperienza” ha il suo modo migliore di realizzarsi: i prodotti del wine & food hanno bisogno della migliore creatività, di storie da raccontare e nuovi mezzi per farle conoscere, per questo le conoscenze dei giovani diventano fondamentali”. Ma la “rivoluzione” è anche sociale: “il cambiamento, oggi, non arriva più da quello che una volta era il “primo popolo”, la borghesia cittadina delle città, ma dal “secondo popolo”,quello rurale. L’avanguardia - conclude Bonomi- non è più la Fiat, ma le Langhe.

venerdì 20 settembre 2013

PILLOLE DI SCIENZA: VINIFICAZIONE SENZA SOLFITI

Un autorevole gruppo di ricerca nazionale francese ha recentemente pubblicato
i risultati di un triennio di ricerca sulla riduzione della solforosa nei vini.
Il progetto prevedeva due percorsi: uno che valutava la riduzione dei solfiti del
50% rispetto ai termini di legge previsti ed uno che mirava invece ad ottenere vini con un
tenore totale da 0 a 10 mg/l.Per ottenere questi risultati sono stateutilizzate nel corso 
della vinificazione e della conservazione dei vini sperimentali, circa una cinquantina, delle
varianti rispetto alle trafile tradizionali che per i vini bianchi consistevano nella forte riduzione delle aggiunte di solforosa nelle fasi pre-fermentative,nella pressatura sotto 
gas inerti, nel controllo della temperatura, nella conservazione sui lieviti fini. Nei vini rosé
invece è stato utilizzato l’acido ascorbico e/o la chetonasi, mentre nei vini rossi, per abbattere la flora batterica, è stata utilizzata la filtrazione tangenziale. A livello sensoriale, il criterio utilizzato per valutare il risultato delle prove, con una riduzione dei solfiti del 50%, i vini erano più fruttati e più pieni, mentre, con l’eliminazione quasi totale, il profilo sensoriale era molto più povero, venivano valorizzati i descrittori terpenici ma scomparivano quelli tiolici e comparivano note di mela matura e di ossidazione. Le ricerche hanno accertato che una riduzione del 50% è accettabile sia dal punto di
vista fisico-chimico che microbiologico (se le uve sono sane) e sul piano aromatico la presenza di tioli varietali è mantenuta. La vinificazione senza solfiti è molto rischiosa per la presenza di popolazioni microbiologiche molto alta ed il profilo sensoriale manifesta note di ossidazione poco gradevoli. OSSERVATO QUANTO SOPRA MI VIENE SPONTANEO CHIEDERE: MA ALLORA COME HANNO FATTO FORTUNA QUEI PRODUTTORI CHE DICONO DI NON USARE SOLFITI? PERCHE' OGGI QUESTA FILOSOFIA DI SOLFITI ZERO STA TORNANDO DI MODA, SE POI IL VINO PRODOTTO E' QUALITATIVAMENTE SCADENTE?

giovedì 19 settembre 2013

PILLOLE DI SCIENZA: IL TCA

Lo studio di un’equipe di ricercatori dell’Università giapponese di Osaka, ha messo in 
luce che il TCA, molecola responsabile del cosidetto "sentore di tappo" non produce un 
cattivo odore, ma “uccide” le capacità olfattive del cervello. Gli studiosi giapponesi, 
infatti, hanno scoperto che il vino che sa di tappo, produce un odore così sgradevole, 
non perché la colpevole molecola chimica, il Tca, produca questo cattivo aroma, 
ma perché tale molecola sopprime l’olfatto dello stesso bevitore. Attraverso 
un lavoro di misurazione della risposta elettrica dei recettori olfattivi del naso in 
presenza di Tca, quest’ultimo non sembra in grado di produrre un “suo” sentore ma, 
piuttosto, sopprime la capacità dell’olfatto primario, disturbandolo e convertendo 
i segnali chimici (gli odori delle molecole) in segnali elettrici elaborati dal cervello. 
Cervello che, invece, sembra interpretare questi impulsi elettrici come una 
soppressione delle facoltà olfattive, riducendo gli odori fino a quasi farli scomparire,
tanto che tale soppressione induce, in qualche modo, il cervello acreare una 
falsa impressione di un odore sgradevole.

mercoledì 14 agosto 2013

PREVISIONI VENDEMMIA 2013

Come sarà la vendemmia 2013? Fare previsioni affidabili, ora come ora, è prematuro. Di certo, a meno di improvvise sterzate metereologiche che innalzino la temperatura proprio nel periodo di raccolta possiamo parlare di una annata tendenzialmente fresca, e decisamente molto più fresca rispetto alla 2011 e 2012, che fa ben sperare sulla qualità. Il risultato, dunque, potrebbe essere quello di vini aromaticamente più dotati, forse un po’ meno concentrati, ma probabilmente destinati ad essere più longevi di quelli ottenuti dalle ultime due vendemmie, con una vendemmia tendenzialmente tardiva. L' inverno piovoso, le intense precipitazioni primaverili e di inizio estate hanno da un lato alimentato le riserve d’acqua messe a dura prova nel 2012, ma, al contempo, hanno provocato non pochi problemi sul fronte della salute del vigneto, colpito in modo massiccio dalle principali malattie fungine della vite. Questo elemento potrebbe incidere sui potenziali produttivi, che potrebbero anche essere influenzati da non rari problemi di allegagione che hanno fatto seguito ad una fase di fioritura disturbata dalle forti piogge. Sul fronte qualitativo, stando così la situazione generale del tempo, siamo di fronte a processi di maturazione graduali e le sostanze aromatiche che si trovano nella buccia non sono state compromesse da scottature e dalle alte temperature. Elementi che, evidentemente, possono al momento far pensare ad una vendemmia come minimo migliore di quella dello scorso anno.

martedì 23 luglio 2013

IL VIGNETO ITALIA DOPO LE COPIOSE PIOGGIE

 Attilio Scienza,dell’Università di Milano e tra i massimi esperti di viticoltura afferma: “al Nord la pioggia, il freddo e la peronospora potrebbero ridurre la produzione, le ultime stime sono di un -20% ma sono molto pessimistiche e le previsioni meteorologiche per i prossimi mesi sono positive. Al Centro abbiamo avuto fenomeni di minore intensità con
una produzione che dovrebbe incrementarsi sul 2012. Al Sud, invece, si profila un aumento deciso della produzione e anche dal punto di vista qualitativo si prospetta una bella annata”. Insomma, se la peronospora ha messo a dura prova le capacità dei viticoltori, in generale, il ritardo della fioritura, dovuto al freddo, spiega Scienza, “scongiura le corse a vendemmie precoci come quella del 2003, quella del 2011 e del 2012”. “La professionalità farà la differenza anche quest’anno - aggiunge Riccardo Cotarella, enologo e docente all’Università Tuscia di Viterbo - e se da luglio in poi, come sembra, il tempo sarà favorevole, avremo buoni risultati”. Posso aggiungere che l'unico neo sarà stato quello delle maggiori spese sostenute dagli agricoltori per i trattamenti fitosanitari!

L'ESCLUSIVO ITALIANO: GLI AUTOCTONI

Il magazine Uk “The Drink Business”, una delle pubblicazioni più seguite nel mercato inglese ha stilato la “top chart”, ed ha anticipato le tendenze globali per antonomasia dei vitigni autoctoni italiani. Vicino a mostri sacri come Sangiovese e Nebbiolo che, tra gli altri, danno vita a vini simbolo dell’Italia, come Brunello di Montalcino e Chianti (e Chianti Classico)
nel primo caso, e Barolo nell’altro, ce ne sono altri che testimoniano quanto il Sud sia sulla cresta dell’onda. A partire da Nerello Mascalese e Nero d’Avola, che stanno facendo le fortune della Sicilia, ad Aglianico, Fiano, Falanghina e Greco di Tufo che fanno sorridere soprattutto i produttori della Campania. C’è poi il Vermentino, che dalla Sardegna alla Toscana sta avendo risultati eccellenti, ma anche il Glera, alla base del fenomeno Prosecco. Per finire con il Trebbiano,
protagonista della rinascita vinicola dell’Abruzzo, e uno dei must della viticoltura, non solo italiana, ma mondiale: il Pinot Grigio. Ci sarà mai posto per il nostro amato Pecorino?

domenica 30 giugno 2013

QUALE FUTURO PER IL COMMERCIO DEL VINO ITALIANO?

I consumi di vino in Italia continuano a rallentare e, nel 2020, si pensa che il calo toccherà il -6,1% sul 2012, per un livello complessivo di 21,2 milioni di ettolitri. Solo un quarto di secolo fa l’Italia rappresentava il secondo consumatore di vino al mondo, dopo la Francia con oltre 36,6 milioni di ettolitri. Oggi, con i suoi 22,6 milioni di ettolitri, il Belpaese ha ceduto il secondo posto agli Stati Uniti con 29 milioni di hl ed è incalzata sia dalla Germania 20 milioni di hl che dalla Cina 17,8 milioni di hl, destinata, nei prossimi 5 anni, a sorpassare sia l’Italia che la Germania. Nel 2012 le vendite di vino nella gdo sono diminuite, in volume, del 3,6% sul 2011, ed il primo trimestre 2013 evidenzia un ulteriore calo del 7,5% sullo stesso periodo del          2012. Ma il         quadro per il futuro,       se possibile, è ancora più cupo: con
l’invecchiamento generale della popolazione italiana, una maggior attenzione alla salute, e un minor consumo di alcol legato anche all’incremento dell’immigrazione di popoli che, per motivi religiosi, non consumano vino. Per questo si crede che speranze positive sono invece legate alla crescita dell’Africa, una comparsa, almeno finora, nel grande palco dei consumi enoici, pronta, però, a recitare un ruolo di protagonista tra i partner del vino italiano. Nel 2012, le importazioni di vino italiano del Continente Nero hanno avuto una crescita del 7% sul 2011 e addirittura del 445% sul 2002. Certo, i livelli assoluti sono ancora bassi, ma quella che deve essere monitorata è la crescita della classe media africana, visto che in molti scommettono su uno sviluppo rilevante del numero di famiglie africane agiate, ricordando che già oggi la classe media (sopra i 20.000 dollari di reddito annuo) nel Continente è già più numerosa che in India. Per ora, i consumi totali di vino nel continente sono pari a 7 milioni di ettolitri, di cui la metà nel solo Sud Africa.

martedì 25 giugno 2013

LA FILLOSSERA NEL NAPA VALLEY

La Fillossera è il nemico più grande della vite ed è un piccolo insetto che arriva dall’America, e che nel Vecchio Continente non fa più paura dopo la crisi di fine ‘800 quando distrusse il vigneto Europa. In California però è tornata prepotentemente a minacciare le viti della Napa Valley e, visto che il problema, colpisce ogni 20 anni i vigneti californiani, sta nel portainnesto, l’unica soluzione risolutiva è il          reimpianto totale delle viti malate, per evitare che la malattia si diffonda a quelle sane. Un lavoro enorme, che durerà almeno 5-6 anni, e che riguarda il 15% dei vigneti californiani, pari a 2.600 ettari, e che, secondo Jennifer Putnam, direttrice del gruppo di produttori della Napa Valley, “sarà un’opportunità per tutto il territorio di rivalutare e riconsiderare ciò che è stato piantato in passato, per non ripetere gli stessi errori commessi nel 1970 e nel 1990, tenendo sempre ben presenti le peculiarità della nostra terra”.
Inoltre l’eccezionale raccolto del 2012, supportato anche da una solida risposta dei mercati, sarà fondamentale per finanziare il reimpianto, ma fino al 2015 l’intera regione, 17.401 ettari vitati, dovrà fare i conti con una importante carenza produttiva.


lunedì 24 giugno 2013

LA REGIONE MARCHE E L'EXPORT

Riporto un'intervista rilasciata da Alberto Mazzoni direttore dell'Istituto marchigiano tutela vini (Imt).
A premessa di quanto sopra, si fa presente l'andamento positivo dell'export dei vini marchigiani. Dopo il +10% registrato nel 2012, nei primi mesi del 2013 l'aumento si colloca tra il 3% e il 5%. Il mercato italiano invece, presenta un conto salato soprattutto alle denominazioni più piccole. Dice Mazzoni: "Per le 830 aziende associate (70% con punto vendita in azienda) all'interno dell'Imt, che conta 16 vini a denominazione e 4 Docg, resta quindi decisivo proiettarsi all'estero. Soprattutto verso gli Usa che da soli coprono il 60% dell'export . L'Imt, che nei giorni scorsi ha rinnovato la fiducia al presidente Gianfranco Garofoli per il prossimo triennio, ha investito in promozione 9 milioni di euro negli ultimi 4 anni (di cui 3,8 da parte dei produttori). Siamo un collettore di finanziamenti e abbiamo dato vita a un sistema in cui anche il piccolo si deve sentire grande e, allo stesso modo dei grandi, deve avere la possibilità di vendere all'esteroIl mercato dei vini sotto il brand Marche è oggi dominato dal Verdicchio di Jesi, che da solo conta 14 milioni di bottiglie (60% esportate) e rappresenta circa metà della produzione regionale a Doc, con un fatturato di 25 milioni. L'altra parte del sistema Marche afferisce a Offida-Ascoli, che vanta il blasonato Rosso Piceno." Mi domando: è il Pecorino dove'è finito? " L'idea di unificare sotto un'unica gestione anche i prodotti ascolani non sembra tuttavia una bestemmia: Sono pronto al dialogo e non ho preclusioni; ci guadagneremmo tutti . Nel frattempo, l'Imt guarda avanti e, per venire incontro ai gusti del mercato, spinge per avere rossi meno strutturati, per promuovere i rosati e le bollicine, così come per una maggiore 'libertà di tappo' (a cominciare dal Rosso Conero). Si lavora anche alla ristrutturazione dei vigneti. Ai giovani dobbiamo dare un futuro, e lo si deve fare garantendo prima di tutto il valore delle uve”.

domenica 2 giugno 2013

SPESA LOW COST

Ultimamente si parla spesso di spesa low cost!  La crisi morde ed è boom del low cost sulle tavole degli italiani:  6 famiglie italiane su 10 hanno tagliato quantità e qualità degli alimenti mentre le vendite  nel primo trimestre 2013 salgono solo nei discount . E di pari passo balzano in avanti gli allarmi alimentari, di cui l’80% provocato da prodotti a basso costo provenienti da Paesi extra Ue. La contaminazione della dieta mediterranea dalle importazioni dei falsi prodotti tipici made in Italy, dai wine-kit svedesi, all’olio d’oliva turco, ai falsi formaggi al miele cinese o il prosciutto cotto olandese, ma anche i limoni argentini, il pane proveniente dall’Est Europa. A differenza di quanto è accaduto per tutti gli altri settori,  dall’abbigliamento alle automobili, in cui gli italiani hanno rinunciato agli acquisti, per l’alimentare, che va in tavola tutti i giorni, questo non è possibile, almeno oltre un certo limite, ma si è verificato un sensibile spostamento verso i prodotti a basso costo per cercare comunque di risparmiare. Una tendenza frutto del cambiamento dei consumi delle famiglie italiane che per gli alimentari e le bevande nel 2012 sono scesi a 117 miliardi, con un calo del 6,3% dal 2008. Dietro questi prodotti spesso si nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi. Quindi durante un acquisto non resta altro che verificare sempre gli ingredienti e la provenienza in etichetta, preferire l’acquisto di prodotti freschi o comunque poco elaborati e che non devono aver subito lunghi trasporti.

domenica 19 maggio 2013

AL ROGO VINO TAROCCO

Come accadeva per gli eretici nel Medioevo, la polizia di Shanghai ha deciso di bruciare al rogo 3.000 bottiglie di falso Château Lafite scoperte e sequestrate sul mercato cinese, che secondo le stime avrebbero potuto fruttare 4 milioni di euro. Le bottiglie sarebbero state sequestrate nel 2012, e non è chiaro perché le autorità abbiano aspettato
così a lungo per distruggerle. Forse hanno aspettato l'idea giusta ed esemplare per farlo
apertamente e in pubblico per dare un segnale chiaro sull’atteggiamento del Governo cinese nella lotta alla contraffazione dei grandi vini, fenomeno che sta creando non pochi problemi sul mercato locale.

venerdì 10 maggio 2013

LA NUOVA CINA DEL VINO

I consumi di vino del gigante asiatico crescono di anno in anno, e la soluzione per soddisfare il proprio fabbisogno dal punto di vista del Governo di Pechino, non passa dalle sole importazioni. Meglio un piano produttivo su scala nazionale: a gennaio è arrivato il via libera delle autorità locali ai primi 18.000 ettari di vigneti, ai piedi del monte Qin Ling, nella Provincia di Shaanxi, confine meridionale dell’altopiano del Tibet, caratterizzato dalle grandi foreste in cui trovano rifugio, attualmente, 1.600 esemplari di panda gigante, simbolo della Cina in tutto il mondo. Altri 6.600 ettari sorgeranno invece ad Aba, nella Provincia di Sichuan, riconosciuta anch’essa come habitat naturale del panda gigante, dove vivono decine di migliaia di contadini tibetani che, nei piani del Governo, dovranno “riconvertirsi” alla viticoltura, per fare di Aba “la nuova Bordeaux della Cina”. Sono numeri che raccontano la maestosità di un piano che sconvolgerà il panorama produttivo interno del mercato , ma che contestualmente portera' anche a diverse riflessioni, che vanno dall’aspetto sociale a quello naturalistico, storico ed etico. Per prima cosa, le aree su cui sorgeranno i vigneti sempre più  vincolate da investimenti governativi e stranieri, e scelte dagli enologi cinesi perché simili a grandi terroir come la Valle del Rodano o della Toscana, da migliaia di anni sono ricoperte dalla foresta, ed è qui che vivono la maggior parte dei panda del Paese, che verranno costretti in una riserva, insufficiente, secondo molti studiosi e scienziati, a garantirne la sopravvivenza. Di conseguenza, ci sarà da fare i conti con gli sconvolgimenti che una rivoluzione del genere porterà nella vita delle persone: decine di migliaia di contadini tibetani, legati alle loro terre da tradizioni secolari,  dovranno diventerare viticoltori, con si spera,  un netto miglioramento delle proprie condizioni economiche, al prezzo di uno “sradicamento” dalle proprie radici culturali. Alla fine, la conversione di Pechino al vino, rischia di tradire proprio quei pilastri che lo rendono unico, un prodotto dell’uomo capace di raccontare la storia e la cultura di territorio e popoli, sconvolgendo la vita dei propri abitanti. Qundo si parla di business !

venerdì 26 aprile 2013

IL VINO IN TEMPI DI CRISI

 Vi riporto un articolo scritto dal sommelier Roberto Bellini, dove scrive della chiave di volta per andare incontro alla crisi del vino. Da condividere con voi ....
"Ancora non sono riuscito a comprendere se la reiterata criticità nella vendita e nel consumo del vino sia effetto della crisi economica, dello spauracchio palloncino o l’attuazione della legge che regola le condizioni di pagamento delle sostanze alimentari, vino incluso: fatto sta che si avverte una certa stasi nell’offerta di vino in wine-bar, enoteche e ristoranti e una preoccupante non domanda da parte di certi consumatori. Forse c’è un concorso sinergico di tutte e tre le variabili, ma se dovessi analizzare criticamente la questione, di certo soprassederei sull’aspetto alcool test e su quello delle condizioni di pagamento: in entrami i casi non mi sento portato a demonizzare quegli aspetti, anche perché soluzioni positivamente alternative se ne possono trovare. Anche la crisi non mi va di considerarla come strategico momento involutivo. È vero che alcune categorie sociali sono state stritolate e strangolate, e guarda caso quelle classi sociali (medio, medio alta) erano più vicine alla lucidità del vino, al “fuori casa” come momento socializzante e dialogante nel lavoro e nei rapporti interpersonali; per alcuni era anche fashion e per altri trendy: c’è stato un periodo di tempo in cui i colloqui dopo il business vertevano su arte, viaggi, ristoranti e vino, e certi vini sono capaci di personificare in pieno arte+ristorante+viaggio. C’era anche chi pensava che le macchine sotto azoto potessero evitare certe debacle, ma l’offerta restava segnatamente impersonale e comunque promiscua, alternando bottiglia e/a bicchiere senza quel feeling del servizio al tavolo, senza quel contatto non solo Sommelier cliente, ma anche bottiglia/cliente (sembra l’anticamera di un distributore automatico). Il vino è contatto, il vino è una lunga filiera che non può terminare all’atto dell’imbottigliamento, ma deve allungare la sua essenza materiale e immateriale fin dentro il bevante, e qualcuno ha il compito di accompagnarlo, non dico debba fargli da badante, ma da tutor si. Questo qualcuno è il Sommelier! Egli con la sua professionalità è capace, tra l’altro in questi tempi di crisi, di far rispettare certi budget, che non significano monetizzazione, perché è in grado di usare la carta dei vini, anche se non scritta, per attivare un’empatia enoica che porta a condividere eventuali scelte e non a farle subire al cliente. Il Sommelier non ha alcuna intenzione di combattere contro il cliente, quindi anche il cliente non deve sentirsi nel mezzo di una battaglia economica se parla con il Sommelier. Semmai dovrà sfruttarne la capacità d’intuizione psicologica, che si traducono spessissimo nella proposta del miglior valore commerciale per quella situazione conviviale. Il Sommelier sa che il cliente non farà mai uscire il dato sensibile della sua definizione di spesa e non ha alcuna intenzione di fare forzature, perché la misura del successo di un Sommelier nel suo locale è la vostra felicità nell’esserci. In tempo di crisi del vino e di feeling verso il vino affidarsi al Sommelier può evitare lo sbandamento economico del cliente; insomma, in tempo di crisi può essere accettabile -se non auspicabile- anche una condivisione di scelta tra il Sommelier e il cliente. Un Sommelier formatosi con cura e rigore, magari che s’è evoluto con dei Master, ha anche l’attitudine a indagare, è un wine-detective, ed eviterà che il cliente sia preso dall’angoscia di una selezione monetaria del vino, che volgendosi al basso (in tempo di crisi) alla fine lo danneggia nella propria voglia di gradevolezza e in quella dei suoi ospiti e crea un flop nella cena o nel pranzo. Il Sommelier non vi suggerirà vini estremi o oscuri se non avverte la voglia di avventura nel tavolo, e se non siete degli habitué del locale, mai e poi mai azzarderà, perché potrebbe incocciare in un sicuro errore. Il Sommelier condividerà con il cliente la forza intellettuale e immateriale del vino, semplicemente con il dialogo, con il racconto, con un’emozionale condivisione che egli ha impresso nella sua memoria di degustatore e che il cliente degusta in quegli attimi. Curare e coccolare il cliente e il vino, è una delle migliori progettualità per gestire il vino (e quindi al cliente) nel tempo della crisi."

IL VINO E LA GDO

La GDO è la nuova tendenza: infatti nel mercato del vino italiano, ormai vale il 70% delle vendite. L'analisi è che si beve un po’ meno vino, anche se si è disposti a spendere un po’ di più per la bottiglia da portare a tavola. Crescono del 3,3%, infatti, le vendite di vino in bottiglia e a denominazione nella fascia di prezzo superiore ai 6 euro. In generale, il 2012, è stato un anno caratterizzato da un deciso aumento dei prezzi: +5,5% per il totale del vino confezionato, +4,5% a litro per le bottiglie da 75 cl a denominazione d’origine, e addirittura +10,1% per i vini in brik, calati però dell’1,7% in quantità. Variazioni che incidono sulla ripartizione delle quote di mercato delle varie fasce di prezzo: i vini a denominazione sotto i 2 euro perdono in volume il 18,3%, ma proprio perché tanti prodotti sono passati alla fascia di prezzo centrale, quella tra 2 e 4 euro che copre la maggiore quota di mercato, quasi il 50%. A proposito di quote di mercato è interessante notare che la fascia di prezzo tra i 4 e i 6 euro copre il 14,8% del mercato e quella sopra i 6 euro il 5,4%. Parlando, invece di quote di mercato globale, i vini a denominazione raggiungono il 56,1% delle vendite di vino nella gdo, mentre i brik il 31,5%. Il prezzo medio, in generale, si attesta a 4,28 euro al litro per il vino a denominazione e in bottiglia, e a 1,24 euro per i brik. Il tipo di vino più venduto nei supermercati italiani è il Lambrusco con più di 14 milionidi litri per un valore di 44 milioni di euro. Seguono Chianti, Montepulciano d’Abruzzo, Barbera e Bonarda. Tra i trend da segnalare, la tenuta delle bollicine, che in volume cedono solo lo 0,6%, e la crescita dei vini a marca commerciale , che hanno una quota di mercato del 14,7%. Per i calcolatori sono tutti numeri da leggere con attenzione e su cui fare le proprie valutazioni!

lunedì 22 aprile 2013

PILLOLE DI SCIENZA: NUOVO VITIGNO RESISTENZE ALLE MALATTIE


Arriva dalla Svizzera una nuova varietà di uva che resiste alla peronospora e ad altre malattie fungine. L’ha creata il laboratorio Agroscope, specializzato nella ricerca agronomica, ed è un vitigno rosso che necessita di soli 1-3 trattamenti l’anno, invece dei  6-10 previsti in media per ogni ciclo produttivo. Allevato per resistere a peronospora, oidio e muffa grigia, è un incrocio fra la varietà svizzera Gamaret e la varietà tedesca Bronner, note entrambe per la loro resistenza alle principali malattie della vite.Gli è stato assegnato il nome DIVICO, che fu il capo della tribù elvetica dei Tigurini, che sconfissero i Romani in Provenza. Una rivincita sulla viticoltura del Belpaese?

martedì 16 aprile 2013

I NUOVI TREND DEL VINO

Mi sembra interessante promuovere la ricerca del prof. Gabriele Micozzi, docente di marketing alla Luiss e all’Università Politecnica delle Marche,
che ha sondato le opinioni di 10.000 figure in tutto il mondo che orbitano nel settore del vino, come rivenditori, importatori e semplici appassionati. Da questo sondaggio arrivano conferme su quali saranno i mercati  più redditizi nel futuro per il vino italiano, ovvero Cina, Russia  e Brasile. Da conquistare, però, ciascuno singolarmente con vini di stile diverso: in Cina spopoleranno rossi di grande “dolcezza” e biologici, in Russia i bianchi più alcolici e strutturati, e i Brasile la faranno da padrone vini eleganti da un lato, e “divertenti” dall’altro. Ma in generale, in questi tre Paesi, la nicchia dei vini biodinamici potrebbe avere un tasso di crescita del 48% all’anno, e se al “bio” si aggiunge anche il valore dell’autoctono, il potenziale di crescita a livello mondiale, per le etichette del nostro paese, potrebbe essere addirittura del 56% nei prossimi tre anni. Nello stesso tempo, la gdo aumenterà il suo peso del 22% sul commercio dei vini “mass market”, ma crescerà anche l’e-commerce: +42%. Molto preoccupante, secondo la ricerca, è che ben il 78% delle aziende sarà impreparata in questo campo. E se il competitor n. 1 dell’Italia rimarrà la Francia, l'Italia deve guardarsi anche da altri Paesi, visto che importatori e distributori, nei prossimi 3 anni, promettono di dare più spazio anche ai vini di Argentina, Cile, Africa e Australia. Come influenzare, dunque, le scelte di acquisto? Per la ricerca, nel mondo, entro il 2016 il peso delle guide “off-line” diminuirà del 32%, mentre crescerà quello dei blogger (+35%). E, in generale, il ruolo della carta stampata crollerà del 63% nei prossimi 3 anni, mentre il peso di internet crescerà dello stello valore. Ma al di là dello strumento, cosa raccontare e proporre ai mercati? Dalla ricerca, i giovani e le donne, che ovunque stanno guidando la crescita deiconsumi, vogliono vini sia eleganti che “divertenti”, e che abbiano comunque storie da raccontare.

venerdì 5 aprile 2013

LOW ALCOHOL. NEW COOL IN UK

Low price, low alcohol. Questa è l'ultima tendenza che viene dal mercato Inglese, dove il settore dei vini a bassa gradazione alcolica vale circa 44 milioni di euro. Il motivo di questo boom è direttamente collegato ai dazi dimezzati: normalmenteper un vino che va dai 5,6 ai 15 gradi le tasse ammontano a 1,9 sterline, sotto i 5,5 gradi invece, si paga la metà: 80 pence. Così il prezzo medio finale a bottiglia è di 3,2 sterline. Ma attenzione, siamo sicuri che si possa ancora parlare di vino? L'Unione Europea definisce il vino come un prodotto ottenuto da uve fermentate con un grado alcolico minimo del 8,5% (con le dovute eccezioni). Eppure, nonostante questa incongruenza, il fenomeno sta coinvolgendo sempre più produttori: l'ultimo ad essere entrato nel sistema è il gigante californiano Gallo che ha confezionato il suo low alcohol wine appositamente pensando al mercato inglese. E per attirare più acquirenti ha ben pensato di includere in etichetta anche il contenuto calorico. Chiaramente low anche quello. IO QUESTO LO CHIAMO BUSINESS !

LE CANTINE E IL WEB

I produttori di vino italiano, dopo anni di tentennamenti, investono con decisione nel web: migliorano i siti delle cantine, e la loro interazione con i social network. Segna il passo, invece, l’e-commerce. Tutto questo si è visto da uno studio che ha passato in rassegna più di 2.500 siti. Nel mondo, ormai, 2,4 miliardi di persone, il 34% della popolazione del pianeta, utilizza internet. Al top dei Paesi con più internauti, ci sono la Cina e gli Stati Uniti. Il primo è considerato il più grande mercato del vino mondiale del futuro, l’altro è attualmente al 1 posto per consumi complessivi. In Italia si parla di 36 milioni di utenti, più del 50% della popolazione. Numeri che servono per farci capire la grande importanza e le enormi potenzialità di internet, anche nel mercato globalizzato del vino. Le parole chiave del sito ideale? Rispondono gli autori dell'azienda Frescobaldi, al primo posto di questa classifica:

Emozionale: perché chi naviga il sito di una cantina non cerca solo informazioni sui vini e sui prodotti, ma vuole emozioni; 

Semplice: per valorizzare i contenuti del sito; adattabile, nel senso che deve essere accessibile in maniera ottimale da tutti i device;

Chiarezza: dal punto di vista dei contenuti, che devono essere un “flusso” di informazioni; 

Interazione: nel senso di rapporto attivo con gli utenti; 

Territorio: perché il sito della cantina deve essere sempre di più un fornitore di chiavi di lettura del territorio, dal punto di vista dell’enogastronomia, ma anche della storia, della cultura, dell’accoglienza.

venerdì 22 marzo 2013

IL NUOVO SCENARIO DEL VINO NEL MONDO


Cambia “volto” lo scenario del vino nel mondo. Innanzitutto, la produzione mondiale del 2012 si è attestata sui 250,9 milioni di ettolitri, un dato decisamente basso, anche per il fatto che nei Paesi dell’Ue si continuano ad espiantare vigneti, soprattutto per l’incidenza negativa di Italia, Spagna, Francia, Germania,Portogallo, a favore dei Paesi del Nuovo Mondo. L’Italia però, nonostante una vendemmia povera su cui ha pesato un clima critico, rimane il più grande esportatore al mondo, con 21,5 milioni di ettolitri di vino. Il mutamento più importante, tra i tanti che si leggono tra i dati dell’Oiv, è la crescita dei consumi lontano dalla Vecchia Europa, specie in Usa e Cina: è da lì che passerà  il nostro futuro?

lunedì 18 marzo 2013

L'E-COMMERCE DI VINO IN ITALIA

Tra difficoltà burocratiche, rischi di spedizione, forse l'aspetto emozionale che via web manca, non decolla in
Italia, l’e-commerce del vino. In ogni caso, una nicchia di enonauti che acquistano vino on line esiste, e su di essi è stata tracciata una loro mappatura.La tipologia di vino venduto prevalentemente è rosso (44%), seguito dal bianco (32%) e dalle bollicine (20%). Il 24% degli enonauti  acquista on line 100 bottiglie all’anno, il 35% si ferma a poco meno di 80, il 34% a 50 bottiglie, e il 4% sulle 20. Importantissimo però è sapere che chi prova questo nuovo metodo, a quanto pare, diventa il principale canale di acquisto, tanto che il 41% dichiara di comprare on line più del 90% delle bottiglie che acquista ogni anno. Tra i fattori che spingono all’acquisto di vino on line, prima di tutto, viene proprio la possibilità di scegliere tra una gamma potenzialmente illimitata di vini diversi, seguita dalla velocità di consegna, dalle informazioni sul vino e dalla facilità di ordinare. Stranamente il rapporto qualità/prezzo è tra le ultime motivazioni date. Sui criteri di scelta del vino, emerge un profilo professionale dell'enonauta: infatti  il 59% dice di scegliere da solo, il 19% con i suggerimenti degli amici, un altro 19% con i consigli del sito da cui acquista. Solo il 12%, infine, dichiara di fidarsi dei giudizi dei blog. Sicuramente in questo periodo di crisi ci sono tutti i presupposti affinchè questo canale di vendita si sviluppi, accorciando la cosiddetta filiera.

lunedì 4 marzo 2013

LE MARCHE NEL BICCHIERE 2013 - AIS MARCHE


Venerdì 1° Marzo si è tenuto a San Benedetto del Tronto, presso l'Hotel Calabresi, la presentazione ufficiale della guida " LE MARCHE NEL BICCHIERE 2013", alla presenza delle autorità regionali e provinciali, della stampa e dei rappresentanti dell'A.I.S. Marche. "La guida", dice Paolo Petrini (Vice presidente Regione Marche - Assessore Agricoltura), "fornisce una sempre più ricca ed esaustiva mappa delle Eccellenze regionali, e per questo un ringraziamento particolare va all'Associazione Sommeliers degustatori per l'impegno profuso...". E proprio in queste Eccellenze c'è il CIPREA Offida Pecorino DOCG 2011.

venerdì 15 febbraio 2013

ENOTURISMO

Dopo aver parlato dell'importanza nel vino di strumenti promozionali come i social network, vediamo le tendenze attuali nell'Enoturismo. Osserviamo che c'è molto “green”, sempre più 2.0, target alto: la qualità dell’ambiente è il primo
fattore di appeal, dove il wine & food devono ancora migliorare. Anche qui il web la fa da padrone, sia come strumento per la promozione del territorio con i Comuni sempre più on line, sia per la pianificazione del viaggio, primo canale utilizzato dai turisti per raggiungere la meta. Si resiste quindi alla crisi, ma il settore ha comunque bisogno di una strategia nazionale, perchè c’è ancora molto da scoprire e da organizzare con l’85% dei sindaci ed il 61% degli operatori che ritengono ancora espandibile l’offerta di nuove destinazioni. Ecco il turismo enogastronomico in Italia, visto dall'Osservatorio sul Turismo del Vino in Italia, alla Bit di Milano. Il territorio a più alta vocazione enogastronomica d'Italia? È Cuneo, grazie alla presenza di produttori di vino al top ed alla alta ristorazione, seguito da Verona e da Siena. Un mercato, quello dell’enoturismo, che non ha ancora raggiunto la sua “maturità”, e che segue il trend del prodotto vino: cresce con un +12% nel 2012  grazie all’aumento di turisti stranieri, che sopperiscono al calo di quelli italiani. Tra le motivazioni di viaggio, a sorpresa, ma non troppo, il wine & food non è la principale: al primo posto c’è l’ambiente (23%), seguito da arte e cultura (19%), sagre ed eventi (19%), l’enogastronomia (17%), il vino (13%), ed altro (9%). Allora come intercettare ancora più turisti? Assolutamente potenziando la comunicazione, primo fra tutti il web, primo canale utilizzato dai turisti per raggiungere la meta, seguito da passaparola, guide specializzate, Strade del Vino, agenzie, riviste di settore e aziende di promozione turistica.

giovedì 14 febbraio 2013

I SOCIAL NETWORK DI BACCO

Il social “piace” agli internauti appassionati di vino; una volta si seguiva lo star system, ora sono i social network a dominare in termini di popolarità. A partire da Facebook, piattaforma privilegiata che decide chi o cosa è “in” o “out”, in clicks capace di aggregare persone e passioni. E la “corsa” al web e al social network è iniziata da tempo anche in Italia: scopriamo qual'è il vino più amato. Secondo la “creatura” di Zuckerberg che è l’ago della bilancia dei social, al top della classifica della popolarità delle pagine ufficiali dei Consorzi del vino italiano c’è il Chianti Classico, che vanta la community di fan più numerosa con oltre 56.000 “Mi piace”. A seguire, un altro grande rosso di Toscana, il Brunello di Montalcino con oltre 24.000 “Mi piace”, e, alla posizione n. 3, la Barbera d’Asti che tocca la soglia dei 16.000 “Mi piace”. Il Chianti Classico è presente anche su Twitter, dove conta oltre 1.500 follower. Scendendo dal podio troviamo il Franciacorta con oltre 11.000 “Mi piace”, seguito dal Chianti dei Colli Fiorentini (oltre 5.000), il Chianti dei Colli Senesi (oltre 3.700) e il Nobile di Montepulciano che sfiora quota 3.100 “Mi piace”). Seguono i vini della Valpolicella, vicini a quota 3.000 “Mi piace”, e, infine, il Soave con oltre
1.750. Ma non finisce qui, perché accanto alle pagine ufficiali dei Consorzi del vino italiano, sono molti gli amanti del buon bere che hanno deciso di condividere su Facebook la propria passione creando pagine dedicate ai propri vini del cuore: dal Prosecco all’Amarone, dal Nero d’Avola al Barolo, dal
Barbaresco al Morellino di Scansano fino al Sagrantino, per citare i più seguiti. Del resto Facebook, che in Italia conta 22 milioni di utenti, sta diventando uno strumento fondamentale anche per la promozione turistica ed enogastronomica.

mercoledì 23 gennaio 2013

COM'E' CAMBIATA L'ITALIA A TAVOLA

Dopo aver parlato dei nuovi scenari del vino, analizziamo i cambiamenti che ci sono stati sugli stili di vita degli italiani a tavola.
E' cambia la società, sono cambiati i ritmi di lavoro, è cambiata l’economia e di conseguenza sono cambiate anche le abitudini degli italiani a tavola, che oggi si scoprono sempre più salutisti, attenti alle buone abitudini alimentari e alla scelta dei prodotti sani: in 20 anni è aumentato quasi del 20%  il numero di chi fa una colazione adeguata al mattino, mentre è diminuito quello di chi pranza a casa, così come quello di chi fa del pranzo il suo pasto principale. Sono le nuove tendenze che emergono dai dati dell’Istat sugli stili di vita degli italiani, che hanno analizzato il trend dal 1993 al 2012. Andando nel dettaglio, si può vedere che a puntare su una buona colazione sono soprattutto le donne  e, ovviamente, i bambini . Il pranzo a casa rimane ancora un’abitudine molto diffusa, anche se in calo del 10%, a vantaggio di bar e ristoranti, in crescita. Mangiano a casa in particolare gli anziani, mentre il ristorante, salito dall’1,8% al 2,8%, è scelto soprattutto dalla fascia d’età 35-44 anni e dai maschi, mentre il bar è frequentato in maniera particolare dalla fascia più giovane, quella tra i 20 e 24 anni, e dai maschi. Sale anche il numero di chi pranza sul posto di lavoro, in particolare tra i 35 e 44 anni e gli uomini. E, se per molto tempo il pranzo è stato il pasto principale, oggi le cose stanno cambiando: nel ’93 lo era per il 78,2% delle persone, in particolare per gli over 75 e i bambini tra i 3-5 anni, nel 2012, invece, si è registrato un calo del 10% (68%), soprattutto fra le donne e nei bambini. La cena quindi, diventata il pasto principale, soprattutto fra i 45-54 anni  e gli uomini. Da questi dati emerge un’Italia che va di fretta, assorbita dai ritmi frenetici del lavoro e degli hobby, dedicando sempre meno tempo al piacere della convivialità tra amici e famiglia.
Mi domando: questo cambiamento è stato davvero salutista? A parte il ritorno ai cibi genuini e a Km. zero, non sarebbe forse meglio prendersi una giusta pausa per consumare rilassato il proprio pranzo con il giusto apporto di calorie e magari rimanere leggeri la sera per dormire così di più la notte? Non ci stiamo forse pericolosamente avvicinando allo stile inglese-americano di cui oggi tutti noi ne vediamo le conseguenze?

martedì 22 gennaio 2013

IL FUTURO DEL VINO NEL MONDO

Come sarà il vino del domani, quali saranno i trend da seguire, e quali i Paesi protagonisti da qui al 2016? Domande difficili, alle quali molti esperti hanno provato a rispondere e ........ quello che si prospetta è un futuro ricco di possibilità, in cui i consumi continueranno a crescere, così come i prezzi medi  trainati dalla crescita di Stati Uniti e Cina. L’Australia invece non riuscirà a fermare il proprio declino, mentre Italia e Francia saranno ancora protagoniste della produzione, seguite dalla Spagna, ancora indietro nel rinnovamento dei propri vigneti. Quindi gli Stati Uniti, che iniziano a soffrire la mancanza di terreni disponibili, seguiti da Argentina e Cina, che si lascerà alle spalle Cile, Germania ed Australia. La nuova sorpresa sarà il Sud Africa. Continueranno a crescere i consumi di vino nel mondo, in particolar modo le bollicine, ma le gerarchie non saranno più le stesse: se gli Usa si confermeranno al primo posto, la Germania è destinata a scavalcare Francia ed Italia e diventare il secondo Paese al mondo in termini di quantità di vino consumato. La “strana coppia” Cina ed Hong Kong nonostante una crescita prevista del 40%, non andranno oltre la posizione n. 5, seguite da Regno Unito, Russia e Argentina. Per quanto riguarda le importazioni, Germania e Stati Uniti saranno ancora i punti di riferimento per Francia, Italia e Spagna, saldamente ai primi tre posti per valori e quantità esportate, mentre la Cina diventerà il quarto importatore mondiale, per un comparto enoico che, a livello mondiale, nel 2016 toccherà un valore
complessivo di 183 miliardi di euro.

venerdì 18 gennaio 2013

MIGLIOR SOMMELIER ITALIANO

Si chiama Dennis Metz, il miglior sommelier italiano nel corso del più importante appuntamento Ais (Associazione italiana sommelier) insieme al Consorzio per la Tutela del Franciacorta.
La sfida al titolo ha comportato il confronto di undici finalisti provenienti da tutta Italia su varie materie enogastronomiche sia teoriche sia pratiche tali da dimostrare la perfetta competenza nel conoscere, abbinare e servire il vino e altre bevande.
Al vincitore è stato consegnato un assegno di 7mila euro e sei bottiglie di Franciacorta. Secondo e terzo classificato si sono piazzati rispettivamente Daniele Arcangeli e Valentina Merolli Porretta.                                               

venerdì 11 gennaio 2013

SERATA CON L' OFFIDA PECORINO CIPREA

Il prossimo 15 Gennaio presso La Rocca del Gusto di Monterotondo (RM) ci sarà una serata dedicata ad alcuni piatti prelibati preparati dalla Chef Maria Luisa Conrado in abbinamento al nostro apprezzato vino OFFIDA PECORINO CIPREA.